Nick: buendia Oggetto: il bar Data: 17/12/2005 16.27.16 Visite: 108
fino a qualche tempo fa, c'era un bar che frequentavo, personalmente, con discontinuità. ciascuno ci ha le sue giornate fancazziste, pomeriggi in cui pure le pagine di un libro lieve lieve ti sembrano lastre di metallo, tempo buio fuori, notte cupa dentro. ma anche i pomeriggi soleggiati, anche quelli, in cui tutto gira in armonia col creato e con i cieli danteschi. fino a qualche tempo fa, dicevo, c'era 'sto posto in cui m'intrattenevo con una certa spensieratezza. si parlava del più e del meno, ci si intratteneva in accese discussioni e si capiva meglio che le persone, gli altri avventori del luogo, avevano ciascuno i suoi problemi, piccini e seri, o che non ne avevano affatto. ma si capiva abbastanza bene uguale. c'erano i borghesi, i giovani scavezzacollo, le aspiranti miss, i rivoluzionari di una rivoluzione sempre troppo in nuce. c'erano gli antipatici, gli arroganti, i paraculi, i millantatori, i disperati, i tipi allegri a giorni alterni. c'erano ragazze fresche e donne un po' passate di moda, nostalgiche e glamour. c'erano i socialisti, i veterocomunisti, i castristi, i moderati di destra, i moderati di centro, i moderati di sinistra, i fascisti di ogni latitudine, ceto e provenienza. ognuno diceva la sua, giocandosi la propria credibilità spesso oppure confermando l'idea che i più si erano fatti a riguardo. questo posto c'era e non si stava tanto male. le consumazioni erano in frigo. chi aveva sete s'alzava e si prendeva la sua birretta, la sua cocacola; non si pranzava tutti insieme ma piuttosto ciascuno aveva i suoi ritmi e le sue abitudini. questo posto era sempre aperto e tutti se ne stavano comodamente seduti, molti erano i fumatori e non vigeva divieto di fumo. qualche volta, ma accadeva di rado in verità, una testa calda veniva messa alla porta giusto per il tempo che si schiarisse le idee e gli passasse la voglia di piantare grane. ecco perchè, quel posto era confortevole e non venivano sollevate polemiche. polemiche non c'era da farne. tutto qui. era più semplice restare e apprendere qualcosa dal tipo che sapeva bene di cosa parlava quando ti consigliava un pezzo dei new order; oppure quell'altro che ti segnalava l'ultimo film di stanley. insomma, capirete, ognuno aveva qualcosa da raccontare e stare a sentire era un piacere. si raccoglieva un po' di gente intorno a loro, a quelli che avevano qualcosa di interessante da dire. e si spettegolava certamente, capirete. era una specie di condominio. poi nascevano simpatie e, come è giusto e ovvio, antipatie. in quel posto io ho visto qualcuno che si è innamorato, altri che sono diventati amici veri e che si davano appuntamento anche fuori da lì, perchè è giusto scegliere con chi vuoi andare a spasso. io in quel posto ho scelto chi invitare a cena a casa mia, chi chiamare per dirgli "stasera andiamo al multisala", "vado a via roma, ci vediamo lì?", "ci sei per un caffè da ciccillo?", o anche "devo andare a poggibonsi, mi conviene uscire a firenze o a bologna?"... ho scelto i miei amici, amici di cui mi voglio fidare. i proprietari del bar li ho conosciuti di striscio, persone a modo e felici di saperti lì, piuttosto che altrove. era come dire... rassicurante, ecco. e tutto è andato bene, liscio, direi. fino a qualche tempo fa. non so bene come e quando sia cominciata ma io e i miei amici ce ne eravamo accorti che le cose cominciavano a cambiare. non si poteva più scherzare come prima, il clima era diventato meno accogliente, alcuni venivano ripetutamente messi alla porta senza che ce ne fossero ragioni realmente comprensibili. c'era aria di sospetto in giro. le cose dette pubblicamente venivano arbitrariamente censurate e il proprietario cominciò a fare la voce grossa. io raramente ci ho parlato e mi è parso sempre un tipo gentile. chissà cosa sarà accaduto. alcuni dicono che sia mal consigliato, altri che la moglie s'è impuntata per capriccio. si parla pure di cambio di linea della gestione del locale, ora che la cosa comincia a fruttare anche un po' di quattrini. la cosa più triste di tutte è che, spesso, il proprietario del locale dice tra i denti, ma in modo che tutti lo possano sentire, che il posto è il suo e se non ci piace possiamo andarcene. ma la cosa più triste è che lui c'ha ragione però non pensa che se il posto resta in piedi è proprio perchè ci sono gli avventori. alcuni saranno pure brutti, non c'avranno un bel culo, ma io me lo ricordo bene che certi avventori facevano fare "il pienone". perchè alle cose carine ci si abitua, secondo me, ma quello che ha in sè il seme dell'intelligenza e della cultura non annoia. insomma, don peppì, il negozio è triste e noi stiamo sempre qua ma a me, mò, fa tristezza pure solo a passarci davanti. questo gli vorrei dire. ma tanto, a me, già lo so che quello non mi sta manco a sentire. U A U |