Nick: GI.FRA Oggetto: RAZZISMO: 5 minuti...VERGOGNA Data: 6/12/2005 11.48.45 Visite: 134
le partite del campionato stanno iniziando con cinque minuti di ritardo. «Cinque minuti solo cinque vedrai» era il gingle di non so quale spot pubblicitario che mi è tornato alla mente quando sono venuto a conoscenza della decisione della federazione (o della lega?) di ritardare di cinque minuti l’inizio di tutte le partite come segno di solidarietà verso quei giocatori di colore sempre più vittime degli insulti di larghe frange delle tifoserie di tutti gli stadi. Diciamolo pure: «cinque minuti solo cinque vedrai»... vedrai che non servirà a niente, vedrai che gli insulti non mancheranno... ritarderanno insieme al ritardo del fischio d’inizio, ma ci saranno. Saranno lì a ricordarci l’inutile tentativo di Marc Zorò di fermare il gioco. Ricordo che da piccoli quando non si rispettavano le regole di un gioco si smetteva punto e basta; era una regola non scritta, un tacito consenso che legava tutti i protagonisti di un pomeriggio passato in cortile o al campetto della parrocchia. Non gioco più, semplicemente perchè tu non ha rispettato regole, non gioco più e... mi porto via anche il pallone. Nessuno protestava, ognuno tornava a casa senza troppe considerazioni sociologiche o elucubrazioni mentali. Il gioco era finito perché uno (bastava che fosse uno solo!) non aveva rispettato le regole. Che insegnamento! Si doveva smettere, allora, giocare a porte chiuse, impedire a quattro (?) ignoranti con un cervello senza fissa dimora di sporcare il gioco più bello del mondo. Cosa vuoi che possano concludere 5 minuti, o una maglietta contro il razzismo sulla maglia dei titolari o una faccia dipinta di nero... un po’ di folklore che fa parte del gioco. Il razzismo non si combatte con un cronometro in mano. Uno stadio deserto, un silenzio assordante un’ecatombe degli spalti (e non sugli spalti come spesso accade) poteva essere un segno molto più forte, quello strappo che da tempo si auspica ma che non si ha il coraggio di sottoscrivere. C’è chi non la pensa così, c’è chi preferirebbe ignorare questi quattro imbecilli lasciandoli soli a se stessi, magari nell’inutile ricerca di quell’inafferrabile neurone che vaga negli spazi immensi ma vuoti dei loro cervelli. Gli è stato permesso di urlare per decenni, gli è stato permesso di condizionare le scelte delle società presidiando i campi di allenamento. Adesso vorremmo che finisse, vorremmo tornare a leggere fiumi di inchiostro che si sprecano per le gesta dei centravanti o per le prodezze sulla linea dei portieri. Vorremmo che le partite iniziassero in orario e che a fermarle ci pensasse solo il triplice fischio dell’arbitro al novantesimo. BASTA ma vergognatevi che senso ha ritardare di 5 minuti?
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