( 18/10/2009 22:51:11 - N. 374362 ) |
La mente può maturare la capacità di essere Amore anche riflettendo in modo consapevolizzante sulle differenze tra il “voler bene” e l’Amare. I concetti che seguono vanno utilizzati in questo senso. L’Amore è l’emozione primaria che scaturisce dalla pura percezione di esistere della mente. Le emozioni diverse dall’Amore sono “distorsioni dell’Amore” (“Amore espresso in modo deviato) Le loro vibrazioni non sono in armonia con quella dell’Amore, che è la vibrazione emotiva basilare. Il “voler bene” è una disfunzione emotiva, una contraffazione della Naturalezza dell’Amare. Quando lo stato emotivo è caratterizzato completamente dall’Amore, la mente Ama (È Amore) La presenza di emozioni diverse dall’Amore significa che c’è “voler bene”. Il “voler bene” è viziato dalla tripartizione immaginaria in: amante – “amare” – amato, che cessa con l’emergere dell’Amore. Quando c’è Amore, la mente è totale amante di tutta sé e l’amante, l’amare e l’amato coincidono. La gelosia, la tristezza, l’ansia, la nostalgia, la rabbia, la tristezza, le paure e le altre emozioni nocive sono elementi del “voler bene” – voler male e impossibilitano l’Amore. Alcune, per esempio la gelosia, sono spesso definite come espressioni di vero amore. Il significato sostanziale di senza gelosia non c’è amore corrisponde profondamente a quello di senza maltrattamento non c’è benessere. La mente dipendente da emozioni pesanti può trovare molte ragioni per spiegare perché, secondo lei, alcune emozioni nocive fanno parte dell’amare. La mente che Ama sa con totale certezza che impediscono l’Amare, anche perché a differenza della mente che non conosce l’Amore, conosce ambedue le parti della medaglia: l’Amore e le emozioni nocive che ha prodotto quando non Amava. Il “voler bene” è “amore” viziato dall’ “io” (identità immaginata). L’Amore è libero dall’io. Questa è la vera libertà – la libertà dall’io, ben diversa dalla mera libertà dell’io. Più la mente è libera dall’identità immaginata, più è vicina ad essere Amore e meglio può consapevolizzare (non sperimentare o comprendere) la libertà Assoluta della Reale Identità (Dio, Assoluto, Realtà, Sé La sofferenza è spesso associata all’Amore, per esempio con concetti ebbrizzanti come soffrire per Amore e l’Amore è sofferenza, ma l’afflizione impossibilita l’Amare ed è una caratteristica del “voler bene”. L’Amore è uno stato del BenEssere (l’altro è l’Estinzione). Il “voler bene” impossibilità L’Amore è Lucidità e Razionalità. Il “voler bene” è ebbrezza emotiva e concettuale, irRazionalità. Il “voler bene” è macchiato dall’attaccamento a sé e ai fenomeni in generale. L’Amore ne è affrancato. L’Amare è uno stato unico: non ci sono diverse forme d’Amare. Il “voler bene” è spesso dominato dall’emozionalità concettuale (processi emotivi condizionati dai concetti sulle emozioni) e alimenta la concettualizzazione delle emozioni, che è anche un modo della mente di sostituire ingannevolmente la mancanza d’Amore. L’Amare è libero dall’emozionalità concettuale e libera dalla concettualizzazione delle emozioni, anche perché l’Amare è eguale alla Conoscenza. Quando “vuole bene” la mente immagina la separazione tra soggetto e oggetto. Quando Ama sperimenta l’effettiva unità dei cosiddetti soggetto e oggetto ed è consapevole che si tratta di due suoi aspetti, inscindibili tra loro e dal resto della mente. L’Amare è anche percezione unitaria. La mente che Ama sperimenta la (propria) “dualità” in modo unitario, mentre quella che “vuole bene” sperimenta la (propria) sostanziale unità come se fosse dualità. Quando “vuole bene” la mente immagina la separazione del mondo esteriore da quello interiore, quando Ama no. Tutto ciò che è sperimentato fa parte della mente: sono suoi segmenti che percepiscono se stessi e altri suoi segmenti. La mente che Ama è pienamente consapevole che il tempo, lo spazio e l’universo avvengono in lei. Maturando la capacità di Amare, lei accresce la consapevolezza che sia il “mondo interiore” sia quello “esteriore” sono suoi aspetti. La convinzione errata che il secondo si trova fuori è primariamente una conseguenza dell’identificazione con il corpo fisico: io sono il corpo e ciò che è esterno al corpo è fuori di me. Il “voler bene” è inerente a qualcuno/qualcosa di particolare e quindi c’è “voler