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Nick: ilBarone
Oggetto: Censura
Data: 4/1/2006 9.31.51
Visite: 109

Ci sono censure che non scandalizzano nessuno, che passano sotto silenzio, che sono destinatarie di una indignazione minore. Fino all'indifferenza. Non le vediamo, letteralmente, forse perché piccole e parziali, ma non meno significative nell'intenzione che le muove. E mentre il nostro sguardo se ne allontana, discutiamo seriosi di argomenti ipertecnici sulla base di pregiudizi ideologici. Del tipo: perché gli Usa continuano a controllare la gestione dei domini internet nel mondo? Non dovrebbero essere i paesi a farlo o magari l'Onu? E' successo negli ultimi mesi dell'anno scorso, proprio mentre il caso che qui raccontiamo prendeva corpo. Il punto è che se "paese" significa governo e il governo è quello di un paese a democrazia "fragile", allora cominciano i guai. Come quelli segnalati dal caso del comico britannico Sacha Baron Cohen.

Baron Cohen è meglio conosciuto nel mondo col nome del suo più famoso personaggio, AliG, il politicamente scorretto AliG, quello che intervista le signore in strada sui rapporti anali o che gira un video con Madonna dove ci sono cinque minuti di allusioni fatte con gesti e sorrisi lascivi fino (appunto, questo è il gioco) al ridicolo. Tra gli altri personaggi che Cohen si è inventato da tempo c'è quello di Borat, giornalista della televisione del Kazakistan. Borat si esprime in un inglese che, per ignoranza, è sempre sul filo dell'oscenità e della provocazione sessual-anticonformista. Capace di andare in bagno nel corso di una cena in una distinta casa britannica e ripresentarsi a tavola dicendo: "Yeah, I had good shit".

Per portare la finzione al più alto grado, Cohen aveva aperto un sito con il dominio del paese di presunta provenienza del suo personaggio. Il Kazakistan (dominio internet ". kz"). Nei mesi scorsi l'attore è stato fatto oggetto di durissime critiche e minacce di azioni legali da parte di personalità di quel paese (e fin qui, niente da dire). Di recente però il sito è stato chiuso. "Così almeno adesso la pianterà di insultarci con la nostra sigla" ha detto uno dei responsabili.

Per carità: Borat-AliG-Cohen è un provocatore di quelli che sfidano ogni nervo saldo. Capace di colpire molto al di sotto della cintura delle sensibilità religiose, culturali e politiche. Ma questo è il gioco della democrazia, no? Il punto è che il Kazakistan non ha gradito e ha fatto ciò che non avrebbe potuto fare se il controllo della sua "targa" internet fosse rimasto nelle mani "americane". Cos'è successo?

Nel corso del 2005 quel paese è stato tra i sette cui la ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), l'azienda privata che gestisce il complesso dei database cui fanno capo i domini di tutto il mondo, ha "ridelegato", cioè ri-assegnato il dominio principale, la targa che porta il nome del paese nel dominio. Quando questo avviene - e il dominio passa sotto il controllo di un organismo accademico e di ricerca - non succede nulla di rilevante dal punto di vista del controllo politico. Quando di fatto sono i funzionari dello stato ad essere investiti della gestione del dominio, si verificano casi come quello di Borat.

Si dirà: ma Cohen è libero di continuare a recitare dove vuole, gli hanno solo tolto un piccolo pezzo della sua finzione che offendeva un paese sovrano. Vero. Ma a parte ogni altra considerazione sul caso, siamo di fronte a un esempio che conferma le posizioni di quei ricercatori, esperti internet e osservatori, che, non essendo in modo pregiudiziale né "filoamericani" né "anti", sostengono che la gestione di internet va tenuta lontana dalle mani del potere, della politica e degli stati. Di tutti i poteri e di tutti gli stati. Soprattutto di quelli che non hanno troppo poca familiarità con lo stato di diritto e il rispetto della libertà di espressione.


Fonte: repubblica.it



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Censura   4/1/2006 9.31.51 (108 visite)   ilBarone
   re:Censura   4/1/2006 10.39.1 (39 visite)   Giuiello (ultimo)

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