Nick: asad Oggetto: X MuadDib......LEGGI QUA! Data: 13/6/2004 15.56.12 Visite: 21
GRATICOLA EUROPEA Il presidente della Commissione europea Romano Prodi, all’opposto di quel che si ritiene, è decisamente un uomo sfortunato. Arrivato nel 1999 al vertice di Bruxelles è incappato in uno scandalo di fondi neri, illeciti finanziari e contabilità multipla che ieri nella riunione a porte chiuse della commissione d’indagine del parlamento europeo ha sostenuto essere tutti fatti precedenti alla sua presidenza. La sfortuna di Prodi sta nel fatto che qualcosa di analogo gli accadde a metà degli anni Ottanta quando l’allora economista di fiducia di Ciriaco De Mita fu insediato al vertice dell’IRI. Anche in quegli anni ormai lontani scoppiò un altro clamoroso scandalo, italiano, sui fondi neri che il maggiore ente di stato, l’IRI, aveva gestito per decenni al fine di sovvenzionare i partiti e le correnti amiche, in sostanza gli uomini e i gruppi facenti capo alla sinistra democristiana. Con una singolare coincidenza e ripetitività anche allora il presidente IRI, interrogato dalla magistratura inquirente sul maggiore scandalo del tempo, sostenne che era arrivato al vertice dell’ente di stato a cose fatte, e quindi che non aveva alcuna responsabilità neppure nella omessa vigilanza e nella denunzia a posteriori di fatti illeciti di cui era venuto a conoscenza in ragione della sua funzione. E’ così che la storia si ripete giocando brutti scherzi. Infatti nello scandalo Eurostat il presidente Prodi si trova una volta di più, come ai tempi dell’IRI, a giocare una parte e a sostenere delle tesi che creano perplessità e sollevano interrogativi. Perché il presidente della commissione ha atteso il 2003 per portare all’aria aperta lo scandalo? La ricostruzione degli eventi mette in evidenza come Prodi si sia deciso a parlare istituzionalmente e pubblicamente solo dopo l’esplosione di una serie di altre denunzie: quella istituzionale del parlamento europeo, quella pubblica della stampa di diversi paesi europei, e quella amministrativa dell’ufficio antifrode, OLAF, che molto tempo prima delle esternazioni presidenziali, ha sporto denuncia alle procure di Parigi e del Lussemburgo. E’ lecito dunque chiedersi le ragioni che hanno spinto Prodi a ritardare così tanto la denuncia, di almeno due o tre anni, dal momento che i fatti erano ben noti ai massimi responsabili della commissione. Il secondo interrogativo riguarda l’effettiva cessazione dei fatti illeciti dopo il 1999, cioè sotto la gestione Prodi. Tra le diverse indagini che hanno affrontato lo scandalo quella più seria condotta dall’audit interno alla commissione, anche se rileva che allo stato non ci sono elementi illeciti dopo il 1999, sottolinea però che molta documentazione relativa alla questione non è stata resa disponibile agli stessi controllori per cui, in sostanza, non è possibile escludere che vi sia continuazione dei fatti illeciti anche dopo il 1999. Al di là però dei particolari di una vicenda così intricata, quel che è incontestabile è che il presidente Prodi abbia tenuto un comportamento che a parere di alcuni osservatori internazionali appare come doppio. Perché da una parte ha tuonato invocando la "tolleranza zero", e dall’altra ha sostanzialmente affermato che non sapeva, che non era stato informato oppure che non era suo compito mettere il naso in affari precedenti di competenza di altri commissari, per allontanare da sé l’eventuale responsabilità della omessa vigilanza. Poiché non possiamo credere che un personaggio della statura e dell’esperienza del presidente della commissione pecchi di ingenuità politica o di dabbenaggine amministrativa, resta il dubbio che qualcosa non sia del tutto chiaro anche dopo l’audizione di ieri. Lo scandalo che ieri Prodi pensava di chiudere, resta aperto in attesa di ulteriori accertamenti che arriveranno nei prossimi mesi. Come nel nostro costume, riteniamo che qualsiasi sospetto debba essere provato prima di divenire giudizio. E non auspichiamo neppure una crisi dei vertici della commissione, una crisi che per giochi politici sembrano volere alcuni gruppi europei come il comunista, il verde e perfino il liberaldemocratico cui appartengono gli amici di Prodi della Margherita. Ne vogliamo credere alla leggenda secondo cui alcuni gruppi prodiani sarebbero oggi felici di una soluzione precoce del cambio di vertice della commissione al fine di liberare per l’Italia quello che sembra essere l’unico leader del centrosinistra in grado di opporsi efficacemente a Berlusconi. Tutto ciò appartiene alla cucina politica, alla bassa cucina che ha poco a che fare con una decente gestione e chiara soluzione del nodo che macchia l’Europa proprio nel momento della sua nascita costituzionale. Se dunque un auspicio può essere avanzato da queste colonne è che lo scandalo Eurostat si risolva nel modo più limpido possibile, e che il suo presidente sciolga senza tortuosità quegli interrogativi che tuttora permangono sul suo operato. il Giornale 26 settembre 2003 FATTI.....FATTI.....E ANCORA FATTI......NON CHIACCHIERE!!!!
|