Ad Iquitos, in Perù, ci sono immensi agglomerati di baracche, casupole, rifugi di fortuna poco distanti dalla città, Le condizioni igieniche sono spaventose, il lavoro è marginale, spesso pericoloso e si scava nei rifiuti dei ricchi. Il sole ha da poco innaugurato un nuovo giorno, sottili pennellate di luce decorano il cielo, filtrando dalle poche nuvole, conosco l'alba, sono innamorato più dell'alba che del tramonto, sembra di assistere realmente alla creazione della terra o come hanno gia detto: al compleanno della terra. Esco da un taxi frettolosamente con il borsone dopo aver pagato e i primi bambini inizano ad avvicinarsi. L'occidente che porto nei miei passi è diverso dal loro, mi offende e riesco a leggerlo anche nei loro sguardi. Sono sempre loro, i più incauti, i curiosi ad andare incontro a quello straniero spintosi oltre i confini della città. E' una poverta che parla uno spagnolo veloce e tra i denti che a stento riesco a capire. Camminano stretti l'uno all'altro come fasci di grano senza perdermi di vista, mi tirano, si aggrappano. I loro piccoli piedi nudi sembrano danzare, tutt'intorno è un girotondo di bambini. Mi parlano, mi chedono da dove vengo, cosa mi ha portato in quel posto. mi portano in spazi stretti colorati dal bucato steso al sole tra una baracca e l'altra. Il mio sorriso è così sincero che gli adulti ricambiano il sorriso e mi salutano. Un anziano mi accoglie nella sua casa, entro con tanto rispetto. Una sola stanza, con un solo letto, una cucina a legna con il forno e una televisione, l'unico mezzo per questa gente di affacciarsi sul mondo. Una donna mi offre del caffè, accompagnato da un biscotto il cui profumo intenso mi stordisce. Il loro affetto mi avvolge, tanta ospitalità ad un estraneo, entrano altri parenti, io per farmi capire in gran parte parlo a gesti. Mi chiedono del mio mondo, dell'Italia che ha vinto i mondiali di Calcio, della mia famiglia, di Roma, del Papa. Sono stato per circa un mese con questa gente, mi hanno fatto sentire parte di loro. Porto con me un fantastico ricordo. Tornato a casa, cerco quei mille sguardi, quegli alberi in fiore, quelle mani lavorate di chi nella vita non ha mai saputo di un centro estetico, mani callose, mani di braccia che sanno cullare una ninna nanna infinita e non come le nostre, che sono prive di domani
( 23/7/2008 18:26:53 - N. 342978 ) blog modificato il: 25/08/2008 01:51:25
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