Descrizione:
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Disteso sui gradoni di una vecchia chiesa di provincia, timidamente illuminato dall'oscura luce delle stelle...
Un flebile bagliore ipnotico come il movimento ellittico degli astri più luminosi,intento a pensare a quale dio iracondo abbia creato le nubi per offuscare sì grande spettacolo...
E il sapore,l'odore e il ricordo di quella persona che è così simile alle stelle e così lontana come loro..
Luminosa,bella e unica..
Ognuno parla del paradiso,nessuno sa cos'è, bramando un'impossibile fuga verso un mondo angelico e divino.
Il mondo è qui,arso dalle fiamme del'odio e del terrore,della paura e della tristezza. Inutile sperare in miracolose fuge estemporanee, bisogna lottare per spegnere le fiamme. O per alimentarle,chissà.. . . . . . . . . . . . . . . . . Uomini, cui natura dannava a cieca notte, stirpi di fronde lievi, effimeri, senz'ali, di vita breve, impasti di fango: oh vane frotte d'ombre, oh simili ai sogni, sventurati mortali!
Rivolgete il pensiero a noi ch'eternamente viviamo, e sconosciuta n'è la vecchiezza, a noi che abitiamo nell'ètere, a noi che nella mente agitiam sempiterni concetti; sí che poi,
quando i misteri etérei conosciate, e qual sia l'esser nostro, e le origini dei Numi abbiate apprese, dell'Erebo, dei fiumi, del Caos; da parte mia possiate dire a Pròdico... che vada a quel paese. -
La Notte, il Caos e l'Erebo fosco da prima, e v'era lo spazïoso Tartaro; ma non il firmamento, né la Terra, né l'Ètere. La Notte alata e nera primo depose un uovo, cui vita infuse il vento,
nel grembo immensurato dell'Erebo. Con gli anni fuori balzonne Amore, desio del mondo, cui aurei sovra gli omeri lucean piccoli vanni: ratto come procella di venti. Insiem con lui
unitosi nell'ampio Tartaro, il Caos dall'ali tenebrose fe' razza, e prima a luce trasse la stirpe nostra: innanzi non eran gl'Immortali che Amore tutte quante le cose mescolasse.
La Terra, il Ciel, l'Oceano, da tale mescolanza nacque, e l'eterna stirpe dei beati Celesti. Per antichità, dunque, la nostra assai l'avanza. Che poi siamo figliuoli d'Amor, son manifesti
molti segni: voliamo e viviam fra gli amanti; e piú d'un giovanetto ritroso, in su la soglia già dell'età matura, trasser gli spasimanti, per effetto del nostro potere, alla lor voglia,
questi con una quaglia, quegli altri con il dono d'una fòlaga, questi d'un paperotto, quelli d'un uccello di Persia. E quanto di piú buono han gli uomini, lo debbono tutto a noialtri uccelli.
Punto primo, noialtri v'indichiam la stagione: Autunno, Verno, Primavera. Se la gru piglia la via di Libia, e gracchia, per la seminagione maturo è il tempo; ed essa al nocchiero consiglia
che appenda il suo timone al muro, e se ne resti a dormirsela: e a Oreste, che un mantello si tessa, sí che, sentendo il freddo, non vada a trar le vesti di dosso alle persone. Col nibbio, poi, s'appressa
una nuova stagione, quando alla pecorella tosar conviene il morbido vello di primavera; e a dar consiglio giunge poscia la rondinella, che si muti il mantello con veste piú leggera.
Dodona, Ammone, Apollo Febo noi siam per voi; dacché, pria di decidervi, in tutte le occasioni, correte dagli uccelli per un consiglio: vuoi per gli affari e gli acquisti, vuoi per i matrimoni.
E per voi, tutto quanto sappia di profezia è auspicio: un motto, un grido, uno schiavo, un somaro, uno sternuto, un gesto, son tutti auspicî. - Oh, via, non siam per voi l'oracolo d'Apollo? Oh, non è chiaro?
Stretta Dunque, se in conto di Numi ci abbiate, vi prediremo il futuro, ed amabile un zefiretto l'inverno, l'estate vi manderemo un calor sopportabile; né, come Giove, ad assiderci andremo gonfî di boria fra i nembi remoti; ma, rimanendo fra voi, qui, daremo a voi, ai vostri figliuoli, ai nepoti, quattrini e sanità, beni, felicità, balli, prosperità, risa, floridità, vita senza una spina, e latte di gallina: insomma, beni a macca da pigliarne una stracca. Eccovi diventati - tutti ricchi sfondati. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sanguinolente situazioni
. . . . . Scivolo sibilando sul tuo corpo ossessionato soltanto dal suono della tua passione.. Similmente stridono i nostri corpi sudati,imperlati di gocce di sangue rubino. Subitamente asssaporo il dolce sapore del tuo sesso. Sesso. se. Se solo potessi afferrare la tua anima ed entrarne in possesso.. Il gioco è complesso ma non mi arrendo spesso l'amplesso scivola tra dolci pensieri e squallide ossessioni. Adesso rivolgo il mio tormento a ciò che più ci molesta. Soavi,imperscrutabili momemnti spazzati via nel cesso. E' soltanto sesso adesso,perchè fare un
processo?Processo lo stesso il tuo stupido regresso,la tua squallida mania di possesso,mendicando un accesso che ti sarà negato fin quando sarò lo stesso,sempiterno custode della mia ragione.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Non sottovalutare le conseguenze dell'amore.
. . . . . . . . www.ranus.splinder.com www.vocenueva.splinder.com |