Nick: falconero Oggetto: EUROTRUFFE Data: 31/5/2004 11.2.49 Visite: 40
L’EUROPA CHE NON C’E’ ''Fino ad oggi l’U.E. è un centro di sprechi dei burocrati ed un metro per verificare quanti voti mantiene la maggioranza e quanti potrà rosicchiarne all'opposizione. Per poi mercanteggiare posti e prebende''. Giovanni Venezia A giugno saremo chiamati a votare per le elezioni europee. Dovrebbe essere un’ottima occasione per riuscire finalmente a capire quali sono effettivamente le prospettive future dopo l’allargamento a 25 Stati membri. Potremmo dire che trattasi di elezioni che dovrebbero dare manifesti segni sui temi centrali della integrazione politica ed economica. Fino ad oggi,però, questa Europa manda avanti una macchina che non porta avanti alcuna prospettiva. I commenti in generale sono negativi e queste votazioni sono considerati addirittura controproducenti perché si possano avere certezze o quanto meno indicazioni positive per la prosecuzione del processo dell’unione politica.Dati indicativi perché emergono da indagini che rilevano il disinteresse degli elettori propensi a disertare sempre più numerosi le urne. Sarebbe del resto un ripetersi dell’alto astensionismo registrato nel giugno 1999 i cui dati finali hanno evidenziato una media europea di assenteismo del 51% causato soprattutto da una negativa campagna elettorale svoltasi all’insegna del carattere nazionale dato alle elezioni, nonché dai dubbi degli elettori. A questi dati però – erroneamente- non si è voluto dare un peso eccessivo in quanto - si disse - il declino della partecipazione al voto è stato e continua ad essere un fenomeno che investe "ogni paese europeo nella sua vita democratica". Ci sono,però, molte cose che non raccolgono consensi in questa Europa laddove la sovranità ed il deficit di democrazia costituiscono la causa dell’ ‘’impasse’’ attuale: 1-L’elezione del presidente della Commissione a suffragio universale appare irrealistico. Parigi e Londra la fanno da padroni per avversare tale proposta. 2-Difficoltà di trovare unità di intenti verso l’adozione dl principio di maggioranza nelle decisioni del consiglio. 3-Il parlamento , che nel boicottaggio trova la sua forza di veto, può paralizzare il Consiglio in qualsiasi momento con tutte le conseguenze che ne possono derivare. 4-L’ euro, l’economia, l’occupazione, l’inflazione ed i parametri di Maastricht. Tutto ciò fa emergere amaramente l’assenza totale di una strategia comune di unione politica di tipo federalista. In questo contesto ci si pone legittima la domanda sul come poter uscire da questa situazione di stallo in quanto l’U.E. non riesce- e difficilmente potrà farlo – a darsi un governo "democraticamente fondato su istituzioni sovrannazionali elette dai cittadini europei, e sottoposte al controllo dell’opinione pubblica in uno spazio politico unificato". E’ chiaro, quindi, che l’Unione Europea genera crisi rilevanti riguardo allo Stato-nazione già in crisi per l’indebolimento della propria sovranità causata dalla mondializzazione economica. Ed il rapporto mercato e democrazia in tal senso è predominante. Crediamo che proprio a Maastricht siano state prese le decisioni di aggrapparsi all’unione monetaria per "promuovere l’armonizzazione che non si era riusciti a realizzare. E’ veramente difficile credere che l’Unione monetaria europea possa resistere senza nessuna armonizzazione fiscale…" Del resto, l’esperienza delle unioni monetarie europee del passato sono state un flagello per le economie dei Paesi più ricchi causati da "forze d’urto asimmetrici" di cui l’Italia e la Grecia sono state protagoniste causa il ritardo dello sviluppo economico interno. In questo quadro sorge il dubbio su come possa configurarsi il capitalismo dell’U.E. nel quadro della sua mondializzazione. Una specificità, questa, che , fino ad oggi, non è riuscita a portare un rafforzamento della coesione sociale. Timidi ed inconcludenti tentativi avanzati dall’Italia e da alcuni altri Paesi membri, non hanno dato riscontro positivo. "…Ma perché questa specificità possa dare prova di sé,- scrive Michel Albert - è indispensabile rifondare la costruzione europea sulla base di un’architettura chiara, sostenuta da una reale democratizzazione. Se l’Unione resta quella che è, cioè emiplegica, monetaria e non politica, essa funzionerà male perché ogni governo avrà interesse a praticare delle politiche breve termine di lassismo di bilancio a detrimento della Comunità. Proseguendo una logica si questo tipo, in base al quale ognuno fa il suo gioco contro tutti gli altri, sarebbe molto difficile immaginare come il capitalismo europeo possa rifondare la propria credibilità su una nuova economia sociale di mercato…" E, da quel che è la storia di questa Unione(?), l’introduzione dell’euro ha peggiorato le aspettative. Sulla decisione dell’allargamento a 25 membri dell’U.E. il prof. Ugo Draetta, docente di Diritto internazionale e dell’Unione europea presso l’Università Cattolica di Milano,ha detto: ‘’Non è semplice far marciare insieme venticinque Stati. Alcuni di essi solo da poco hanno riacquistato la propria indipendenza e la propria sovranità, sacrificare la loro sovranità sull’altare dell’ideale europeista è una decisione che richiede lunghe e delicate trattative, in cui tutto può essere "merce di scambio", aiuti economici, composizione delle commissioni, numero dei parlamentari…’’ Come possiamo notare i problemi sono molteplici ed i dubbi dei cittadini fondati. Se l’Europa che è stata costruita fino ad oggi è quella che i cittadini vogliono, allora queste elezioni dovrebbero essere l’occasione per riflettere seriamente sul significato e sugli effetti positivi e negativi (euro) che si sono avuti in Italia. La campagna elettorale in atto,però, non evidenzia alcuno di questi effetti. Infatti di tutto si è parlato fino ad oggi e di niente si parlerà che sia attinente alle problematiche dell’Unione. Scrive Marina Mascetti: ‘’Il centro-sinistra preferisce che non vengano scoperti gli altarini degli sprechi dei burocrati europei, validamente capitanati da Prodi, e che prosegua subdola la sovietizzazione del continente. Il centro-destra ha denunciato l’euro come causa non secondaria dei problemi economici e ne avrebbe di argomenti da sfoderare. Ma tutto è morto sul nascer". "Le elezioni europee sono per i nostri miopi politici solo un test di mid-term per vedere quanti voti mantiene la maggioranza e quanti potrà rosicchiarne all’opposizione. Per poi mercanteggiare posti e prebende". L’Europa Unita – quella che non c’è - può attendere perché manca una volontà coesa e determinata fra le Nazioni. Lo ‘’status quo’’, il temporeggiare fra una tavola rotonda, un progetto e tante commissioni di studio, intanto, rende e crea posizioni di privilegio a danno delle tasche dei cittadini. Come sempre. Maggiore impegno, serietà d’intenti, chiarezza su obiettivi comuni sarebbero le basi di quella Unione che i nostri padri hanno sognato e scritto. Ma se per gli Stati Uniti d’Europa il percorso viene reso sempre più accidentato,allora ci chiediamo : "a che serve il voto di giugno?"
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