Nick: Elopram Oggetto: risposta "tecnica" Data: 23/4/2005 16.56.42 Visite: 15
Scusami della risposta un pò "tecnica", ma proprio ieri mi veniva rivolta la stessa domanda con una forte dose apparentemente inspiegabile di sconcerto e smarrimento da una persona. Si tradisce con il pensiero il più delle volte non sulla spinta di una passione o perché si abbia un bisogno erotico, ma per una paradossale affermazione di sé, del proprio senso di libertà. Si tratta di un equivoco, perché l’unione nella coppia amorosa si fonda su una libera scelta, su un libero patto. Probabilmente l’individuo sente come una trappola ciò che corrisponde a una difficoltà di maturazione di una parte di sé. L’individuo manifesta così una grossa paura dell’atto di affidarsi completamente all’altro. Se questo é uno dei paradossi più interessanti, un altro paradosso consiste nel fatto che, se a volte il "tradimento" registra la crisi della coppia, altre volte può servire alla sua stabilità e addirittura alla sua felicità (sopratutto quello col pensiero, sogno etc). Ricorda inoltre che una situazione di coppia si fonda inesorabilmente sul "numero due". Se però la dualità é totalmente chiusa e si accompagna alla pretesa dell’uno di trovare nell’altro assolutamente tutto, nella relazione si determina una situazione "claustrofobica" o "claustrofilica" per cui essa è destinata a finire. Non é sano pensare che nell’altro si possa trovare assolutamente tutto. Certamente nelle fasi iniziali dell’innamoramento si manifesta quella sorta di piccola follia privata e del tutto momentanea. Viceversa, se non si costruisce lo spazio per il "numero tre", la coppia é destinata a funzionare soltanto in modo chiuso e "falsamente simbiotico". Questo "numero tre" é rappresentato in ultima analisi dai figli. Se una coppia non si dimostra capace di accogliere il "terzo" all’interno di sé, conseguentemente non può aprirsi alla "genitorialità". Scusate la pallosità ma la domanda sembrava interessante! Francesco
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