Quali spazi per i giovani nella società attuale?
Alla domanda: “Chi sono i giovani, oggi?” Di solito seguono queste risposte: “Non hanno interessi e non vogliono far nulla oltre che stare avanti al bar”;“Sono sempre più simili a dei ‘piccoli adulti’, con le chiavi di casa in tasca e la paghetta sempre più consistente ed i ragazzi, a trent’anni, vivono ancora in famiglia, dipendendo in tutto da mamma e papà”. Ma perché si è arrivati a questo? In Italia, il welfare pubblico è sempre stato poco generoso verso i giovani e la spesa sociale è sempre di più assorbita dalla spesa previdenziale. Solo ultimamente abbiamo avuto l’attenzione verso alcune fasce d’età. Finalmente persone che ci hanno sempre definito “La classe dirigenziale del domani” si sono allertati perché hanno capito che ormai questo domani diventa sempre più presente ma tra il saranno e l’essere la cosa non cambia.Io penso che il motivo di questo non cambiamento lo si può far capire raffigurando una bilancia, con due piatti, su un piatto vi è la gerontocrazia, sull’altro il peso della forza e delle capacità giovanili.Gli “adulti” di solito dicono quasi sempre che deludiamo le loro aspettative e che loro alla nostra età già avevano una posizione lavorativa e avevano o stavano pensando di mettere su famiglia; ma il vero problema dei giovani è che il "qualificarsi professionalmente" per avere la possibilità di trovare una occupazione e un lavoro stabile oggi è fondamentale, in una società economica caratterizzata da una sempre maggiore competività globale anche a livello di "menti intelligenti". La delocalizzazione del lavoro è un problema non solo italiano, ma riguarda tutte le economie avanzate e industrializzate. Si assiste sempre di più a un fenomeno comune: i centri di ricerca, di design, di ideazione prodotti, localizzati in Patria e le produzioni manufatti in paesi a basso costo manodopera, oggi
la Cina , domani il Vietnam o
la Cambogia. Per questo la maggior parte dei lavori di oggi e del futuro saranno focalizzati per i nostri giovani nelle discipline di "alto valore aggiunto", cioè necessità di giovani altamente qualificati e preparati intellettualmente in ogni campo del sapere. Ma in alternativa rimangono ancora i lavori umili e pesanti, il settore del commercio e della libera professione, settore artigianale e produzione agricola di qualità, categorie però in estinzione in Italia e affidata sempre più agli extracomunitari.Io penso che se proprio vogliono darci spazio per far si che avvenga questo “passaggio di consegne” debbano tutelarci nelle sedi opportune oltre che diffondere meglio le varie opportunità che vi sono per il nostro sviluppo sia umano che professionale.Quindi, alla domanda: “Sono gli anziani che non vanno via o sono i giovani a non spingere abbastanza?”
Noi giovani non siamo tutti uguali ma abbiamo tanta forza, alcuni, però, son deboli e avanti alle prime difficoltà si arrendono e si lasciano andare a loro stessi, io chiedo una sola cosa, penso a nome di tutti, a chi oggi ha posizioni sociali importanti: “Se anni fa non vi avessero dato spazio e fiducia, oggi cosa sareste? Pensateci!”
( 25/9/2007 13:39:13 - N. 283092 ) blog modificato il: 25/09/2007 13:40:18
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