più bene” a qualcuno (qualcosa) che a qualcun altro (qualcosa d’altro). Il “voler bene” è una particolare forma di attenzione indirizzata da alcuni segmenti dell’identità immaginata verso: Ø altri suoi segmenti, cioè verso le subidentità immaginate (“subpersonalità Ø altri processi della mente in generale, tra i quali ci sono i segmenti che lei percepisce e definisce come amico, moglie, figlio, collega… Questo significa anche che il convincimento che gran parte dei genitori ama i figli è una leggenda metropolitana. Quelli che Amano (i figli) sono rarissimi. Se gran parte dei genitori amasse veramente: quasi non ci sarebbero problemi nei rapporti; moltissimi figli sarebbero molto consapevoli e molti sarebbero Divenuti del tutto; il mondo fiorirebbe di abbondanza; i sistemi scolastici e educativi avrebbero un’importanza minima e sarebbero profondamente diversi da quelli attuali, visto che invece di dover acquisire sapere, molte menti esprimerebbero spontaneamente conoscenze molto qualitative. È indubbio che molti genitori dedicano veramente la vita ai figli e vogliono loro molto bene, ma la dedizione e il “voler bene” non sono da confondere con l’Amare. Fare le cose con dedizione non implica farle con Amore. Soltanto la mente che Ama può farle con Amore, anche perché tutto ciò che sperimenta e interpreta come: fare, oggetto del fare, soggetto del fare, risultato del fare… sono suoi elementi. L’Operare con Amore esige l’assenza dell’agente immaginario (identità immaginata) e la presenza della totalità della mente (la mente agisce con tutta se stessa) L’Amare è esente da distinzioni. È Amare tutto e tutti indiscriminatamente, anche perché la mente sperimenta il tutti come unico tutto. L’Amare si costituisce quando è globalmente indirizzata verso se stessa, senza immaginare la frammentazione della propria totalità. Si tratta della mente che è consapevole di tutta sé con tutta sé, ma anche dei suoi singoli processi. Non si tratta, come nel caso della contaminazione da identità immaginata e quindi del “voler bene”, di un punto della mente che indirizza i processi (sensazioni, emozioni, pensieri) verso un altro, ma è la totalità della mente che integralmente consapevole della propria interezza e dei singoli processi, esprime l’Amore di tutta sé verso tutta se stessa. Ama tutto e tutti indiscriminatamente, pienamente consapevole che ogni ognuno sperimentato è un suo segmento, ma è anche profondamente consapevole delle esigenze effettive altrui e del loro sognare necessità immaginarie. L’Amare può essere temporaneamente focalizzato maggiormente verso un segmento della mente, per esempio verso quello definito madre, ma questo non varia la qualità dello stato emotivo globale (Amore) e a focalizzarlo è sempre la mente nella sua globalità e non un suo segmento particolare ([sub]identità immaginata). Diversa è solo la “quantità di Amore” indirizzata verso il singolo segmento, perché c’è maggior attenzione verso esso. Il “voler bene”: - impedisce la piena consapevolezza riguardo all’Amore Originale (Coscienza) e alla Beatitudine (intesa come “stato” della Reale Identità - è caratterizzato dal giudizio. Le constatazioni dell’Amare sono esenti dal giudicare. - è contratto da meccanismi comportamentali, emotivi e intellettivi limitanti. L'Amare ne è libero ed è spontaneità armonicamente dirompente. - è sintomo di consapevolezza ristretta e la restringe, impedendo la consapevolizzazione della Totalità (Vera Identità, Uno Totale). L'Amare è armonico effondersi “infinito” dall’ “infinità” della mente Quieta - è caratterizzato dallo sforzo, anche se la mente assuefatta allo stesso lo nota soltanto in minima parte. L’Amare è caratterizzato dall’assenza di sforzo: la mente può sforzarsi di tendere ad Amare, ma Questi sorge con la cessazione dello sforzo. - il “voler bene” è imbrattato dall’attaccamento ai frutti delle azioni. L’Amare è lindo da ogni azione e da ogni frutto, essendo agire e frutto massimo di per sé. - significa anche dipendenza, mentre Amare vuole dire anche vera indipendenza (libertà dal mondo oggettuale – concettuale). - è oberato dalle paure. Amore significa anche assenza di paure, che sono causate principalmente dall’identificazione con il corpo fisico (io sono il corpo) e dalla sensazione di separazione da altri. - è caratterizzato dall’attaccamento