Nick: buendia Oggetto: letizia ed io Data: 29/10/2003 1.35.34 Visite: 161
è difficile dire come sia cominciata. nessuno me l'ha imposto. voglio dire, nessuno mi ha materialmente costretta a farlo. l'ho scelto io. a vent'anni e senza un soldo in tasca non potevo immaginare quanta confusione scaturisse da ogni mio pensiero. come un germoglio, prendo un'idea e la lascio scivolare nel posto giusto, ma inconsapevolmente. a vent'anni l'idea che mi venne fu di vivere con letizia. quello che accadde fu per caso, come quello che sempre accade. mi presentai a casa sua con tutto quello che avevo. prima di suonare quel campanello mi sistemai un po' i vestiti, stirai le pieghe che i jeans avevano preso da due giorni, mi lucidai la punta appena degli anfibi, indossai l'aria più innocente che avevo e col pollice spinsi sul pulsante rosso. scampanellata breve, per dimostrare che sapevo essere silenziosa. oppure lunga e decisa, per definirmi decisa e risoluta. oppure due scampanellate brevi, allegre, una strofetta scontata, una nota di gaiezza. fanculo. driiiiin. lei se ne sta lì, come un ritratto nella sua naturale cornice. posso contarle gli anni sulle rughe fini del viso, vederla bambina sulla scia della lavanda che le impregna gli abiti, i capelli e, ci giurerei, l'anima, la memoria, le ossa. cosa dico adesso a questa donna che esce dalla tela? scusi. ho sbagliato. cercavo un ufficio ma... ma scusi, questo gatto è suo? mi sta lasciando una bava di peli sull'orlo del cappotto. no, lasci. è bello. e qui scoppia il sorriso. le sue labbra si sciolgono e lo sguardo incerto cade su quella coda gonfia e folta che mi seduce, mi trascina con lei. vieni, entra, non stare sulla porta, sembra proprio che parli con me. oltre la cornice nasce la casa. la luce in lontananza, un quadro alla parete. so che il suo letto è di ottone. so che la sera fa fatica a prender sonno. so che pensa più al passato che al giorno seguente. sotto quel pelo rosso di felino si raggruma tutta la premura di letizia, la nostalgia, la forza della vita che è passata oltre i gesti, le parole, le foto che si accartocciano nell'album di famiglia. da quel sorriso cominciamo a camminare su binari diversi ma verso la stessa stazione. io vent'anni, lei quattro volte mia madre. cominciamo da lì, su quel pianerottolo, lei nella sua cornice preziosa, io nei miei panni sgualciti. non credevo si potesse dare tanto amore senza chiederlo. da quel giorno dieci anni sono passati, filtrati dalle tende bianche alle finestre, soffiati sotto le porte tra la sua stanza e la mia. lei non fa più rumore tra le pareti. il suo profumo resta nell'aria. sono una donna. insieme a lei ero me stessa. patufè, magico gatto rosso.
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