Nick: insize Oggetto: ARTICOLO INTERESSANTE 2 Data: 23/3/2004 11.46.0 Visite: 38
Due curve un solo schieramento Un'alleanza tra svastiche e affari. Com'è cambiata la curva Sud, un luogo aperto per molti anni. Poi la virata a destra. ROMA - Adesso, negano tutto. Di essere organizzati come gruppi para-militari. Di controllare l’intero stadio Olimpico. Negano, soprattutto, di conoscersi. Il giochino del giorno dopo può funzionare per quelli che, negli ultimi anni, non hanno mai risalito i gradoni delle curve Sud e Nord, allo stadio Olimpico. Per tutti gli altri, no: non funziona. Tutti sanno che le curve sono divenute caserme. Se i capi ordinano, bisogna eseguire. Ogni azione avviene, quasi sempre, a comando: alzare i drappi e abbassarli. C’è chi decide cosa cantare, e quando, e come. Chi si oppone, chi ha un senso del tifo diverso, viene minacciato, inseguito, espulso. E, a volte, picchiato. La curva Sud, tanti anni fa, era un posto pazzesco. C’erano le mamme romaniste che arrivavano con le buste piene di panini con la frittata e i thermos con dentro la pastasciutta, con i bottiglioni da due litri di vino bianco e le crostate di marmellata. Mangiavano - senza pagare - due, tre file di tifosi. C’erano anche i bambini e i pensionati: che ti raccontavano dei bei tempi andati di campo Testaccio, di Fulvio Bernardini e poi di tipi come Amadei e Cudicini. C’era un’atmosfera bellissima. Ora entri con gli occhi gonfi di lacrime. La polizia carica quasi sempre. Sono praticamente spariti i vecchi striscioni di un tempo. Molti, con nostalgia, ricordano l’enorme scritta Cucs: Commando ultrà curva sud. Nei mesi del secondo scudetto, quello di Paolo Roberto Falcao, era davvero la curva più bella del mondo. C’era la Roma, e basta. Adesso sventolano croci celtiche. Svastiche. Decine di tifosi urlano slogan con il braccio teso nel saluto romano. Poi ci sono i nuovi striscioni, che non hanno bisogno di troppe spiegazioni: la connotazione politica è fin troppo evidente. «Tradizione e distinzione». «Giovinezza». «Arditi». E «As Roma» che fu esposto, per la prima volta, in un Roma-Perugia di qualche anno fa, al termine di una vera spedizione squadristica, a suon di calci e pugni. La Digos, alcune settimane dopo, spiegò che c’erano collegamenti certi tra membri del tifo romanista ed esponenti dell’organizzazione di estrema destra, «Forza Nuova». Eppure, per lunghi anni, la curva Sud era stata un luogo aperto. La svolta, questa virata a destra, salutata con entusiasmo da esponenti di Alleanza nazionale come Teodoro Buontempo, più conosciuto, a Roma, con il soprannome di «er pecora», ha finito con il saldare i rapporti tra le due tifoserie. Quella della Nord, di cuore laziale, è d’altra parte tradizionalmente vicina a idee di destra. Non casualmente, gli «Irriducibili», che da oltre un decennio la controllano fermamente, intervistati precisano di essere fascisti, e non nazisti. Tifosi, e non teppisti (anche se poi, quattro di loro, «Er scintilla», «Er pasticca», «Cortiletto» e «Ciccio», nell’ottobre del 2002, furono accusati di aver preso a sprangate un marocchino, Kayi Abderrahmane). Per anni, gli Irriducibili hanno impedito all’ex presidente Sergio Cragnotti qualsiasi forma di merchandising : commercializzano gadget e organizzano trasferte. Hanno negozi. Autogestiscono un programma su una radio privata. Una volta, un migliaio di tifosi con al collo le loro sciarpe, alla vigilia di una trasferta a Firenze, scatenarono una vera guerriglia nello scalo ferroviario di Termini. I capi, quando devono dichiarare qualcosa, com’è accaduto ieri, lo fanno tramite comunicati dettati all’agenzia di stampa Ansa. Come fossero ministri, o leader politici. Però ieri era inutile leggerli questi comunicati. I grandi capi della Lazio e della Roma raccontavano infatti sempre la stessa filastrocca. «Niente, domenica sera, è stato organizzato». E quelli che sono andati da Totti giurandogli di aver addirittura parlato con i genitori di un bambino morto?
|