Tranquillizzatevi con questo post non voglio vendervi dei tappeti, non lavoro per telemarket.
Non so perchè scrivo questo post, forse farei meglio a non scriverlo, anzi di sicuro farei meglio a non scriverlo.
I tappeti rappresentano per le culture mediorientali ciò che i dipinti rappresentano per noi occidentali. Alla stregua del nostro Caravaggio ci sarà un Abdul Azziz (ammetto la mia ignoranza in materia di mastri artigiani nella produzione di tappeti)che rappresenterà la summa dell'antica arte del tessere.
Probabilmente si riconoscerà dalle colorazioni, dalle sfumature, dall'intricato e sublime modo di annodare i fili tra trama e ordito, o magari dalla ripetizione degli elementi geometrici da lui usata. Pur tuttavia di sicuro non potrà essere riconosciuto e ricordato per la scelta dei soggetti, animati o inanimati che essi siano. Un precetto del Corano, infatti, vieta a chiunque di raffigurare persone o nature morte in quanto in questo gesto sarebbe ravvisabile nell'autore una volonta di sostituirsi a Dio riproducendo i frutti del creato.
Da questa osservazione prendo spunto per una riflessione, può una religione iconoclasta fino a rasentare l'opulenza rispettare e comprendere l'essenzialita quasi minimalista di una religione che iconoclasta non è?
ai posteri l'ardua sentenza
"Tutti desiderano il vostro bene, non fatevelo rubare" S.J. Lec