Nick: buendia Oggetto: questa sinistra che mi piace Data: 10/12/2005 15.58.7 Visite: 122
così massimo d'alema parla alla tre giorni dei democratici di sinistra. sperando che il caro nanni, questa volta, sia contento pure lui...
"Se ce la faremo con Prodi, allora comincerà la sfida più difficile e non ce la faremo se tutte quelle associazioni, quelle donne e uomini che ci sono stati a fianco in questi mesi non saranno a fianco a noi, per non ripetere quel riformismo dall'alto del quale siamo stati prigionieri qualche volta nell'esperienza del centrosinistra. Noi dobbiamo unire l'Italia, chi ha bisogno, chi merita e chi ci prova, come ha detto Bersani in quell'approccio che nessuno di noi potrebbe imitare. Un approccio che ha le sue radici culturali nella più straordinaria esperienza riformista italiana, anche dal punto di vista del linguaggio. Noi siamo figli di una cultura che ha preferito il circuito astratto-concreto-astratto, mentre l'Emilia viene da una tradizione che muove dal concreto e torna li'. Qualche volta visitando l'astratto. Infatti io avrei detto in termini più astratti, unire la cultura, il lavoro e l'impresa”.
Il presidente Ds affronta poi il tema dei diritti civili per gli immigrati. “Penso che alla base di tutto ci sia il pieno riconoscimento dei diritti politici di questi nuovi cittadini italiani”: Massimo D'Alema affronta il tema degli immigrati e fa questa battuta: “Al di là delle buone intenzioni di un sindaco progressista, se gli immigrati che vivono nella periferia della sua città hanno il diritto ad eleggerlo oppure no, penso se ne occupi di più”.
“Il governo Berlusconi non ha liberalizzato, ha bloccato il processo di privatizzazioni ed ha determinato un impressionante spostamento di ricchezza non solo dai più poveri a più ricchi, ma anche per i settori più esposti alla concorrenza internazionale; mentre hanno guadagnato molto le imprese protette, le grandi imprese pubbliche e quelle parapubbliche del presidente del Consiglio, che fanno parte dello stesso comparto e operano in regime di concessione e monopolio; esigenza di giustizia sociali e liberalizzazioni coincidono pienamente”.
"La sinistra non è ostile a liberalizzare la società. Questo è scritto nei nostri cromosomi, nel nostro Dna. La destra, piuttosto, è statalista. Le nostre radici sono anche nel socialismo liberale, nel dialogo tra Gramsci e Gobetti''. A questo punto D'Alema mostra un libro di Gramsci sulla crisi del '29 e l'interventismo dello Stato dal titolo ''Americanismo e fordismo. ''Gramsci diceva - chiosa - che l'intervento statale e' 'tutt' altro che scevro da pericoli' e tra questi elenca l' autarchia, il protezionismo, il salvataggio di grandi imprese e la nazionalizzazione delle perdite''. ''Secondo Gramsci la rendita 'si rafforzerebbe a danno della produzione e del lavoro'. Badate bene - commenta - Gramsci mette insieme impresa e lavoro. Credo che si tratti di pensiero liberale che viene parecchio da lontano rispetto anche alle più recenti sollecitazioni che ci vengono rivolte''. ''Noi comunque - assicura - vogliamo introdurre nella società italiana anche grandi e importanti, innovazioni in senso liberale”. D'Alema torna su un concetto da lui più volte espresso ossia che nella società ''non solo c'è un conflitto tra destra e sinistra, ma anche un conflitto tra vecchio e nuovo” e che ''esiste una sinistra innovatrice e una conservatrice”. Secondo D'Alema ''giustizia sociale e liberalizzazioni non devono essere coniugate perché coincidono”.
In merito al dibattito sulla laicità dello Stato, D’Alema ritiene che il confronto con la Chiesa va condotto su un terreno diverso, lontano quanto più possibile dal “rischio di un rigurgito anticlericale che sarebbe il successo migliore che potremmo regalare ai clericali”.
“Alla Chiesa, non ai cattolici, credo si debba chiedere reciproco riconoscimento dei valori. Un confronto non può essere impostato tra chi ha forti convinzioni etiche e chi sostiene il relativismo etico”: Massimo D' Alema nel suo intervento alla Conferenza dei Ds prende spunto dalle dichiarazioni del card. Ruini che ''meritano apprezzamento, in cui si ribadisce un diritto della Chiesa di alimentare un confronto culturale e chiedendo al mondo laico di viverlo senza vedere nella partecipazione legittima della Chiesa al dibattito pubblico un'invasione di campo. Credo che in questi termini questo confronto ci può arricchire”.
“Noi veniamo da una sinistra che ha sempre considerato la presenza del mondo cattolico nella società italiana come una straordinaria risorsa del Paese. Ma non credo affatto che il tema sia quello di un dialogo tra laici e cattolici, ma tra un'idea laica della politica e una critica della laicità della politica come privazione di valori e la tendenza a mettere in campo fondamentalismi e radicalismi ideologici come bisogno di restituire un fondamento forte alla politica. E occorre affrontare un confronto sui grandi temi che riguardano la condizione umana”.
“E' finita la lunga stagione dell'antipolitica, quella che ha dominato dagli anni '90 e che ha influenzato anche noi''. Una stagione che “è stata interpretata nel modo migliore da Silvio Berlusconi”.
“Il presidente del Consiglio l'ha interpretata in modo straordinario e tuttora gioca su quei temi, ma questa idea che la democrazia fondata sui partiti si possa sostituire con i modelli dell'impresa è stata colpita a morte dallo stesso Berlusconi”. “Come dire - aggiunge con ironia - la prova del budino viene mangiandolo ed il risultato è 'incommestibile'''.
“Ora - sostiene il presidente dei Ds - deve tornare ad esserci la politica e proprio le difficoltà delle scelte che il paese ha di fronte comportano il ritorno dei partiti collegati con la società con i loro progetti. Un grande paese non sta insieme se non ha un progetto, un'idea del futuro e la capacità di vedere oltre il proprio naso”.
E a questo proposito il presidente D’Alema sottolinea come lo stesso leader del centrosinistra sia consapevole di questo. “Prodi ci ha detto oggi che non si sente come nel '96 una personalità fuori dai partiti, anche se si presenta come leader politico e la sua candidatura al governo fa tutt'uno con un progetto di radicale cambiamento della politica italiana. La candidatura di Prodi va legata all'apertura del Cantiere del Partito democratico. Lo dico ai compagni che dubitano: davvero un contenitore neutro dovrebbe marcare uno slittamento moderato dei contenuti? A me non sembra che la nostra ricerca programmatica, fatta in questo contesto, abbia determinato uno spostamento moderato. Secondo: tutta questa partecipazione alle primarie ci sarebbe stata se i cittadini non si sentissero chiamati alla costruzione di una nuova forma politica? Non credo. Spetterà a Prodi fare una sintesi convincente e ha ragione quando dice che nel dibattito nostro e dei Dl ci sono valori comuni”.
Massimo D'Alema conclude il suo intervento con un forte tributo di stima e lode al segretario del partito, Piero Fassino, che va ad abbracciarlo e si commuove visibilmente davanti alla platea della conferenza dei Ds. “Mi ricordo come stavamo quattro anni e vedo come stiamo ora. Siccome siamo una grande forza politica che in autonomia si sceglie i propri dirigenti e la leadership si conquista sul campo, certo che i risultati ottenuti sono merito di tanti, ma credo che senza Fassino e il suo lavoro non ci sarebbere stati. Non ho altro da aggiungere”.
...neanche io .
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