all’oggetto del “voler bene” e al rapporto. L’Amore compare con la scomparsa di ogni attaccamento. - è caratterizzato dall’identificazione con il corpo, le sensazioni, le emozioni, i pensieri. L’Amore ne è libero. L’Amare esclude il risentimento. Quando c’è Amare non c'è chi (identità immaginata) può risentirsi. Essendo condizionato dall’identità immaginata, il “voler bene” è invece complice del risentirsi, anche perché combattendo per mantenere i propri abbagli, essa può facilmente offendersi se le sue idee riguardo a sé, alla giustizia, al bene, al male, al mondo, a Dio…, non sono accettate o sono “addirittura” contrastate. Sino a che c’è “voler bene” non ci può essere completo perdono. L’Amore è perdono di per sé. La mente che Ama si è perdonata accettandosi in tutto e per tutto, e quindi non può soggiacere al proiettare il proprio risentimento su altri. La mente sufficientemente matura è consapevole che le ragioni del risentimento consistono sostanzialmente nel conflitto tra suoi segmenti, vale a dire che il soggetto effettivo con cui è in conflitto non è esterno, ma fa parte di lei. Il risentimento può essere stimolato dall’influsso di altre menti, ma le sue ragioni sostanziali e quelle della risoluzione dei rancori risiedono nella mente risentita o che ha perdonato. Perdonare compiutamente altri significa la piena consapevolezza che in Verità e in Realtà non ci sono - l’Uno è Uno. Le amarezze della vita: la vita della mente che “vuole bene” è amara, l’esistenza di quella che Ama è Amore. A differenza della mente che è Amore, quella che “vuole bene” di norma subisce il condizionamento limitante dei propri e altrui concetti. Il “voler bene” è viziato dall’immaginaria tripartizione del tempo in passato, presente e futuro e questo forma fenomeni come: nostalgia, attaccamento al passato, aspettative, “vagare della mente tra passato e futuro”… Quando è Amore la mente non immagina la tripartizione del tempo ed è esente dai fenomeni appena elencati. L’Amore è libero dal condizionamento (“psicologico) del tempo. È piena consapevolezza dell’attimo presente. Affinché il grigiore del “voler bene” si dissolva nella Luce dell’Amore, la mente deve abbandonare l’attaccamento al passato e al futuro per essere integralmente l’ora – qui. Il “voler bene” fa percepire le cose come sembrano (molteplicità La mente che Ama è libera dai concetti sulla perfezione e sperimenta quella effettiva di ciò che percepisce. Amore è anche sinonimo di perfezione relativa, che non questione di forma, ma di come è percepita. I concetti Assoluto, Dio, Realtà, Sé, Reale Identità sono invece sinonimi di Perfezione Assoluta. A sua volta, il “voler bene” è spesso caratterizzato dalla concettualizzazione della perfezione: questo è perfetto, questo è imperfetto, la perfezione è questo e quello, la quale è primariamente una conseguenza della mancata sperimentazione della perfezione relativa, cioè dell’Amore. La mente che Ama permane imperturbata. Quella che “vuole bene” è turbata, anche se non nota di esserlo, perché assuefatta a questo stato. Quando È Amore, la mente si sente realizzata e non sente mancanze. I suoi processi sono pienamente integrati tra loro. Si Ama e si Conosce integralmente, totalmente in Pace con la propria interezza. Quando soltanto “vuole bene” si sente sostanzialmente non realizzata, anche perché non è sufficientemente consapevole che tutto ciò di cui può fare esperienza sono suoi processi. Perciò cerca in un ipotetico fuori ciò che è in lei. In questo modo non può trovare la vera realizzazione, anche perché (l’immaginare di) cercare in un immaginario fuori non può portare che immaginaria realizzazione. La mente che cerca “fuori” tenta di trovare in un luogo che non c’è. Per farsi e fare del bene, invece di cercare nel presunto “fuori”, la mente farebbe bene a consapevolizzare l’ “oltre" La mente che non conosce Amore può soltanto immaginare l’effettivo significato di Ama il prossimo tuo come te stesso. L’individuo (la mente) che è Amore Ama il prossimo come se stesso, perché lo conosce come parte di sé (perché è un’apparizione nella sua mente) e di Sé (perché è un segmento della Vera Identità, Totalità In minor o maggior misura, in modo conscio o inconscio, il “voler bene” è sempre volto ad ottenere qualcosa: affetto, sicurezze, opportunità, soddisfazione... I