Poco prima dell’attesa partita tra Genoa e Milan, a pochi passi, dalla struttura sportiva, Simone Barbaglia accoltella Vincenzo Spagnolo, per gli amici “Spagna”, per un gesto folle che gli sta costando 15 anni di carcere.
“Oggi il mondo del calcio e delle tifoserie è cambiato, non sarà più lo stesso” si diceva poco dopo il fattaccio. Nessuno cambierà le idee e i gesti di questi pseudo tifosi, per usare un eufemismo purtroppo fuori luogo.
Sono trascorsi 12 anni e l’aria è sempre la stessa. Atmosfera di paura ma tanto rispetto per la famiglia, di volontà di ribadire la forza dello sport e di cordoglio, di superare l’incubo e di ricordare.
Bisogna andare avanti
E bisogna farlo anche per quel ragazzo che oggi avrebbe avuto 38 anni e avrebbe inneggiato il nome del Grifone nell’atteso ritorno in serie A tra mille peripezie calcistiche e giudiziarie.
Una coltellata letale non l’ha reso, ieri all’inizio del campionato 2007/2008, uno spettatore partecipe ma ancor prima una persona libera di vivere la propria vita.
E la partita Genoa-Milan non sarà mai più solo calci ad un pallone. E per motivi di ordine pubblico, è stato vietato l'ingresso nello stadio Meazza di Milano ai tifosi genoani....e sta proprio qui il colpo di scena!
Il ricatto dei violenti.
Sono loro che spesso veicolano la predisposizione delle forze dell’ordine, negando l’accesso agli stadi a famiglie che vogliono divertirsi ed assistere ad un’esaltante manifestazione sportiva.
Lo Stato non può e non deve accettare questo tira e molla senza arretrare di un passo davanti ad un tale e pericoloso affronto:
la limitazione della libertà individuale e collettiva.
Meglio assistere ad un colpo di tacco e urlare dopo un goal spettacolare, sperando che solo di questo si possa parlare d’ora in avanti, senza essere più ostaggi ingenui di un gioco sgradito.