Nick: Aiusantes Oggetto: racism Lives! Data: 30/1/2006 18.36.27 Visite: 64
<>. (dichiarazione di Miles Davis, apparsa in un articolo di Don DeMicheal, in "Rolling Stones", 3 dicembre 1969) Vi siete mai chiesti cosa voglia dire vivere una vita intera con qualcuno che, per strada, ti grida "negro di merda", col panettiere che ti chiede se hai i soldi per pagare, coi vecchi che mormorano sugli autobus "non solo è negro, poi si siede pure!", coi ragazzini che ti dànno del tu anche se hanno 30 anni meno di te, solo perché "tanto sei negro"? Col sudore addosso di una giornata di lavoro massacrante, e la puzza che non va via, e tu lo sai che gli altri la sentono, ma fai finta di niente... Con un borsone pieno di roba pezzottata, a rischio di essere arrestati, e non perché ti faccia piacere, ma perché è l'unico "lavoro" che hai trovato. Fa schifo, certo, ma è meglio di quello che ti offrvano a casa tua. Provo profonda repulsione, non solo per chi condanna questi nostri fratelli, ma anche per chi non si senta in dovere di dare loro una mano. Lester Young, "il presidente", come tutti i suoi colleghi dalla pelle scura, nei jazz club entrava dal retro. Sì, era sempre "il presidente", era un mito, il "nuovo mito del jazz". Ma anche un mito deve entrare dal retro, se ha la pelle nera. Bud Powell, genio indiscusso della musica moderna (che sapeva cosa fosse il bop anche prima Charlie Parker, ma questo spesso lo si tace), diventò pazzo per una manganellata alla testa, datagli da un poliziotto. E Miles... lui passò tutti gli ultimi anni della sua carriera esigendo sempre un autista bianco. Come dire, vaffanculo, ora mi lustrate pure le scarpe! State attenti, perchè se è vero - ed è vero - che alla fine è la biologia a farla da padrone, un giorno ci saranno tanti Miles Davis a farsi pulire il culo da noi bianchi. A vendere i fazzolettini, dovrebbe andarci chi ha tutto e riesce a farsi venire la depressione. Non chi ha niente e riesce a sorridere. A volte perfino a diventare una leggenda. |