Blog di storm

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Non fermarti alle apparenze, guarda sempre nel profondo..una stella a volta è solamente luce ormai...
( 6/7/2006 15:17:54 - N. 162480 )

C'è qualcosa di peggio dei reality show ed è la realtà...
( 16/6/2006 11:21:36 - N. 155873 )

Dubitare della evidenza di quel che pensiamo è la prima condizione per aprirsi ai pensieri degli altri.
( 19/5/2006 11:42:44 - N. 146985 )

A volte capita...
nel silenzio
nel pensiero,
di fare viaggi immaginari
cavalcando cavalli
senza briglie
e senza freni
finendo
nel deserto
senza meta
perdendone la via
maestra.
Cercando nel pensiero
ora padrone,
passa il momento,
e molte cose attese
che come miraggi,
appaion all'orizzonte...
non saran mai reali.
E pur...
sembrano uguali...
Allora è lì
che la mente ti tradisce
ed il cuor si ferisce.
Poi senza preavviso,
tornando alla realtà
tutto svanisce!
Allora
anche quando
sembran
quasi reali:
sogni, illusioni
sono come
vele al vento
levate sul mare,
senza pace,
che a volte agitato
a volte spento,
le va trasportando
navigando a caso
nella fantasia.
Son dita 
che premon tasti
e che compongono parole
che poi svaniscon dietro
ricoperte da parole nuove
e nulla resta di reale
e di concreto
se non il sogno sognato
in vuote mani
e pieno di sospiri abbandonati,
celati nell'ombra
svanita dei pensieri
che come fantasmi
senza catene,
velocemente
tornano al nido
dopo aver volato
su cieli immaginari.
Lì nel nido
sicuri e protetti
tornano a riposare
non visti,
non letti
e non sognati
fino ad un altro sogno
da iniziare!

( 18/5/2006 23:06:41 - N. 146908 )

Tutti noi abbiamo dentro un piccolo Peter Pan, perso nei giardini di Kensigton, alla ricerca spasmodica della propria ombra, un bambino che non vuole crescere, che non vuole anzi non può diventare grande, il suo tempo si è fermato sull'Isola che non c'è, i bambini lo hanno eletto loro capo solo perché, tutto sommato, è quello che sa giocare meglio di tutti.

Peter non è un folletto, non è un piccolo mago, Peter è un bambino, essenzialmente un essere umano.
Peter non può crescere, non può smettere di coltivare almeno un pensiero felice, pena lo smettere di volare, lo smettere di avere al suo fianco la fida Campanellino.
E chi non coltiva almeno un pensiero felice? O, come va di moda dire oggi, un sogno nel cassetto? A chi non piacerebbe avere un pizzico di polvere di fata? Certo i nostri impegni gravosi, le nostre responsabilità ce lo vietano, ce lo impediscono, eppure li avevamo anche quella volta quando siamo scoppiati a ridere senza motivo, quando abbiamo pianto per qualcosa che non ci riguardava da vicino, quando abbiamo deciso di bluffare, quando abbiamo mandato tutto a quel paese e ci siamo messi a giocare con un bambino. Gli impegni c'erano sempre, ma in quei casi Peter è stato più forte. Ci ha preso per mano, e ci ha portato con lui sull'isola per combattere gli indiani.

Non dobbiamo vergognarci di giocare, e non dobbiamo smettere di divertirci, chi può dire veramente che sia sbagliato. Dov'è l'isola che non c'è? Sembra una filastrocca e invece è una domanda "da sogno", perché è nell'ora dei sogni, di notte, che Peter Pan vola a far visita a Wendy, Gianni e Michele per portarli a solcare il cielo e raggiungere quell'isola fantastica dove vivono le sirene e gli indiani, la principessa Giglio Tigrato e la fatina Trilli Campanellino; dove si può far amicizia con i Bimbi Sperduti e combattere contro i pirati di Capitan Uncino, dove i duelli sono all'ordine del giorno e il tempo è scandito dal tic-tac di un coccodrillo, dove l'avventura è fuori dallo spazio e dal tempo e dove l'adolescenza vorrebbe non finire mai... Ma è il nostro cuore o il nostro cervello che ha bisogno di una spruzzatina di polvere magica?

Nei nostri pensieri di uomini-adulti, Peter Pan lo associamo a qualcosa di non sempre positivo, la sindrome di Peter Pan, il non voler crescere talmente accentuato da arrivare al patologico..

Ritorniamo sempre e comunque a parlare di equilibri. Equilibrio tra il giocare e il non-giocare, equilibrio tra il divertirsi e considerare il divertimento come interruzione dell'impegno.

Eppure esistono impegni-divertenti, pensiamo a chi fa un lavoro che ama, o a chi svolge per lavoro una qualsiasi forma d'arte, forse anche l'arte quando diventa routine, mestiere, quotidiano, si trasforma in un gravoso impegno, ma conserva pur sempre insito dentro, quella forma di puro divertimento che la rende piacevole.

Anche quello che sto facendo qui, è qualcosa che cammina, come un funambolo, sulla corda dell'equilibrio tra impegno gravoso e puro divertimento. Il gioco è sviluppato e sviluppa il desiderio. Il desiderio e la curiosità sono gli stimoli più forti che abbiamo a disposizione per coltivare la nostra sensibilità e la nostra intelligenza: per diventare migliori.

Non smettiamo quindi di giocare, non smettiamo di parlare con i bambini, non smettiamo di parlare come bambini.

«Domani comincerà per te una nuova vita,
ma non capirai più molte cose.
Non capirai più quando parlano gli alberi, né i fiori, né i venti.
Fine dell'infanzia ... e non te lo immaginavi neppure.»


( 17/5/2006 13:06:28 - N. 146331 )

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