Descrizione:
LA LOCOMOTIVA - RADICI
Non so che viso avesse, neppure come si chiamava, con che voce parlasse, con quale voce poi cantava, quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli, ma nella fantasia ho l'immagine sua: gli eroi son tutti giovani e belli, gli eroi son tutti giovani e belli, gli eroi son tutti giovani e belli... Conosco invece l'epoca dei fatti, qual' era il suo mestiere: i primi anni del secolo, macchinista, ferroviere, i tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti sembrava il treno anch' esso un mito di progresso lanciato sopra i continenti, lanciato sopra i continenti, lanciato sopra i continenti... E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano: ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite, sembrava avesse dentro un potere tremendo, la stessa forza della dinamite, la stessa forza della dinamite, la stessa forza della dinamite.. Ma un' altra grande forza spiegava allora le sue ali, parole che dicevano "gli uomini son tutti uguali" e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via la bomba proletaria e illuminava l' aria la fiaccola dell' anarchia, la fiaccola dell' anarchia, la fiaccola dell' anarchia... Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione, un treno di lusso, lontana destinazione: vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori, pensava al magro giorno della sua gente attorno, pensava un treno pieno di signori, pensava un treno pieno di signori, pensava un treno pieno di signori... Non so che cosa accadde, perchè prese la decisione, forse una rabbia antica, generazioni senza nome che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore: dimenticò pietà, scordò la sua bontà, la bomba sua la macchina a vapore, la bomba sua la macchina a vapore, la bomba sua la macchina a vapore... E sul binario stava la locomotiva, la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva, sembrava un giovane puledro che appena liberato il freno mordesse la rotaia con muscoli d' acciaio, con forza cieca di baleno, con forza cieca di baleno, con forza cieca di baleno... E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto. Salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura e prima di pensare a quel che stava a fare, il mostro divorava la pianura, il mostro divorava la pianura, il mostro divorava la pianura... Correva l' altro treno ignaro e quasi senza fretta, nessuno immaginava di andare verso la vendetta, ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno: "notizia di emergenza, agite con urgenza, un pazzo si è lanciato contro al treno, un pazzo si è lanciato contro al treno, un pazzo si è lanciato contro al treno..." Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva e sembra dire ai contadini curvi il fischio che si spande in aria: "Fratello, non temere, che corro al mio dovere! Trionfi la giustizia proletaria! Trionfi la giustizia proletaria! Trionfi la giustizia proletaria!" E intanto corre corre corre sempre più forte e corre corre corre corre verso la morte e niente ormai può trattenere l' immensa forza distruttrice, aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto della grande consolatrice, della grande consolatrice, della grande consolatrice... La storia ci racconta come finì la corsa la macchina deviata lungo una linea morta... con l' ultimo suo grido d' animale la macchina eruttò lapilli e lava, esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo: lo raccolsero che ancora respirava, lo raccolsero che ancora respirava, lo raccolsero che ancora respirava... Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore mentre fa correr via la macchina a vapore e che ci giunga un giorno ancora la notizia di una locomotiva, come una cosa viva, lanciata a bomba contro l' ingiustizia, lanciata a bomba contro l' ingiustizia, lanciata a bomba contro l' ingiustizia!
LA CHIUSA FAME
Da decenni noi non abbiamo piu' fame.Le case delle nostre madri sono piu' grandi e assolate di quelle dei nostri nonni. E ci dicono che siamo fortunati. Eppure noi conosciamo una fame che gli altri non conoscono. Nelle albe domenicali che seguono i sabati di festa, nessuna generaazione - come la nostra- ha conosciuto lo svuotamento che c'ingoia, davanti alla tazza di ceramica o sepolti da una coltre di fumo e polvere, che non svanira' prima del martedi'. Minacciati da una bulimia di affetti, ci concediamo a lunghe pause di pensiero e rifuggiamo in un errare inconsapevole, oltre i bisogni della nostra setta carne. Cosi' capita di risvegliarci davanti ad un televisore e intravedere - nel bianco riflesso del lampadario- una parte del nostro viso. E quell'estraneo esangu, privo di colore, recama una pace che non possiamo garantire. Allora cerchiamo il contatto con una parte di noi, una parte qualsiasi... E da bulimici ci scpriamo cannibali. Marco Eulini
Song 'nu Toro!!
Chi e' dint'e' dinte Chi e' for' e' fore
Lo so sono cocciuto Chi ha sgarrat' se ne e' fujut'
Sono tranquillo e non mi allarmo Teng' 'a capa comme 'o marmo
Nun tengo mente ca me manc' Song' sulo nat' stanc
Son pigro e anche in gioventu' se m'assetto nun me soso chiu'
03/01/05 I migliori amici sono quelli ke quando tu sti in macchina e fuori piove e si ppanna il vetro e tu parli con una ragazza non ti kiedono di attaccare ma ti puliscono il parabrezza e ti indicano la strada...quasi sempre sbagliata.
15/02/05 Come burattini tirati dai fili del destino tenuti da parche indifferenti a quanto stringono i nodi.
La matematica non è un opinone
"entia non sunt multiplicanda sine necessitate" G.O.
I precetti seguiti da Silvio |