Nick: ADP Oggetto: Il cazzo del racconto Data: 22/9/2003 22.41.32 Visite: 18
[dedicato a Luigi Pirandello] Ancora sedeva lì, in qualche posto che non riuscivo a vedere, dopo tante ore trascorse così, con quella sua enorme paranoia. Che schifo. Eppure gliel’avevo spiegata già molte volte la situazione, gli avevo detto che sarebbe andata a finire così, ed ora, nonostante lui non fosse mai stato ad ascoltare le mie ammonizioni, ero tutto impegnato a confortarlo, a consolare quella persona triste che più volte non m’aveva dato retta. E che mi aveva in larga misura danneggiato. -Non puoi conoscerla, sarebbe inutile, anzi, dannoso. In primo luogo s’accorgerebbe dello scambio, e poi, qualora lei fosse così magnanima da accettare la cosa (e ti assicuro che non lo è), non avresti nessuna possibilità di conquistarla. E neanche di continuare secondo la linea sostenuta da me fin’ora, sfruttando il mio lavoro. Non ne saresti in grado. Inoltre, dopo questo simpatico atto unico che vorresti mettere in scena, lei non vorrebbe più vedere neanche me, e questo non potrei perdonartelo.- Quante volte, porca miseria, gliel’avevo detto. Niente. Insisteva, piagnucolante. -Ma almeno proviamoci, dai! Sai che bello che sarebbe, se lei accettasse la cosa... prova ad immaginare, non ci riesci proprio? Te lo dico io allora: una vita senza più finzioni, neanche quelle che, purtroppo, non possiamo eliminare, perchè sono involontarie. Se ne andrebbero via da sole. Perchè anche questa, se non c’avevi mai pensato, è una sorta di vile menzogna. Fingi anche senza rendertene conto. E fin quando non ne sei consapevole, la cosa è accettabile. Ma dal momento in cui scopri come stanno le cose, sarebbe da vigliacchi continuare sulla stessa scia, non credi?- Diciamoci la verità, un minimo di fondatezza, nelle sue osservazioni, c’era. Ma le probabilità che la cosa funzionasse erano davvero irrilevanti, come più volte ebbi a sottolineare. In effetti io provavo disagio a non fargliela conoscere, Marzia. Soprattutto da quando avevo scoperto che mentivo, e che, per una vita intera, non sarebbe stato felice (né opportuno) negarle la sua conoscenza. Come avrei potuto continuare a fingere, dopo aver scoperto che fingevo? Non sarebbe stata una menzogna più grave di un ripetuto e nascosto adulterio? Certo che lo sarebbe stato. Lo credevo, e lo credo ancora. D’altra parte ero più che convinto che la cosa non sarebbe andata a buon fine. La soluzione? Non c’era. E probabilmente abbiamo fatto, io e lui, l’unica cosa da fare. Feci andare lui all’appuntamento. E lei si accorse subito, come previsto, che qualcosa non andava. Gli disse (con buona ragione) che non ero più io. Gli chiese se fosse successo qualcosa. Affrontò la cena in modo sospettoso, come osservata da un estraneo. Questo si ripetè per qualche tempo, una settimana circa. Dopodichè mi lasciò. O forse, sarebbe il caso di dire “lo lasciò”. Ed ora io sono qui, a consolarlo, quando poi ci vorrebbe qualcuno che consolasse me. Non per la perdita di una donna, che pure mi dava tanto, ma per quello che sarà il mio avvenire. Perchè ora lo so, l’ho visto, e c’ho anche parlato con lui. Con quel tizio avvilito che siede lì, in qualche posto del mio cervello. Da quel giorno, da quando s’è fatto vivo, sono cosciente dell’esistenza di una parte della mia persona, che pure è viva, e che pure respira di vita vera, né più e né meno di me, e che conserva legittimamente la sua dignità, dietro un velo, nascosta. Ma non per sempre. Neanche finisco di scrivere queste brevi righe, perchè in questo momento, che io sia dannato, ne sento un altro! Mi chiama, e pretende la mia attenzione! Povero uomo che sono, destinato a soccombere alla molteplicità, schizofrenica, dei miei numerosi volti.
|