il giorno dopo

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Nick: buendia
Oggetto: il giorno dopo
Data: 28/9/2003 22.10.38
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il giorno dopo tutto passa.
quando la giornata era andata male, la voce calma della mamma lo consolava così. le sbucciature sui ginocchi, il mal di pancia, la pagella mediocre e le beffe dei più grandi per la sua sfrontata ingenuità. era cresciuto così, venuto su così. con la speranza che domani sarà meglio di oggi, domani tutto passa. a vent'anni era partito militare, era finito nell'esercito, lui che con le pistole non ci giocava nemmeno da bambino. la nostalgia se lo mangiava a pezzettini, la faccia chiara illuminata solo da quegli occhi belli, le spalle fragili, troppo fragili per la guerra e per tutto, le ginocchia scavate come il letto asciutto di un fiume. il giorno dopo tutto passa, signor capitano, lo dice sempre la mia mamma.
era vero. tutto era passato. i furori giovanili, insospettabili ma solidi per uno come lui, le tenere passioni e quelle forti, per le donne e il cinema, la calma insopportabile di certe giornate, il tramestio dell'uomo che gli spuntava dentro come un ferro rovente, la musica e l'armonia, le dissonanze e i colori percepiti coi sensi dei trent'anni, la luce pallida, più vivida, l'alba ed il buio, il chiaro della luna, moneta falsa spacciata per buona, l'arancio caldo in mezzo al cielo, la nebbia, la luce silenziosa e, sotto ,un correre segreto di verità e menzogne nel cuore di ogni giorno combattuto.
cazzo come passa il tempo, come passa questo tempo di ieri, di quando c'ero e non lo sapevo, quando potevo volare ma non capivo che prima devi spiegare le ali, di quando avevo promesse da mantenere. cazzo com'è passato in fretta. sembra ieri. sembra ieri che facevo l'amore senza stancarmi mai, che tiravo tardi con gli amici all'angolo, che parlavo per parlare, per dire, per gioco, per catturare l'attenzione, per urlare che non mi andava bene 'sto sistema, che dovevano morire i fasci, che le puttane sono solo ballerine tristi, che l'acqua, diosanto, l'acqua, c'era chi ne beveva un dito al giorno e chi ci nuotava ingrato. era ieri. era solo ieri.
mamma, 'sto cazzo di domani, mamma, che ora non me le conti più queste stronzate, cosa dovrà passare domani? io rivoglio le corse sotto l'acqua scrosciante, mamma, le botte dopo scuola e i miei pazzi amici, ma erano i migliori, rivoglio l'amore che ho taciuto, il profumo della tua esistenza che è passata, anche lei, senza aspettare, senza che avessi il tempo di pensare, senza che nessuno mi avesse detto come fare. potevo consolarmi, sai, quando avevo poco coraggio e troppa fretta del domani, con la tua trovata del giorno dopo. ma qui dentro ogni giorno è uguale a se stesso, le sbarre stanno immobili alla finestra, le mie colpe mi piovono sulla testa come i calcinacci. se poggio l'orecchio alla parete queste mura raccontano la solitudine e mentre il silenzio vibra e la luce e il buio non fanno la differenza tra le cose, io resto qui, troppo vivo per non aver paura, troppo diverso per guardare indietro. sono qui, libro che non sarà mai letto, seme dimenticato, ieri, ieri, ieri e ancora ieri, cancellato dalla memoria del mondo, sconosciuto a me stesso.