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Nick: Linjal
Oggetto: Capitolo 4 - Corsa verso la verità
Data: 17/11/2003 12.41.38
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SCUSATE SE HO FATTO TARDI HO GIA' AVVERTITO CORUM ECCO IL MIO CAPITOLO.
- Mamma !!! mamma !!!
- Si tesoro … sto bene ( riprendendosi )
Vedeva tutte le immagini in televisione e non riusciva a crederci; mille domande, senza risposta, affollavano la sua mente impedendole di ragionare.
- Mamma, che fai? Perché prendi il cappotto?
- Su Andrea, andiamo dalla nonna …
Avrebbe dovuto viaggiare per molte ore per poter raggiungere (…) ma tutto ciò non la spaventava. Le sue mani tremavamo e respirava a fatica; quello che in tutti questi anni era riuscito a tenere a bada, convincendo anche se stessa che era rimasta sola per la morte del marito, l’aveva travolta come un fiume in piena. Tutti i sentimenti, che aveva creduto di aver rimosso, la tenevano in uno stato a metà tra l’euforia di averlo ritrovato e il terrore di conoscere le risposte ai suoi interrogativi.
Nell’unico barlume di lucidità, prima della folle corsa verso (…) , accompagnò Andrea da sua madre raccontandole che una cara amica aveva avuto un’ incidente e che stava in ospedale, ma che sarebbe tornata il giorno successivo.
Appena salita in macchina partì e compose il numero della polizia con il fiato sospeso …. squillava, ma senza risposta …. ancora una volta …. sempre più ansimante; ad un tratto si accorse che era entrata nella corsia opposta e rientrò di scatto in carreggiata ….
- Polizia di (…) dica ….. pronto!!! …. c’è nessuno ??
- Si ….eccomi mi scusi ….la chiamavo per avere informazioni su un rapimento …
- Si … di chi si tratta?
- Si chiama Gia … Pierluigi ( … )
- Lei è una parente ?
- Si sono la … sono una parente …
- Attenda in linea
- Allora signora, abbiamo alcune informazioni, ma dovrebbe venire di persona per conoscere dettagli di questo tipo
- Bene mi dia l’indirizzo
- Via (…... ….. ….)
- Grazie, arrivederci.
Percorreva le strade strette e buie che portavano a( … ), le stesse che Gianfranco aveva sempre odiato, ad una velocità proibitiva e vedeva sfrecciare senza dar troppo conto quelle poche luci ai lati della strada.
E’ uno di quei momenti in cui il tempo sembra fermarsi, i ricordi coprono le sensazioni momentanee, e accedi ai luoghi remoti della memoria, che troppo spesso si è soliti nascondere a se stessi; rivedeva tutti i giorni passati a piangere, gli sguardi della gente che le passava accanto e la osservava con lo sguardo di chi “sa” e i commenti della madre - “io l’ho sempre detto che era un buono a nulla”.
Il giorno prima credeva di conoscere la persona che le era accanto, ma il giorno dopo si era accorta che forse aveva dato troppe cose per scontate, così iniziò a darsi colpe che in realtà non aveva, ma che sentiva come macigni. La radio, che ascoltava da sempre, quella notte trasmetteva canzoni d’amore e lei sembrava riconoscersi in ognuna di esse; le lacrime solcavano il suo viso appannandole la vista, le sembrava di impazzire, non riusciva più a fermarle.
Una domanda la logorava – “perché?” una domanda a cui non era mai riuscita a darsi una risposta, aveva imparato solo ad accettare la situazione e a vivere per suo figlio Andrea, che era diventata l’unica spinta che le rimaneva per andare avanti; adesso, però, poteva finalmente conoscere le risposte a tutte le domande, avrebbe preso Gianfranco o Pierluigi, come si faceva chiamare, e avrebbe saputo.
Un tumulto di sensazioni le cambiavano i sentimenti verso quell’uomo ogni attimo, rabbia e voglia di rivederlo si alternavano, confondendola più di quanto già non fosse.
