Nick: Cyrano622 Oggetto: si, Viaggiare Data: 13/12/2005 11.43.4 Visite: 30
La notte è iniziata presto in una fredda stazione di provincia. Lo sciopero lascia tutti incerti, una insicura instabilità si impadronisce di volti e persone, il resto lo fa il freddo. Mi si avvicina un ragazzo mi chiede se devo andare a Roma, rispondo di si. Lui mi dice che il suo treno è stato soppresso, deve arrivare a Bologna. -Volevo prenderne uno che arrivava a Reggio Emilia ma il controllore mi ha detto che non passava per Bologna, allora non l’ho preso… poi chiedo ad un altro controllore che stava in stazione e mi dice "ma perché non hai preso quello per Reggio Emilia? Ferma a Bologna". Gli ho risposto "ma il vostro collega mi ha detto che non fermava a Bologna". E lui "ma sei sicuro che era il controllore?" "Scusate ma chi e che si mette ‘na giacchetta verde, la coppola, e il palmare per fare i biglietti e sale su un treno alle due di notte?"- Io sorrido. All’improvviso spunta un gruppo di persone, uno lo conosco. Lui mi chiama per cognome "R. come stai?" è basso e tarchiato, due spalle possenti e spioventi, il viso che sembra rubato ad un bassorilievo Inca, che se non fosse per il marcato accento cimentano, per via di quella fascia paraorecchie giureresti che fosse un vecchio tallonatore di una squadra argentina di rugby. Con lui un tizio alto con in capelli biondi lunghi fino alle spalle, stivali ai piedi, sembra uscito dalla provincia texana ed anche la somiglianza con Patrick Swayze ti trae in inganno, ma rispunta l’accento cimentano a palesare le origini meglio di qualsiasi carta d’identità. I due ragazzi che sono con loro sono due argentini che hanno ingaggiato per giocare nella locale squadra di calcio, tornano a casa per il natale, sono ragazzi ma ostentano una maturità bruciata, vissuta. Uno dei due potrebbe essere il figlio naturale di Omar Batistuta, per quanto gli somiglia. L’altro dal tratto più Americano ha due occhi furbi e brillanti, ed infatti sembra essere il più svegli ed intraprendente. Arrivo a destinazione all’alba. Metro e poi bus. La fermata è all’estremo opposto del viale rispetto al civico cui mi devo recare. Un chilometro e più sotto la pioggia battente. Arrivo, la sede dell’agenzia sembra un vecchia villa della collina toscana. Arrivano gli altri, siamo tutti o di Roma o del Sud. Il gruppo è affiatato, iniziamo a ridere e scherzare. I suoi occhi color del ghiaccio ed il suo sorriso mi hanno disteso, rilassato ed il tempo è volato via… tutto è diventato più leggero. Così come è arrivata è volata via, su passi leggeri mentre timidi raggi di sole fendendo le nuvole di un cielo Magrittiano l’avvolgevano. E apparsa nel grigiore della nebbia di un acquazzone invernale, è andata via nel tiepido sole di primavera. "Ho messo la testa dove gli altri non osavano mettere nemmeno i piedi" J.P. Rives
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