Nick: NERONE Oggetto: GRAZIATA Data: 25/9/2003 16.17.38 Visite: 29
Amina non verrà lapidata Nigeria. Era accusata di adulterio Amina Lawal è stata assolta. La donna nigeriana, accusata di adulterio e condannata alla lapidazione, è stata ritenuta non colpevole dalla corte d'appello islamica di Katsina. Amina, 31 anni era stata condannata nel marzo 2002 alla pena capitale per "adulterio". Dopo il divorzio dall'uomo che le aveva dato due figli, aveva avuto rapporti con un altro uomo che l'aveva messa incinta. La bambina nata dalla coppia, Wasila, ora ha un anno e mezzo. I cinque componenti del tribunale si sono espressi a maggioranza a favore della revoca della condanna inflitta all'imputata. Nella sentenza, letta dal presidente Ibrahim Maiangwa, si sottolinea che la Corte d'Appello ha giudicato "assolutamente sbagliata" la decisione dell'Alta Corte della Sharia, per cui ha deciso di assolvere Amina. I legali della donna avevano argomentato il loro appello sostenendo che la sharia non era applicabile nel suo caso perché il "crimine" era stato commesso prima che la legge islamica venisse introdotta nello stato di Katsina. Amina Lawal aveva presentato ricorso alla Corte d'Appello contro la sentenza, rilasciata in prima istanza, del tribunale islamico di Bakori che l'ha condannata a morte, tramite lapidazione, per adulterio nel marzo del 2002. Con il capo coperto dal tradizionale velo islamico - tenendo Wasila, la figlioletta della 'colpa' con una mano e Aliyu Musa Yawuri, l'avvocato, con l'altra - Amina si era presentata in mattinata nell'aula del tribunale. La corte, fin dalle prime ore del mattino, era stata circondata da una trentina di poliziotti armati e presa d'assedio dai giornalisti e da un gruppo di attivisti impegnati nella difesa dei diritti umani che hanno atteso pazientemente l'arrivo della condannata. Amina, donna di campagna di 31 anni analfabeta e disoccupata, dopo il divorzio dall'uomo che le aveva dato due figli, aveva avuto rapporti con un altro uomo che aveva promesso di sposarla, l'aveva messa incinta, e poi non aveva mantenuto la promessa. L'udienza di appello era stata rimandata tre volte e tali rinvii hanno dato vigore al movimento internazionale che rivendicava l'assoluzione della donna. Migliaia di lettere ed e-mail hanno tempestato le autorità nigeriane, come era avvenuto per Safiya - la donna protagonista di un caso simile e poi graziata. Il verdetto di oggi ha dato ragione al presidente nigeriano Olusegun Obasanjo (che è cristiano) che aveva assicurato che "Amina non sarebbe mai stata giustiziata". Se la condanna fosse stata definitiva, Amina Lawal sarebbe stata la prima persona a essere lapidata dall'introduzione della sharia (legge islamica) nel 2000 in 12 Stati a maggioranza musulmana del nord della Nigeria. In base alla sharia, perché un uomo sia condannato per adulterio occorrono almeno quattro testimonianze oculari, ma per una donna una gravidanza fuori del matrimonio è considerata di per sé una prova sufficiente.
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