secondi fini del “voler bene” sono spesso così sottili che la mente non li nota nemmeno, anche perché è profondamente assuefatta ad essi o perché li definisce come aspetti dell’ “amare”. L’Amare non è invece volto ad ottenere niente, ha già tutto o meglio è consapevolezza che in Verità si è Tutto (come Uno Totale, non come individuo) Il “voler bene” è anche un continuo spettacolo di equilibrismo. Per trovare un po’ di “pace” e di “equilibrio”, la mente che non Ama deve far quadrare i rapporti tra i suoi segmenti, scambiando, tra l’altro il rapporto ideale per ottimale. La mente che “vuole bene” sogna spesso il compagno o la compagna ideale, mentre quella che Ama è pienamente consapevole di essere la propria compagna ottimale. L’equilibrio della mente che “vuole bene” è sostanzialmente un equilibrio concettuale, basato molto su idee sulla vita equilibrata, sul rapporto equilibrato, sulla personalità equilibrata, sull’equilibrio interiore ed esteriore… Quando i processi sono sperimentati e interpretati come corrispondenti ai propri parametri di equilibrio, la mente definisce questo stato equilibrio e si sente in pace (pensa di essere in pace, ma si tratta soltanto di una diminuzione del suo turbamento). Questo è comunque un equilibrio fallace, anche perché con il cambio di significato che la mente attribuisce ad un concetto (per esempio a io), l’ “equilibrio” può facilmente diventare squilibrio, mostrarsi cioè per quello che era effettivamente: squilibrio mascherato da equilibrio. Per quanto sopraffini possono essere i suoi concetti sull’equilibrio, la mente che non Ama è sempre squilibrata: la presenza dell’identità immaginata esclude il vero equilibrio e implica equilibrismo. La mente che Ama è invece equilibrio di per sé. Consapevole della propria unità e di quella onnicomprensiva (Uno Totale), non ha bisogno di cercare di relazionare i propri segmenti che, tra l’altro, sono già in equilibrio reciproco perché le loro vibrazioni sono armonizzate con quella dell’Amore. La mente dominata dai propri segmenti cerca di coordinarli tra loro accondiscendendo ai loro desideri non abbastanza consapevolizzati e alle loro tendenze deleterie. La mente decisa a maturare La mente che Ama stimola automaticamente e senza sforzo altre menti ad Amare. Quella che “vuole bene” stimola altre a “voler bene”. Solamente Amando la mente può Conoscere che cosa sono l’effettivo Bene (stimolazione del Divenire veritiero) e l’effettivo Voler Bene. Il “voler bene” è sicuramente meglio del voler male, anche se spesso “voler bene” a qualcuno implica il “voler male” ad altri, ma la soluzione sostanziale e Naturale è l’Amare che lascia spazio al proprio Trascendimento. ( 9/7/2009 20:30:45 - N. 372393 ) blog modificato il: 09/07/2009 20:35:26 |
QUANTE BELLE COSE CI STIAMO PERDENDO ? Un violinista nella metropolitana. Una storia vera. Un uomo si mise a sedere in una stazione della metro a Washington DC ed iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo tempo, poiché era l'ora di punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero passate per la stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro. Passarono 3 minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava. Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non essere in ritardo sulla tabella di marcia. Alcuni minuti dopo, il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare. Pochi minuti dopo, qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e ricominciò a camminare. Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi. Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un momento. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, ne' ci fu alcun riconoscimento. Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo. Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari. Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari. Questa è una storia vera. L'esecuzione di Joshua Bell in incognito nella stazione della metro fu organizzata dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. La domanda era: "In un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?". Ecco una domanda su cui riflettere: "Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo?" ( 27/6/2009 16:50:53 - N. 372051 ) |
( 29/4/2009 18:18:24 - N. 370211 ) |
( 23/4/2009 18:03:52 - N. 370018 ) |