Nick: mir Oggetto: VIGOR MORTIS Data: 10/12/2005 18.27.55 Visite: 111
Riposto uno scritto del buon lukas che ha deciso qualche tempo fa di privarci della sua presenza sul sito e del suo (per me) eccellente modo di scrivere. VIGOR MORTIS Sfoglio un giornale veramente vecchio nella sala d'attesa. Solo fotografie con grandi marche in basso, questa rivista è un cartellone pubblicitario ripiegato in 300 parti e questo fatto mi fa sorridere. Poi ridere. Poi me lo scordo, cioè mi scordo perchè ridevo. Poso il giornale e mi metto a guardare i poster sul muro. Una botta all'orologio, ancora un'altra per guardare se la lancetta dei secondi è coordinata con quella dei minuti: è un pò sfasata, la metto a posto. Arriva una mamma. Capisco che è una mamma dal fatto che non ha il figlio appresso, ed è distesa. Si siede incredibilmente lontano da me, ed accavalla le massicce gambe. Comincio a parlare, della prima cosa che mi viene in mente: le mie scarpe. - Vede? Stamattina ero indeciso tra questo paio di scarpe e un altro molto più comodo ma ormai logoro e fuori uso. Cioè, queste scarpe mi piacciono, ma sono di mio padre. Non sono state scelte da me. Tra l'altro, anche allacciandole col doppio nodo, le cordicelle rimangono sempre troppo lunghe, e che cavolo. E poi, guardi quei poster, parlano del cuore, del pancreas e ci elencano tutte le ossa. Se io volessi catapultarmi a leggere qualcosa che mi interessa, rischierei di inciampare, di cadere... di rompermi lo sfenoide o il quadrif... non leggo bene da qua. - Comunque piacere, Giovanna, signorina. - Non è mamma, lei? - No, sono zia, però. Ho due nipotini, figli di mio fratello. E deve vedere che pesti! Ogni volta che vengono da me saltano sui divani e io SMETTETELAAAA ma niente. Poi gli preparo la pizza con la scarola e le patatine fritte che come vengono con la mia friggitrice non se le mangiano neanche al McDonalds. Si vedono i cartoni animati, e mi vogliono bene. A volte sono cattiva, li riempio di cose buone da mangiare e poi gli chiedo se vogliono bene piu' alla mamma o alla zia. Dicono sempre alla mamma, devo imparare a cucinare meglio. Prima di finire il discorso aveva già preso un altro numero dello stesso giornale che leggevo io prima. - Non le conviene, è noioso. - incalzo io; - Dammi del tu.... ti chiami? - Fernando, piacere. Ora chiudo gli occhi. Sono felice per un istante. Penso a quello che mi aspetta i prossimi giorni, e ricompare la noia cosmica. Sono bellissimi i pantaloni a palazzo. Ah, quanto mi piacciono i pantaloni a palazzo. Neri, o grigi. Bellissimi. Me li proverei un pò di pantaloni a palazzo, e lo comunico alla signora. Entra la segretaria del dottore: - Il prossimo, per favore. - Ancora un altro pò, signorina, grazie. - rispondo - - Come? - Ancora un altro pò, sto bene qua, nonostante questa sedia dura marrone di plastica mi stia atrofizzando la pacca. - Vabbè, come vuole, signora, lei...? - Signorina, vengo... permetti, Fernando. - mi sorprese, Giovanna. - Certo certo, vai, Giovanna. Irriconoscenza, voglia di comunicare, però, ancora una volta tirata e stesa all'estremo, oltre il limite. Sempre e solo da parte mia. Sensazioni di ingratitudine, sensazioni di odio per questa rivista di foto e foto e foto. Tutte a colori, poi. Una botta all'orologio, e mi accorgo di non averlo riavviato dopo aver sincronizzato secondi e minuti. Dò il via al festival delle riflessioni inutili, infatti: penso che bisogna sempre riavviarsi, anche e sopratutto dopo esserti sincronizzato con secondi e minuti; ritengo che il tempo debba essere una costante e non una variabile nella mia esistenza; deduco che il tempo si sia un pò fermato su questa sedia marrone, come quando si ferma la vita in una sala d'aspetto del cardiologo se ti si ferma il cuore. http://www.librando.net Perchè io valgo.... quindi se vi incontro datemi il resto [cit.]. |