Nick: Cyrano622 Oggetto: re:GENOA - NAPOLI, FORSE L'ULTIMA Data: 2/7/2004 17.58.22 Visite: 19
Potrà sembrare sconnessa e fuori luogo la mia risposta, apparire scorporata dal contesto, ma questo e quanto mi è venuto alla mente leggendo il tuo articolo e tant'è. In fondo lo scopo di uno scritto non è emozionare e far riflettere? e purtroppo o per fortuna non siamo in grado di prevedere la pindaricità del pensiero altrui. Io conosco un altro sport, un altra passione che tra gli altri contaggio, appassiono e formo il furibondo de la Serna, Ernesto Fuser Guevara, tale disfunzione e il rugby. Non è uno sport, piuttosto è una malattia, una disfunzione, una droga forse, sicuramente è una passione. Una passione vissuta sopratutto dall'altro lato degli spalti, dal campo. Dubito che ci sia un appassionato di rugby che in passato non sia stato un giocatore o meglio un uomo di rugby, un rugby man, come dicono giustamente gli inglesi; solo il campo trasmette quelle emozioni e ti fornisce il punto di vista corretto, la giusta prospettiva, per apprezzare il gioco. E' una passione che a poco più di quindici anni ti fa partire in tredici per una trasferta a Santamaria Capua Vetere, ti fa giocare sotto una pioggia battente per tutta la durata della partita, ti fa corre e placcare su di un campo in terra battuta dal quale raccogliendo il materiale di risulta su di esso presente ci si potrebbe ricostruire Milano2, ti fa concedere la superiorità numerica di due giocatori all'avversario fin dall'inizio della partita, ti fa fare la doccia evitando le saette degli scaldabagno investiti dalla pioggia, e ti fa, dopo tutto questo, mettere in moto il pullman a spinta per ritornare a casa. Non so quale passione sia migliore o maggiormente condivisibile, ne ritengo costruttivo farne una classifica, una passione è tale perchè ingiustificabile e innata, solo mi piaceva riportare l'altro punto di vista di chi chi sta dall'altro lato, di chi non ha le luci della ribalta. Mi piaceva l'idea di intessere le lodi di questo sport nazional popolare in cui un pilone, studentello sovrappesso, e un mediano di mischia, esile garzone di autofficina, trovano lo stesso spazio, hanno la stessa utilità e importanza, vivono di fiducia e rispetto reciproco. Il rispetto quello vero, quello dettatto dall'essere utile, indispansabile l'uno all'altro. Un ultima mia chiosa rigurda trascende lo sport e arriva alla quotidianità della politica o alla politica quotidiana, in cui tutto cambia per rimanere così com'era. Circa quarant'anni or sono tal Pier Paolo Pasolini che tutt'altro era fuorche un uomo di destra sosteneva che i figli del proletariato erano, in realtà, quelli dall'altro lato della barricata. I figli poveri di sicilia, calabria e campania vestivano il casco e il manganello in assetto antisommossa per contrastare le frustazioni adolescenziali dei figli dell'alta borghesia cittadina proiettavano sulla società e sul sistema da cui loro stessi traevano sostentamento. Non vorrei però essere frainteso, mi fregio di essere un libero pensatore e se prorpio volete privarmi di questo vezzo, beh sappiate che mi reputo un anarchico individualista con buona pace di Bakunin ( godo del oblio lasciato dalla mancata univocità della traslitterazione dal cirillico ). Era mia intenzione riportare, ancora una volta, l'altro punto di vista per svecchiare la nuova sinistra da una sua vecchia, "banale" connotazione, che stenta ad essere sradicata.
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