Descrizione:
XXXVII I DONI DELLA LUNA
La Luna che è tutta capriccio, dalla finestra ti vide mentre dormivi nella tua culla, e pensò:" mi piace, questa bimba". E discese mollemente la sua scala di nuvole e passò senza suono traverso i vetri. Poi si distese su di te con la morbida tenerezza di una madre, e lasciò sul tuo viso i suoi colori. Ancora ne hai verdi le pupille, e le gote straordinariamente pallide. E' contemplando questa visitatrice che i tuoi occhi si sono tanto bizzarramente ingranditi; e così teneramente ti ha stretto alla gola che ne hai serbato per sempre una voglia di pianto. Nell'espansione della sua gioia, la Luna colmava la camera intera, come un'atmosfera fosforica, una luminosa pozione; e tutto questo vivo lume pensava e mormorava: "Eternamente subirai l'influsso del mio bacio. Sarai bella alla mia maniera. Amerai quel che amo e mi ama: le nuvole, le acque, i silenzi, la notte; il mare verde e immenso; l'acqua informe e multiforme; il luogo in cui non sarai, l'amante che non conoscerai; i fiori mostruosi, i profumi che spingono al delirio; i gatti in deliquio sui pianoforti, che gemono con una voce roca e dolce, come le donne. "Sarai amata dai miei amanti, corteggiata dai miei adoratori. Sarai regina degli uomini dagli occhi verdi che hanno un nodo alla gola per le mie carezze notturne; di quelli che amano il mare, il mare immenso, tumultuoso e verde, l'acqua informe e multiforme, il luogo dove non sono, la donna che non conoscono, i fiori sinistri simili agli incensieri di una fede sconosciuta, i profumi che intorbidano la volontà, gli animali selvatici e voluttuosi che sono gli emblemi della loro pazzia." Ed è per questo, mia maledetta bimba, cara viziata, che ora sono sdraiato ai tuoi piedi, inseguendo in tutto il tuo corpo un riflesso della pericolosa Dea, della madrina fatale, della balia avvelenatrice di tutti i lunatici... Charles Baudelaire
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