re:faCisti su marte

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Nick: Mr_LiVi0
Oggetto: re:faCisti su marte
Data: 16/2/2006 12.23.14
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Il no è venuto da Silvio Berlusconi. Una dichiarazione di poche righe: «Chiederò alla Mussolini di non avere in lista persone così discutibili che possano far sorgere casi come questo ». Poco dopo, la conferma in un'intervista a Radio Capital: cara Alessandra, fai marcia indietro, non presentare i camerati. Ma la decisione, prima ancora di Berlusconi, l'ha presa Gianfranco Fini, leader della nuova destra che ha deciso di rompere definitivamente col passato e che ha puntato i piedi: Silvio, mi dispiace, i "cavalieri neri" non li voglio. Il premier ha ascoltato, ha preso atto e ieri mattina ha rotto gli indugi. Addio sogni di belle speranze per Adriano Tilgher, Roberto Fiore e Gaetano Saya (e per i loro sostenitori) che per qualche giorno avevano assaporato aria di campagna elettorale e forse anche sperato in un posto in Parlamento e che ora potrebbero essere sbattuti fuori (deciderà la Mussolini, ma i bene informati lasciano poco spazio ai dubbi e ai ripescaggi). Giusto o sbagliato? Probabilmente inevitabile. Impegnato sulla strada del rinnovamento, Fini da anni persegue un solo obiettivo: scrollarsi di dosso la polvere del passato, fare di An uno schieramento moderno, trovare alleanze europee. Il tutto anche in vista della nascita del futuro partito unico di centrodestra. Operazione non certo facile, costellata da spinte in avanti e anche da battute di arresto e da non poche polemiche. Lui decide e forza la mano. Strappa, come si dice in gergo. Visita i campi di concentramento. Va in Israele e piange sul monumento all'olocausto. Spiega che Mussolini non è stato il più grande statista del Novecento. Litiga con la nipote del Duce troppo innamorata del nonno. E poi la procreazione assistita e il racconto dello spinello giamaicano. Il partito, lì per lì, storce il naso, tenta di ribellarsi. Poi comincia a ragionare: quale futuro può avere una destra col torcicollo? Nessuno, se non quello di una lenta agonia per nostalgia. E allora anche la base applaude, sia pure timidamente e fra qualche mugugno. Operazione faticosissima, ma intanto An, elettoralmente parlando, regge: nessuna frana, nessuna perdita irrimediabile. Intanto, Fini porta il partito al governo. Intanto, diventa ministro degli Esteri. Chi l'avrebbe mai immaginato appena qualche anno fa? Operazione rischiosa, ma vincente. E, se così è, cosa avrebbe dovuto fare Fini di fronte ai dubbi di Berlusconi: li accetto o non li accetto, chiedo ad Alessandra Mussolini di sbarazzarsene oppure faccio finta di niente e mi prendo i loro voti? Fini ha fatto l'unica cosa che poteva fare, e forse anche l'unica che in molti si aspettavano facesse: ha spiegato a Silvio che certe cose lui non può accettarle. Ergo, caro alleato Premier, fai pressione sulla Mussolini. Berlusconi lo ha fatto, volentieri. Ha strappato di nuovo, il leader di An. Anzi, per dirla con una battuta, questa volta ha manganellato i fascisti, beccandosi come sempre qualche inevitabile mugugno (Alemanno: «il compito di fare epurazione non può appartenere ad altri partiti, ma spetta ad Alessandra Mussolini») ma anche gli applausi convinti di chi crede che solo così la destra italiana possa costruirsi un futuro accettabile. E sia beninteso: in tutta questa storia di esclusioni o epurazioni chieste e per ora non ancora ufficializzate, la "presentabilità" dei candidati e la loro "fedina politica e democratica" c'entrano come i classici cavoli a merenda. Figuriamoci: in una competizione elettorale che vede in campo, fra gli altri, Francesco Caruso e i suoi no global (quelli di Genova e degli assalti alla polizia, delle vetrine infrante e dei bancomat divelti), Tilgher e camerati vari avrebbero fatto un figurone. Angioletti, nonostante quello che dicono a sinistra. C'entra, invece, proprio la necessità di imprimere una nuova svolta e, se volete, anche un po' di strategia spicciola. Insomma, signori elettori, noi abbiamo chiesto di fare pulizia, abbiamo dimostrato chiaramente che gli estremismi non ci piacciono. La sinistra continua a tenersi stretto Caruso. Chi è più credibile? E chi raccoglierà più concensi fra i moderati indecisi? Inutile rispondere: a volte, anche qualche esclusione dalle liste può trasformarsi in un acquisto (di voti). P.S. Le malelingue assicurano: nella decisione di ieri non manca lo zampino di Alessandra Mussolini che prima ha accolto i "cavalieri neri" indispensabile per poter ripresentare il simbolo delle Europee senza ricorrere alla raccolta delle firme e che poi li ha gettai a mare. Ma si sa: le malelingue non mancano mai. Questione di svolte, la nipote non c'entra.

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