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Nick: Giuiello
Oggetto: missili contro capodichino
Data: 28/11/2005 8.55.25
Visite: 134

Gli episodi, due anni fa, contro un aereo di linea Alpieagles e un elicottero della Guardia di finanza. Due anni di indagini, ma il fascicolo è a carico di ignoti
Inchiesta choc su denuncia di due piloti
Allarme missili nel cielo di Napoli
di LUCA FAZZO e MARCO MENSURATI


La torre di controllo dell'aeroporto di Napoli
NAPOLI - Missili da guerra sparati nei cieli italiani contro aerei pieni di passeggeri civili. Lo spettro di una nuova possibile Ustica fa capolino dietro l'ultimo mistero che coinvolge l'aeronautica italiana, già provata da una stagione quanto mai infelice. A squarciare il velo di silenzio posto sin dall'inizio su tutta questa vicenda di radar, comunicazioni radio e pericolosi equivoci, è una indagine penale condotta in grande segreto. L'inchiesta è della procura di Napoli, l'ipotesi di reato è quella di attentato alla sicurezza del trasporto aereo. Fino ad oggi gli inquirenti si sono mossi senza dare nell'occhio, ma ora che l'inchiesta è quasi arrivata alla sua conclusione qualche dettaglio comincia a trapelare. E la ricostruzione è da brividi. Perché per due volte, nell'estate e nell'autunno di due anni fa, nel cielo di Napoli sono volati missili a distanza ravvicinata di apparecchi che si preparavano ad atterrare a Capodichino.

Il primo contatto porta la data del 25 giugno. Sono le 20,20 quando del 25 giugno il jet Fokker 100 della Alpieagles partito da Palermo carico di passeggeri si avvicina allo scalo del capoluogo campano. Ha già chiesto l'autorizzazione alla torre di controllo e ha cominciato a calare di quota. Fuori è ancora chiaro, siamo ormai in estate, e la visibilità è buona. Il cielo viene rigato da un lampo. Una linea luminosa che gli viene incontro velocissima, circa seicento metri sotto di lui: un niente, in termini aeronautici. Il pilota prende la cloche, fa appena in tempo a rendersi conto di quello che sta vedendo. E quello che sta vedendo è qualcosa di incredibile: un missile. "Aveva la testa rossa e il corpo molto affusolato", dirà dopo l'atterraggio agli uomini radar della torre di controllo di Napoli, che poco prima hanno ricevuto il primo allarme mentre stavano dando le istruzioni per l'atterraggio.

L'evento - così viene chiamato nei primissimi rapporti ufficiali - mette in fibrillazione l'intero sistema aeronautico. L'allarme partito via radio risale la china del potere e da Napoli arriva a Roma, nel Palazzo, dove alla fine si decide di disturbare i più alti gradi dello Stato maggiore. La comunicazione ufficiale, è la decisione che viene presa immediatamente, deve essere ridotta al minimo, ed è forse in virtù di questa decisione che per le ore successive non si parlerà di missile ma solamente di Ufo, di oggetto non identificato.

Ma quello che ha incrociato la rotta del Palermo-Napoli era inequivocabilmente un missile. E anche se si cerca di tenere nascosta la notizia al grande pubblico, è impossibile non avvisare la magistratura. Così all'indomani dell'evento i carabinieri della Compagnia Stella di Napoli, per ordine del pubblico ministero Stefania Castaldi, si presentano dai dirigenti delle autorità aeronautiche (Enav ed Enac), cominciano a fare un po' di domande e a sequestrare un po' di documentazione. Passati i primi giorni, nessuno - tranne il pubblico ministero - sembra più preoccuparsi molto di quanto successo nel cielo di Napoli quel 25 giugno.

Qualcuno, dopo averci lungamente parlato, riesce a tranquillizzare anche il pilota di Alpieagles, disposto a ricondurre ciò che aveva visto quella sera nell'ampio novero delle cose stravaganti che negli ultimi anni si vedono accadere nel mondo degli aerei.

Ma il 10 ottobre l'incontro ravvicinato con il razzo si ripete. Identico. Stavolta a incrociare il missile non è un aereo ma un elicottero della Guardia di finanza. Un volo locale, decollo da Potenza e atterraggio sempre a Napoli. Il racconto del pilota è lo quasi lo stesso del collega di Alpieagles. Il lampo luminoso, la scia lunga di colore azzurro che divora l'aria, che viaggia nella stessa direzione dell'elicottero ad un'altezza di circa 4500 piedi. Anche il pilota delle "fiamme gialle" lancia l'allarme. E siccome la somiglianza con l'episodio di quattro mesi prima è palese, la denuncia finisce nello stesso fascicolo sul tavolo della dottoressa Castaldi.

La procura napoletana fa quello che può: sequestra i piani di volo, sequestra le registrazioni delle conversazioni terra-bordo-terra, le voci dei piloti e dei controllori che si raccontano in diretta quello che sta accadendo. Vengono contattate le autorità militari italiane ed alleate che intorno a Napoli hanno basi operative. La perizia viene affidata all'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, l'organismo indipendente che per legge analizza tutti gli eventi anomali nei cieli italiani.

Ora, a più di due anni di distanza dall'ultimo episodio, la magistratura si prepara a chiudere l'inchiesta. E di certo c'è solo che fino a pochi giorni fa, il fascicolo era ancora registrato a "modello 44": cioè a carico di ignoti. Significa che, a meno di sorprese dell'ultima ora, l'identità di chi due anni fa si mise a lanciare razzi nel cielo di Napoli rischia di restare sconosciuta per sempre.

(28 novembre 2005)



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