Nick: insize Oggetto: FILOSOFO NEO CON Data: 20/3/2005 20.6.17 Visite: 20
Secondo la rivista americana Time del 17 luglio 1996, il professore dell’Università di Chicago Leo Strauss (1899-1973) è il filosofo prediletto dei politici di Washington ed è il vero ispiratore della "rivoluzione conservatrice", allora capitanata da Newt Gingrich nel Congresso americano con il suo programma di austerità fascista, il "Contract with America". Dal 1996 a oggi l’influenza di Strauss è diventata sempre più egemone. Tra gli straussiani più in vista c’è il vicesegretario alla Difesa Paul Wolfowitz, che ha studiato sotto Allan Bloom, l’alter ego di Strauss all’Università di Chicago. Wolfowitz dirige al Pentagono il partito della guerra, costituito essenzialmente da elementi della burocrazia civile. A lui fa anche riferimento I. Lewis Libby, il capo dello staff del vice presidente Dick Cheney che gli ha affidato un "consiglio di sicurezza ombra" nell’Old Executive Office Building, l’edificio più prossimo alla Casa Bianca. Saul Bellow riferisce nella sua biografia di Bloom che durante la Tempesta del Deserto del 1991, quando Bush senior respinse la proposta di Wolfowitz e di Cheney di ordinare alle truppe americane di marciare su Baghdad, Wolfowitz se ne lamentò con Bloom in una telefonata privata. Quest’influenza nefasta è stata recente messa a fuoco da Lyndon LaRouche. Ne ha parlato il 3 marzo nel corso di un trasmissione radiofonica molto seguita, diretta da Jack Stockwell. Il candidato alla presidenza USA ha spiegato in tale occasione che Strauss, insieme a Bertrand Russell e H.G. Wells è tra i maggiori responsabili, sul piano intellettuale, del fatto che gli Stati Uniti stanno ripetendo il tragico errore delle Guerre Peloponnesiache, quando Atene cercò di sottomettere i suoi alleati, grazie ai quali aveva potuto respingere i persiani, e finì con il condurre se stessa e la cultura greca all’autodistruzione, lasciando così spazio all’emergere dell’imperialismo romano. Nel periodo successivo a quell’intervista, il tema di Leo Strauss è stato ripreso da organi d’informazione in Germania, Francia, Italia e America (vedi scheda sotto). Il libro di Shardia B. Drury "Leo Strauss e la destra americana", apparso nel 1997, ci da un’idea della "nidiata" intellettuale di Strauss. Oltre a Paul Wolfowitz vi sono: Clarence Thomas, giudice della corte suprema Robert Bork, giudice William Kristol, editore della rivista "Weekly Standard" a cui fanno riferimento i neo conservatori William Bennet, ministro dell’Istruzione William F. Buckley, editore della National Review Alan Keyes, ex funzionario dell’amministrazione Reagan, Francis Fukuyama, consigliere di bioetica della Casa Bianca; la sua idea sulla "fine della storia" è di stretta concezione straussiana. John Ashcroft, Attorney General impegnato ad istituire un regime totalitario giustificandolo con l’"emergenza terrorismo". William Galston, ex consigliere dell’amministrazione Clinton per la politica interna e, insieme a Elaine Kamark, autore della piattaforma politica del Democratic Leadership Council, la corrente democratica egemone rappresentata da Joe Liberman. Dopo la seconda guerra mondiale, tra gli alleati e i protetti di Strauss nel lanciare il movimento neo conservatore si contano Irving Kristol, Norman Podhoretz, Samuel Huntington, Seymour Marin Lipset, Daniel Bell, Jeane Kirkpatrick e James Q. Wilson. L’impostazione filosofica di Strauss è caratterizzata da un’odio viscerale per il mondo moderno e dalla convinzione che occorra un regime totalitario gestito dai ‘filosofi’. Essi respingono i principi universali della legge naturale ma si considerano governanti supremi e assolutistici, capaci di mentire alle masse strumentalizzandole e spacciano questo come l’insegnamento di Platone sulla "nobile menzogna". Ritengono la politica e la religione degli strumenti per diffondere i miti necessari a mantenere la popolazione sottomessa. Così, ciò che gli straussiani odiano di più alla fin fine sono proprio gli Stati Uniti, che in pratica considerano una riedizione patetica della "democrazia liberale" della Germania di Weimar. Nella sua carriera Strauss ha personalmente dato la laurea a 100 studenti e la sua "scuola" è praticamente egemone in gran parte delle facoltà di scienze politiche e di filosofia. Fuggito dalla Germania nazista perché di origine ebraica, Strauss fece proprie senza imbarazzi le teorie filosofiche e giuridiche alla radice