Blog di paran0ise

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MAI COME QUELLA MATTINA CE NE ERA BISOGNO

 

Mai come quella mattina ce n’era bisogno.

Mi svegliai con quell’esigenza, con quella foga.

Ne avevo necessità, ed al più presto.

Giravo disperato lungo il mio appartamento di vico paradiso alla salute, lercio quella mattina più che mai: cadaveri dei superstiti della notte precedente abbandonati un po’ ovunque nei locali della casa.

Avanti ed indietro, in lungo ed in largo, la testa frastornata, le fitte, le fitte.

Almeno un surrogato, un qualcosa che potesse farne le veci.

Spostavo corpi ed oggetti come fastidiosi ingombri.

Eppure dev’esserne rimasto qualcosa, un po’, giusto un po’.

Non me ne serve tanta.


Nulla, niente, mancava.

Urlare e sbraitare non servivano a molto, nessuno poteva sentirmi, tabula rasa di sensi ovunque.

Forse ieri abbiamo un po’ esagerato pensavo.

Preso dall’ansia ed ormai dentro-inoltrato-succube della mia paranoia, decisi di uscire di casa per andarla a comprare; ci dovrà esser qualcuno in giro a quest’ora si,si, certo.

Camminavo e pensavo che fine avesse fatto il mio self control di cui tanto mi vantavo con tutti.

“Posso farlo quando pare e piace a me”, dicevo sempre.

“Giorni e giorni senza”, ripetevo a tutti, “soprattutto quando sono in viaggio”.


Poco importa adesso, ero già fuori casa immerso nel nichilismo delle strade di materdei. Il quartiere urlava, c’era il mercato quella mattina.

Quel frastuono di certo non giovava al mio mal di testa, un classico ormai.

Vestito in gran fretta con al piede ancora le pantofole, cercavo lo smercio nei vicoli perché..

“costa meno”.

Pochi spiccioli nelle mie tasche di tuta ginnica adattata a pigiama.

Le persone fuori, fuori di me o forse anche dentro di me, urlavano urlavano.

Urlavano forse al miglior offerente o forse si prendevano gioco di me, gioco dei miei capelli, del mio vestiario o del trucco sbavato che mi era rimasto ancora sul volto dalla notte prima.

Non mi frega, ci sono abituato pensavo, e poi adesso sono qui per altro.


Fu così che una luce, un barlume di speranza m’illumina il sito, l’ho trovato, ero sicuro fosse qui.

Entro e chiedo, ma sono immediatamente assalito da uno stadio d’ansia alla vista di queste due giovani aitanti che alla mia richiesta replicano:

“come la vuoi, da 4, da 16 o da 20?”

Sudavo, il caldo chissà, o forse l’imbarazzo perché proprio quel giorno non avevo la risposta.

Non l’avevo mai comprata io. Avevo sempre commissionato qualcun altro, non conoscevo i prezzi, ho sempre dato una quota standard e poi, e poi avevo vergogna.

Le cortigiane dello smercio sembravano infastidite dalla mia esitazione, si vede quella mattina avevano da fare, un gran da fare; in fondo c’era una lunga fila dietro me.

Ed io sudavo, ma in fondo anche solo un pezzo potrebbe fare al caso e questi spiccioli che frastornano le mie tasche dovrebbero andar bene.

“In quella da 20 ce ne sono 2 in omaggio” continuano.

Quest’ultima opzione però mi sembrava vantaggiosa, molto vantaggiosa.

Avrei potuto far felice anche gli amici a casa, in fondo se non sei felice in compagnia o sei un ladro o una spia. E se i mie pochi spiccioli non bastavano avrei potuto chiedere un conto, tanto si sa sono del rione. Mi conoscete tutti qui, ‘ ‘o zz-kkàt’.

“Vada per il pezzo da venti” dissi con voce così decisa da far invidia al doppiatore di John Travolta in pulp fiction.

Ma loro, proseguono nel suono sincronizzate:

“Bianca, foxy o profumata?”





( 15/1/2007 13:38:18 - N. 218795 )
blog modificato il: 15/01/2007 13:47:59


sono una zingara, un airone.
nessuno mi tocca e tutto mi tocca.
ma nessuno osi toccarmi,
è solo che mi tocchi d’andare
in fretta a comprare
un filone di pane,
e una scarpa col tacco a spillo
per farne un elegante mirtillo.
mirtillo mirtillo o forse martello.

e spingo più in là
la tazza ricolma,
arrotolo le calze,
affilo il becco
e fuggo.
fuggo verso qualcuno,
qualcuno qualcuno, quel qualcuno,
qualcuno che con uno sguardo,
un semplice sguardo,
mi faccia vedere l'anima.

( 4/1/2007 00:12:45 - N. 215365 )

 

PERCHE’ POI HO COMINCIATO SUONARE PUNK


Mon dieu, Vanna Marchi è qui.

E’ seduta dinanzi a me in questa logora carrozza della linea 2.

Si è tinta i capelli, forse per non esser riconosciuta.

Non mi sembra una bella mossa.

In fondo migliaia di persone e soprattutto ragazzi della mia età hanno il suo volto stampato in mente, causa le plagianti e tediose promesse di bellezza che andavano in onda sulle diverse ‘telesperduta’; rigorosamente prima dei cartoni animati.

O almeno così si diceva tra noi pargoli.

Ricordo che ero disposto a sorbirmi la sua faccia –come tutt’ora sto facendo, è impassibile guarda pietrificata il paesaggio post industriale che scorre dal finestrino- per lunghe ed isteriche televendite pur di sperare in una cartone giapponese dopo.

Quelli violenti però, quelli che avevano in esclusiva solo le ‘telesperduta’.

Sui canali nazionali non potevano andare in onda, erano censurati perché troppo sanguinolenti.

Già, guardavo i cartoni non censurati da bambino, e questo già la diceva lunga. D’altronde ero carico di repressione fin da allora, trascorrevo ore ed ore a casa a sfogar dinanzi alla tv le frustrazioni che accumulavo nel parco dove ero sistematicamente pestato e deriso da tutti i bambini e bambine;

si, le femmine.

E così, nelle quattro mura di una casa di periferia della periferia, mi sparavo lunghe pere di Vanna, che per la mano teneramente mi accompagnava verso la via dello sfogo ‘frustrazionale’.

Ah, la mia amica Vanna Marchi.


Mergellina, la mia amica Vanna Marchi è scesa ed io..

Ed io cominciai a suonare punk.

                                 




( 3/1/2007 23:52:6 - N. 215341 )
blog modificato il: 15/01/2007 16:04:47

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