Nick: Mr_LiVi0 Oggetto: marcello veneziani Data: 1/3/2006 9.45.54 Visite: 12
Ecco l'editoriale di una persona intelligente e moderata. Imparate a dialogare... No, non sono incivili i cittadini di Sassuolo che hanno difeso i carabinieri trasferiti dopo il pestaggio dell'immigrato ubriaco. E non sono incivili gli stessi carabinieri che hanno compiuto il pur deprecabile pestaggio. Al contrario, incivile è lasciare le città in preda alla criminalità, allo spaccio della droga, all'illegalità, con zone intere che sono proibite agli stessi cittadini e alle forze dell'ordine. Un episodio biasimevole non può far dimenticare che la violenza è partita da chi si ubriaca, lancia bottiglie, rifiuta di fermarsi, anzi reagisce violentemente alle forze dell'ordine. E non può far dimenticare che una violenza compiuta per difendere la città, i cittadini, la legalità è infinitamente meno grave di chi la compie contro la città, i cittadini, la legge. Quella violenza filmata, seppure assai sgradevole a vedersi perché urta la nostra sensibilità e il nostro ripudio della violenza, è un eccesso, non un crimine. E' un abuso, ma non nasce dal nulla. C'è una differenza abissale tra chi esagera mentre fa il suo dovere e difende tutti noi e chi invece si approfitta di vivere in un paese libero e civile, fa i suoi porci comodi, violenta e offende tutti noi. Credo che sia anzi un segno di civiltà la risposta solidale della cittadina emiliana per non lasciare soli i militari nella lotta contro la criminalità. Anche un atto di coraggio civile, se vogliamo. Mi preoccupa invece l'ostilità con cui molti giornali, molte forze politiche, in prevalenza di sinistra, molti osservatori hanno trattato i cittadini e le forze dell'ordine. Intendiamoci, avranno fatto bene i loro superiori a trasferire i militi sorpresi a pestare l'immigrato. Devono rappresentare la legalità, devono garantire l'ordine, non potevano davanti a violazioni così palesemente accertate, far finta di niente. Però è altrettanto comprensibile l'atteggiamento dei cittadini e delle stesse forze dell'ordine che hanno difeso i tre militi: perché un conto è sbagliare nel duro compito di difendere la causa giusta, un altro è delinquere e aggredire inermi cittadini. I precedenti erano tutti a giustificare l'atteggiamento delle forze dell'ordine: aggressioni subite da pattuglie, cittadini, esercenti. No, dobbiamo riprenderci le nostre città e garantire che si possa vivere con sicurezza per le nostre strade, nelle nostre case, nei nostri locali pubblici. Garantendo allo stesso modo tutti gli immigrati regolari che non delinquono, che rispettano la legge e che magari se la passano male, vivono in brutti tuguri, ma non pensano di darsi alla criminalità o al teppismo. Il razzismo non c'entra un tubo, perché se si fa in Emilia e anche altrove una graduatoria degli indesiderati dalla popolazione ci si accorge che il colore della pelle non conta un tubo: suscitano più paura gli albanesi, gli zingari o i maghrebini dei negri. Mi pare umano e sacrosanto che gli abitanti di un paese non vogliano cedere il loro spazio vitale, la città in cui sono cresciuti, i luoghi che hanno sempre frequentato ai barbari, i delinquenti, fino a trasformare luoghi cari in assaggi di casbah e in versioni criminali di suk. C'entra invece la percentuale troppo alta di immigrati: quando si arriva come in quelle zone al dieci per cento della popolazione, il tasso di rischio sale vertiginosamente. E non perché quelli siano geneticamente predisposti alla violenza, ma perché essendo più poveri, meno integrati, più a contatto con la strada e più promiscui, spesso clandestini, costituiscono una manovalanza assai più disponibile di ogni altra. Hanno meno da perdere. Ora, però il problema che resta è la paura, l'insicurezza che cresce tra i cittadini e che l'autorità politica ma anche quella giudiziaria ai loro occhi sembra non tutelare. Non resta che affidarsi all'autorità di polizia, a chi sulla strada argina la criminalità; come potete pensare che in questo contesto i cittadini si mettano a deplorare l'abuso compiuto dai carabinieri? Mi preoccupa invece la diffusione e la pubblicità data a questi filmati perché armano un odio anche ideologico, perfino religioso, verso il nostro paese, le sue istituzioni, i suoi militi. Se casualmente il delinquente pestato è un islamico, diventa un caso da fatwa, da vendetta religiosa. Come il marocchino ucciso da una guardia giurata a Milano. E questo inevitabilmente innesca anche il processo inverso, la gente che dice: ah, sono sempre loro, gli islamici, a Nassirya come a Sassuolo. Così cresce un microconflitto di civiltà, a livello municipale e perfino condominiale. In questa situazione bisogna allargare ancora di più la forbice delle risposte: dare maggiori garanzie e aperture agli immigrati regolari che si integrano e rispondere con maggiore decisione e durezza agli immigrati irregolari che disintegrano le nostre città. Le violenze crescono quando non sono represse dall'ordine pubblico: perché da un verso dilagano in quanto indisturbate e dall'altro alimentano le violenze reattive, sempre incontrollabili e selvatiche. Lascia stare, caro Giorgio Bocca, i tuoi sermoni in difesa dei povericristi immigrati che delinquono e poi vengono menati e le tue prediche contro la nostra civiltà, i militi che la proteggono, e i cittadini che difendono le loro città. È comodo far gli umanitari nei quartieri alti e nelle confortevoli solitudini dei nostri scrittoi; pensa a chi deve stare per strada, in quelle strade, a gomito con questi povericristi di sbandati e delinquenti, o a tutelare la nostra sicurezza e la nostra vita comoda. Compreso la tua, caro Bocca. Vivere... è sorridere dei Guai !!! |