del nazismo proposte da Friederich Nietzsche, da Martin Heidegger e da Carl Schmitt. Alcune biografie recenti di Heidegger pongono in risalto il suo entuasiasmo per Hitler ed il nazismo negli anni in cui fu rettore dell’università di Friburgo, per tutto il tempo in cui il regime fu al potere, e che promosse il revival di Nietzsche. Il presidente dei giuristi nazisti, Carl Schmitt (1888-1985), si premurò personalmente di ottenere per Strauss, nel 1934, una borsa di studio della Fondazione Rockefeller affinché potesse studiare in Francia e in Germania, prima di trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti. Nella sua lunga carriera accademica Strauss non ha mai preso le distanze dai suoi autori preferiti: Nietzsche, Heidegger e Schmitt. Carl Schmitt fu definito dai nazisti "Il giurista principe del Terzo Reich", grazie al ruolo che ebbe nel sovvertire sistematicamente la costituzione della Repubblica di Weimar a partire dal 1919. Fu infatti consigliere dei governi di Brüning, Von Papen e Hitler. Si schierò contro il sistema costituzionale fondato sugli ideali del liberalismo politico e del diritto dei singoli, ritenendolo impotente e corrotto, e fu lui a proporre il governo per decreto e una temporanea dittatura commissariale presidenziale per "salvare" la costituzione. Fu un grande ammiratore di Benito Mussolini, con il quale ebbe uno scambio di vedute sul Diritto Romano. Riconosceva al Duce il merito di aver instaurato un sistema perfetto, fondato sullo stato autoritario, la chiesa e la libera impresa, e capace di gestire i miti con cui comandare alla volontà popolare. Nel 1933 Schmitt giustificò giuridicamente la decisione di Hitler di imporre la dittatura dopo l’incendio del Reichstag e poi l’invasione della Polonia come "guerra preventiva": secondo lui la Germania aveva diritto ad estendere il territorio per la propria sicurezza di fronte al rischio delle orde bolsceviche che volevano invaderla. Il presupposto teorico è che lo stato non è legittimato dal suo scopo morale, ma dal modo in cui reagisce di fronte al "pericolo concreto". Al nocciolo si individua così il pensiero di Hobbes. Heinrich Meier, professore della Fondazione Siemens, ha scritto due libri su Schmitt e Strauss, che sono egemoni negli ambienti della destra straussiana in Germania e negli USA. Meier spiega che grazie alla loro collaborazione, le idee di Schmitt sono diventate più congeniali alla "rivelazione" cristiana. Così, dice Meier, nel distinguere i nemici dagli amici si obbedisce alla forza nascosta della fede: il leader obbedisce alla rivelazione divina quando prende la decisione storica su chi è il proprio nemico. Strauss invitò Schmitt a "riconoscere apertamente" questa forza ispiratrice, e da ciò prese le mosse quell’ideologia straussiana che successivamente è sfociata nelle teorizzazioni dello "scontro di civiltà". Strauss esortò il suo maestro a riconoscere che la "politica" non è soltanto una delle sfere dell’attività umana, ma che è piuttosto l’attività umana principale, conferendole al tempo stesso una dimensione religiosa. Nel rielaborare il pensiero di Schmitt, Strauss sostiene che la fede in Dio costituisce la base per distinguere gli amici dai nemici e questo consente di preservare la supremazia della politica sulle altre sfere della vita sociale. La fede insegna la contrapposizione tra Dio e l’Anti-Cristo, "ma lascia all’uomo tutto lo spazio d’azione per decidere come e in che modo l’Anti-Cristo appare e come è meglio combatterlo". Nel criticare il liberalismo e la modernità Strauss prende di mira lo spettro di una rinuncia alla distinzione tra amici e nemici, una distinzione vantata invece come la salvaguardia della politica e della religione. L’interpretazione straussiana di Schmitt legittimizza così ogni guerra di religione. Quando una tale definizione della politica è intesa come identità primaria di una società ne consegue che anche i rapporti entro lo stato si definiscono allo stesso modo: un "nemico interno" è chiunque si oppone a ciò che si reputa "la volontà divina". http://www.movisol.org/strauss.htm "Noi partiamo dal riconoscimento della genesi sociale del sapere. Nessuno ha idee che non siano state direttamente o indirettamente influenzate dalle relazioni sociali che intrattiene, dalla comunità di cui fa parte etc. e allora se la genesi è sociale anche l'uso deve rimanere tale. Ma questo è un discorso troppo lungo. Spero di essermi spiegato bene." |