Nick: CHRISEOS Oggetto: LA TETTEVISONE Data: 25/11/2005 17.36.1 Visite: 184
Non sono una divoratrice di televisione, e francamente ne sono piuttosto felice - vista la qualità dell’offerta. Nonostante questo mi capita di guardarne di tv, non vivendo in casa da sola e non pranzando e cenando da sola. Ultimamente la mia attenzione è caduta su un certo tipo di pubblicità, o per essere più corretti ho notato che ormai gran parte delle pubblicità seguono un modello comune: lo chiamerei il "modello erogeno". Dalle pubblicità delle compagnie telefoniche a quelle di birre, formaggi e quant’altro.. tutti fanno leva sugli istinti sessuali degli italiani, proponendoci di comprare non una birra ma un culo, non un telefono ma un bel paio di tette: qui si entrerebbe in questioni di marketing, nella progressiva trasformazione da prodotto tale e quale a complesso insieme di significati, ma non è quello di cui volevo parlare. Viene da chiedersi invece se tale strategia sia stata loro ispirata dalla proverbiale passionalità degli abitanti del Bel Paese, dalla loro innata natura focosa, o se invece i pubblicitari, da acuti psicologi quali sono, abbiano capito che la recessione economica porta alla frustrazione, quindi alla conseguente ricerca di sfoghi… e cosa c’è di più efficace del sesso? (lo so, molte di noi preferiscono lo shopping o la nutella). Sembra in ogni caso che i pubblicitari abbiano scoperto quasi improvvisamente Freud, e che nella sua teoria abbiano trovato qualcosa di tanto semplice quanto prezioso (qualcosa come la ricetta dell’oro degli alchimisti, o la pietra filosofale..), il tasto che più di ogni altro riesce a fare breccia nella crosta culturale e "civile" dell’homo sapiens sapiens (poco), per giungere dritto a quel centro primordiale, animale, che neanche lui ha mai abbandonato o sublimato: la bestia pronta a vibrare di pulsioni inconsce e involontarie. Ora, se il mondo della pubblicità si è sempre avvalso massicciamente della psicologia umana, cercando di capirla per poi riprodurne gli schemi (ovviamente pilotandoli verso ciò che più gli interessa), a me sembra ripugnante come ogni forma di inganno in genere; ma finchè si voleva far credere che un prodotto fosse di qualità migliore degli altri per il semplice fatto di dirlo varie volte in una giornata, e anche senza avvalersi di prove che ne garantissero l’effettiva superiorità, questo lo potevo accettare; ciò che invece mi disturba di queste pubblicità è la loro meschinità, il loro voler penetrare subdolamente la psiche fino in fondo, sfruttando un ambito che non ha in nessun modo a che vedere con ciò che vendono. Se è vero che Freud associava più o meno direttamente quasi tutte le emozioni alla sfera sessuale (anche quelle legate al cibo), e una buona parte di queste teorie mi sembrano convincenti, tuttavia mi sembra disgustoso assecondarle e ancor più esacerbarle per scopi brutalmente commerciali. Purtroppo non è solo colpa dei pubblicitari se questo modello è potuto nascere e trovare grande riscontro, perché la nostra è ormai una società sessuata, una società in cui il sesso è sempre più sbandierato, sbattuto in faccia spudoratamente, imposto; una società in cui il livello di successo (sia sociale che professionale) dipende sempre più da quello di desiderabilità sessuale, soprattutto per le donne; in cui i modelli sono sempre meno modelli di eccezionale bravura e sempre più modelli di eccezionale bellezza; in cui la sessualità non è più soltanto un aspetto intimo della vita ma uno status. Tutto ciò non ha niente a che vedere con la libertà sessuale, per il semplice fatto che l’evoluzione culturale che l’ha consentita ha proposto il confronto con la sessualità anziché imporlo. Questo bisogno di vilipendere il pudore è il contrario della libertà sessuale. Shhhhh... |