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Christal

nome:

Ivan
eta': 42
Citta'.: Napoli
Descrizione: @

Sono sveglio solo da pochi minuti, ricordo ancora con chiarezza tale sogno:



Eravamo in un laboratorio didattico ad occuparci delle nostre cose scientifiche, c’era il professore, il suo assistente e noi studenti. La lezione prosegue come al solito, interattiva e complicata, e infatti incontriamo presto una contraddizione, un intoppo nei conti ma nessuno sembra saperlo risolvere così lo sorvoliamo per andar oltre. Più tardi, quasi a fine lezione e forse un po’ oltre, io e Christian, da bravi studenti e da buoni azzeccati quali siamo, torniamo a ragionare sul problema. Ci mettiamo d’impegno insieme al prof che di fatti fa da spettatore e dopo qualche minuto intenso di conti e ragionamenti chiariamo il misterioso inghippo. Riceviamo allora i complimenti dal prof e dall’assistente, complimenti che alludono per altro alla nostra brillante carriera fino ad allora.



Così usciamo sollevati e lusingati ma sempre con quel nostro fare tranquillo di chi sa di meritare i complimenti e non se ne sorprende più di tanto, si concede il lusso di sorriderne serenamente ma non da più dell’importanza dovuta alla cosa. Parlottiamo fra di noi salendo la scale imbocchiamo il corridoio in cima e qui centinaia di studenti sono intenti ad uscire, ci infiliamo nel fiume di gente che ride e parla e scherza. Incontriamo i nostri amici, c’è Joey, Peppe, Marco, Antonio... ci sono tutti. Io e Christian ne siamo letteralmente travolti e di fatti interrompiamo naturalmente il nostro parlottare quieto associandoci a quel divertente stramazzio di voci.



E intanto penso che è finita la settimana e che passerò il weekend nella casa dove vivo con Vito, Laura e gli altri miei coinquilini. E provo una sottile malinconia per la mia casa natale, per il mio letto e tutte le comodità che vi sono, ma insieme provo entusiasmo e paura, incertezza ma di quelle ristoratrici per l’animo, di quelle che ti spingono ad osare prudentemente, a vivere pienamente.

Insieme a tutti i miei amici sono ora sull’uscio del portone d’uscita dell’edificio scolastico, mi aggrappo a Joey che mi trascina e che è a sua volta aggrappato a qualcun’altro più avanti, facciamo gruppo, c’è entusiasmo gratuito, c’è la spensieratezza frivola di chi ha finito una giornata di lavoro. Sulla destra scorgo Valentina, Diego e i due Michele che mi guardano da un aula, loro non possono ancora uscire hanno qualche altra lezione. Michele (che nel mio sogno risiede nel mio stesso palazzo) mi fa: <<Oggi torno a casa, passo dal portiere del palazzo>>, io penso che non ha alcun senso ciò che mi ha detto, cosi gli rispondo fra il divertito e il provocatorio <<E che devo fa? Ah... salutamelo!>> riesco appena a dirgli allungando il collo all’indietro, fra le risate e le urla, mentre i ragazzi mi trascinano via facendomi pattinare sulle suole.

Mi immergo anch’io nell’entusiasmo dei miei amici, nelle risate e nei giochi di grida e spintoni, siamo un gruppo di una quindicina, c’è Antonella, Laura, le ragazze di Casoria, Vittorio... prendiamo in braccio Joey, lo solleviamo ripetutamente sbraitando e urlando come fossimo allo stadio. Formiamo in un lampo una struttura umana incasinata e traballante, la dissolviamo poi e ci allontaniamo urlando e correndo. E nel farlo mi accorgo che migliaia di studenti si stavano godendo lo spettacolo, che ancora ci guardano divertiti e ammirati e partecipano al nostro entusiasmo ridendo e addirittura applaudendo quasi fossimo delle celebrità. E sento la loro ammirazione su di me e su noi tutti, e quel pizzico d’invidia ci fa dissolvere ancora più divertiti, e prendiamo congedo ma ci sentiamo uniti più che mai dai nostri sguardi complici. Tranquilli e informali riserviamo ad ogn’uno un saluto diverso e personalizzato, naturale e spontaneo e senza preoccuparmi se ho davvero salutato tutti mi volto e m’incammino verso la mia auto.



Ed è proprio li, in quel momento, mentre cammino,

che sento la felicità vera, la quale non ha sensocompiuto,

trascende le definizioni, la staticità

ed anche qualsiasi dinamismo che sia configurato o iterato

secondo la logica.

Sento la felicità vera, la quale è pazzia e non ha alcun senso.

Sento la pienezza, la soddisfazione viva,

il presagio lieto dell’inatteso,

della paura dell’imprevedibile che m’attende,

l’armonia fra l’esser appagato e aver sete di emozioni,

la coscienza perfetta di me stesso

e la facoltà di dissolvermi,

d’interrogarmi e mettermi in discussione,

la serietà e la nobiltà del ridere,

il continuo incessante trasformarsi delle cose e,

in questo,

la potenzialità di prender parte a tutto vivendo nel costante divenire.



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Pagina visitata 3052 volte, ultimo aggiornamento : 08/03/2006 - 03.15
ultima visita il 27/05/2012 alle ore 16:04 da un ragazzo di 42 anni.




 
 
 
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