Nick: Viola* Oggetto: epatiti più frequenti Data: 17/6/2007 19.21.22 Visite: 54
in realtà arrivano fino a G Epatite A: si trasmette attraverso cibi e acqua contaminati e i contatti interpersonali, quindi la sua diffusione è legata alle condizioni igieniche generali, in particolare la contaminazione da parte di materiale fecale di persone infette, il che, in parole povere, vale in situazioni molto diverse: dal cuoco che non si è lavato le mani dopo essere andato in bagno agli scarichi fognari che contaminano acque dalle quali si prelevano frutti di mare. Provoca una malattia acuta che nei bambini causa pochi sintomi e può anche passare inosservata, mentre negli adulti, di cui il 60/70% è stato vittima anche se in forma asintomatica, è decisamente più grave: produce ittero, costringe a letto per qualche settimana e a volte ha code abbastanza lunghe. Tuttavia non diventa un’infezione cronica e le forme mortali (fulminanti) sono rare. Esiste un vaccino. Epatite B: si trasmette attraverso il contatto con sangue infetto, quindi trasfusioni, uso di siringhe e altri strumenti medici non sterili, rapporti sessuali orali, genitali e anali non protetti con persone portatrici del virus. E’ anche molto facile la trasmissione dalla madre al bambino al momento del parto. Se contratta in giovane età diventa molto spesso cronica: nel 90% dei casi nei neonati, nel 50% tra i bambini. Tra gli adulti si stimano circa 1 milione di persone con infezione da virus B che cronicizza solo nel 5 % dei casi. Esiste un vaccino, obbligatorio per legge dal 1991. Epatite C: si trasmette attraverso il contatto con sangue infetto come la B, ma il contagio attraverso i rapporti sessuali è più raro, e non è stato provato il contagio da madre a figlio. Diventa infezione cronica in circa la metà delle persone contagiate, ed è ritenuta responsabile di circa il 70 per cento dei casi di cirrosi epatica. Non esiste vaccino, ma può essere prevenuta facilmente con misure di igiene per questo il numero di nuovi casi è oggi molto ridotto nella popolazione italiana. L’altra grande fonte di contagio erano le trasfusioni effettuate con sangue infetto, ma questo è avvenuto in tempi nei quali ancora non si conosceva l’HCV, che è stato identificato nel 1989, e la malattia stessa veniva chiamata epatite non A-non B. Era quindi impossibile effettuare screening del sangue per eliminare le sacche infette. Da allora, però, la situazione è cambiata e, almeno nei paesi industrializzati, oggi si può escludere questa forma di contagio. Esistono circa 1 milione e mezzo di soggetti colpiti dal virus. "Ora ti metto da parte, mio ubriacone, mia guida, mio primo guardiano perduto, per amarti e per contemplarti in futuro" Anne Sexton |