Nick: Copia&Inc Oggetto: Critica marxista ai Simps Data: 6/7/2006 19.53.43 Visite: 278
Critica marxista ai Simpson I Simpson sono spesso elogiati su giornali come Time, Christian Science Monitor, New York Times, National Review, The American Enterprise come uno show che celebra la famiglia americana "che rimane unita in ogni frangente" e "che si vuole bene qualunque cosa accada", o che presenta personaggi che, nei loro goffi tentativi di sopportazione, sono gli unici con cui tutti ci possiamo identificare, o che esalta i valori americani come la ribellione. Si sarebbe tentati di dire che quei giornalisti hanno frainteso I Simpson, o di dire che è ovvio che la famiglia vada avanti altrimenti non ci sarebbe la prossima puntata, o ancora che la ribellione di Bart è quel genere di innocua molestia che la classe dominante tollera in quanto valvola di sfogo per evitare una rivolta più seria. Ma quei giornalisti in realtà hanno capito: I Simpson - nonostante le frecciate contro lo spirito commerciale e le grandi aziende - non soltanto rispecchiano, ma conservano e diffondono un'ideologia borghese tradizionale. E il loro successo deve essere ritenuto almeno in parte all'origine della tendenza delle sitcom e dei cartoni animati televisivi a non concentrarsi tanto sullo sviluppo dei personaggi e sulla satira quanto sulle battite e spesso su un umorismo meschino che non lascia spazio a speranze di progresso. [...] I Simpson è divertente. Ci coglie con la guardia bassa, crea in noi false aspettative, ci porta al galoppo su una strada dritta facendo poi delle improvvise sterzate a destra (e talvolta a sinistra) senza alcun preavviso. Spesso la serie ci sfida e ci provoca, ci mantiene vigili e attenti, pone in discussione l'autorità costituita e mette a nudo il vuoto di molti valori borghesi. Ma nonostante tutti i suoi splendidi momenti di assurdità, i cambi di direzione e il modo in cui infilza certe vacche sacre isolate, la serie non offre una satira coerente contro l'ideologia vigente nè una speranza di progresso verso un mondo più giusto ed equo dove si realizzino le migliori possibilità del genere umano invece delle più infime. Le sue contraddizioni e incongruenze sono il riflesso di un mondo che è l'opposto di quello integrato e armonico immaginato da Marx. In definitiva la serie promuove gli interessi della classe che mantiene il potere economico sulle masse, vendendo loro t-shirt, portachiavi, cestini da merenda e videogiochi. La sua mancanza di prospettiva e la sua equa distribuzione della conflittualità la rendono statica e impermeabile alle critiche; può assorbire e cooptare qualsiasi sfida dialettica e difendersi facendo appello, con una strizzatina d'occhio e gesto d'intesa, alla supremazia dello scherzo. Le battute possono far ridere, ma nei Simpson, dove nessuno cresce e la vita non migliora mai, la risata non è un catalizzatore del cambiamento: è un oppiaceo. tratto da Un marxista (Karl, non Groucho) a Springfield di James Wallace, contenuto nella raccolta di saggi I Simpson e la filosofia http://www.burakudream.net/public/comments.php?y=06&m=03&entry=entry060327-223744 |