Con se aveva portato quella lettera che aveva scritto, la stringeva tra le mani e rivedeva ogni singola sillaba di ciò che avrebbe voluto dirgli, le sudavano le mani e la meta si avvicinava. Da lontano le luci della città erano ormai vicine e lei sentiva il suo cuore battere sempre più forte, stava viaggiando, ma in realtà non sapeva cosa avrebbe fatto una volta arrivata lì.
Sara aspettava Pierluigi in un ristorante dove avevano prenotato un tavolo per la cena; si erano dati appuntamento lì all’uscita dopo il lavoro, infatti lei non era neanche tornata a casa per cambiarsi. Oramai era già in forte ritardo e lei iniziava a preoccuparsi, era sempre stato puntuale.
“aspetto ancora cinque minuti e lo chiamo, avrà trovato traffico o avrà avuto un contrattempo sul lavoro con i solito cliente chiacchierone” penso tra se e se, ma era già più di mezz’ora che aspettava…
I cinque minuti passarono e Pierluigi non arrivava ancora lo chiamò, ma il cellulare era spento, così decise di chiamarlo a casa; dopo alcuni squilli scattò la segreteria:
- questa è la segreteria di Pierluigi lasciate un messaggio … (beeep!!!)
- tesoro non ti sarai mica dimenticato della nostra cena? Ti aspetto qui ancora un po’, ti ricordi che giorno è oggi vero… ? un bacio …
Era pensierosa, ma era una donna che amava pensare positivo e quindi inizio ad ordinare il loro vino preferito, per brindare non appena fosse arrivato. Dopo poco arrivò il cameriere con la bottiglia; lei ne versò subito due bicchieri e si girò fiduciosa verso la porta del ristorante, e con lo sguardo cercava di scorgere la sua figura tra la gente che entrava; ad un tratto squillò il suo cellulare:
- Ciao tesoro, allora che fine hai fatto ?
- Pronto, Sara sono Carlo, l’amico di Pierluigi, ascolta … devo dirti una cosa … Pierluigi è stato preso in ostaggio da alcuni malviventi, io sto andando alla centrale di polizia per farmi dire qualcosa in più
Lei si rigiro di scatto facendo cadere il bicchiere di vino in terra, e rimase attonita per qualche attimo
- ma che stai dicendo, ma sei sicuro ?
- si l’hanno detto al telegiornale, allora vuoi venire con me ?
- si … certo, ci vediamo lì! Fai presto !!
Non riusciva a crederci, non poteva essere vero, non adesso, che stava per iniziare una nuova vita con lui, alla luce del sole - “non è giusto!!!” pensava; non riusciva ancora a credere che tutto ciò che le stava accadendo fosse reale, pagò il conto in tutta fretta e prese un taxi al volo:
- la prego il più in fretta possibile alla stazione di polizia di via (…)
- certo signora, spero di fare in fretta, sa a quest’ ora c’è sempre un po’ di traffico
- la prego, le pagherò un extra, faccia in fretta !
- va bene, vedrò quello che posso fare
La pioggia scrosciava forte in quella sera e lei era entrata nel taxi completamente bagnata, era rimasta sul ciglio della strada senza ombrello ad aspettare l’arrivo dell’auto. I tergicristalli battevano un ritmo incalzante che non facevano altro che aumentare il suo nervosismo. Giocherellava in maniera inconsapevole con un bottone del cappotto, mettendolo e togliendolo dall’asola con pollice e indice, per scaricare la tensione. Il percorso sembrava interminabile; lei conosceva perfettamente quelle strade e sembrava quasi contare i metri che mancavano per arrivare lì; ad ogni semaforo pregava le luci perché si sbrigassero a cambiare colore. “Eccolo, dietro quell’angolo sono arrivata ce l’ho fatta” – pensò. Il prezzo del tassametro segnava 12 euro lei gli diede 20 euro e senza aspettare che le desse il resto fuggì via correndo verso il distretto. Correva sul marciapiede facendo lo slalom tra le persone e chiedendo scusa a tutti quelli che spingeva per poter passare era quasi arrivata, ma in lontananza non vedeva la sagoma di Carlo ad attenderla fuori, così decise di entrare.
