Nick: Bostik Oggetto: re:FERRARI CAMPIONE Data: 12/10/2003 9.11.8 Visite: 79
E' lui il più grande di sempre, sei titoli come nessun altro Roma, 12 ott. (Apcom) - Ma quale Montoya, quale Raikkonen! Il vero sorpasso Michael Schumacher lo ha compiuto ai danni di Juan Manuel Fangio. Sei titoli mondiali, uno in più rispetto all'argentino, che concluse la sua carriera nel 1958. All'epoca il ferrarista non era ancora nato, papà Rolf avrebbe dovuto aspettare ancora 15 anni prima di vederlo alla guida del suo primo kart. Di tempo da allora ne è passato e dopo i due campionati iridati vinti con la Benetton di Flavio Briatore, il tedesco ha calato il poker Ferrari: quattro titoli dal 2000 ad oggi. Tanto basta probabilmente a far sì che a distanza di trent'anni da questo Gran Premio di Suzuka si dica "E' stato il migliore di tutti". Il record è arrivato al termine del suo titolo mondiale più bello: quello conquistato all'ultima gara, sul filo del rasoio, ma soprattutto in barba alle nuove regole. Già, perché lo stradominio del tedesco e della Rossa degli ultimi anni avevano spaventato a tal punto il duo Mosley-Ecclestone, da spingerli a modificare il regolamento per regalare agli spettatori maggior suspense. Ed in parte si può essere concordi sulla maggiore incertezza su cui ha vissuto questo campionato rispetto al passato, pur registrando che il risultato non è cambiato. Eppure non è stata una stagione facile: dopo un inizio sofferto in cui la McLaren, un po' per fortuna, un po' per merito, l'ha fatta da padrone, è arrivato anche il momento della Rossa. La prima, "in casa" a Imola, seguiva di pochi giorni l'epilogo grottesco del Gran Premio del Brasile (vittoria a Fisichella dopo quasi una settimana) e precedeva altri due trionfi di Schumi: Spagna e Austria. Il primo giugno lo scettro di re di Montecarlo andava a Juan Pablo Montoya destinato, di lì fino ad Indianapolis, ad infiammare il duello con il ferrarista. Nella difficile estate calda, per le Rosse spicca la splendida prestazione di Barrichello a Silverstone, capace di sorpassi d'altri tempi e prestazioni impressionanti. Archiviata anche la vittoria del pilota più giovane in Formula 1 (Alonso, in Ungheria) il finale di stagione è stato deciso da un incidente tra Barrichello e Montoya ad Indianapolis, con il colombiano (forse punito con eccessiva severità dai commissari di gara) out per colpa di un "drive through". Questa gara di Suzuka per la verità è stata poco più di una formalità per un sei volte campione del mondo. Eppure nelle qualifiche ci si è messo il tempo a regalarci un finale thrilling, con i migliori costretti nelle retrovie per qualche goccia di pioggia. Lì qualcuno ha certamente tremato, ma il quattordicesimo posto da cui è partito in griglia di partenza, non ha innervosito più di tanto il tedesco di Kerpen. Regolamenti a parte, Schumi, è giusto dirlo, è stato più forte anche delle gomme, capace di lasciarsi alle spalle il duello Bridgestone-Michelin senza mai una recriminazione. Una vittoria del team, senza dubbio, ma anche nella memoria di Gianni Agnelli che più di tutti volle il "ragazzo della Benetton" alla corte di Maranello. Dall'esordio alla guida di una Jordan (curioso l'episodio che vide Gachot, all'epoca pilota "titolare" della scuderia irlandese, lasciare il posto a Michael per scontare qualche giorno nelle celle britanniche per ubriachezza molesta) ad oggi sono cambiate molte cose. Schumi è ormai un icona celebre in tutto il mondo, una sorta di re Mida degli sponsor, una personalità forte che spesso è anche stata posta in discussione. Non tutti gli hanno perdonato qualche errore di troppo in passato (vedi duelli al limite della correttezza con Hill e Villeneuve) e quall'italiano mai imparato. Oggi tutti gli appassionati della Ferrari lo apprezzano ancora di più, per quell'essere sempre e comunque più forte degli avversari che, sono avvisati, dovranno lasciargli il campo ancora per un po'. |