Non ho mai approvato il modo di protestare dei no-global e il loro atteggiamento nei confronti del potere. Lo scontro non porta mai a nulla di positivo e alla base di ogni ideologia deve esserci la non-violenza, senza la quale non si può parlare di giustiza sociale e ugualianza.
Comprendo,invece, di più le ragioni dei no-global e a tal proposito voglio riportare le motivazioni che Massimo Fini (giornalista allontanato dal corriere della sera ed è inutile che vi dica il perchè) ha scritto circa la sua avversione alla globalizzazione. Credo che in questo modo si possa avere uno strumento in più per poter formulare un proprio parere sul mondo dei no-global.
da massimofini.it
NO ALLA GLOBALIZZAZIONE.....
1 - Perchè la globalizzazione significa omologazione, standardizzazione, appiattimento di tutte le culture e all'interno di esse di tutti gli individui ad un unico modello. Ed è quindi contraria a quel prepotente bisogno di identità che oggi anche proprio in ragione della globalizzazione sale dalle comunità e dai singoli individui.
2 - La globalizzazione, in estrema sintesi è la competizione mondiale di tutti contro tutti. Questo comporta due conseguenze. Che se in Cina pagano la gente un piatto di riso anche da noi bisognerà fare più o meno lo stesso; Che se gli Stati Uniti non hanno welfare anche gli stati europei dovranno smantellare il loro; che se in Giappone per loro cultura samurai applicata alla fabbrica, gli viene voglia di lavorare 20 ore al giorno, anche in Italia - che nonostante tutto è un paese un pò più gradevole del Giappone- bisognerà fare lo stesso. Inoltre la globalizzazione se arricchisce le Nazioni impoverisce i suoi abitanti. Prendiamo l'Italia. L'Italia di oggi è complessivamente molto più ricca di quella degli anni 60 (il PIL non ha fatto altro che aumentare, la produzione idem, etcc.) ma noi presi come singoli individui non siamo più ricchi, se va bene manteniamo le posizione, spesso siamo più poveri. Come mai? Perchè, essendo appunto la Globalizzazione competizione, mentre noi corriamo e ci affanniamo anche gli altri paesi corrono e si affannano, per cui è come se stessimo tutti fermi. E come correre su un tapis-roulant alla rovescia. E' come nel ciclismo : se un corridore si dopa, debbono drogarsi anche tutti gli altri rovinandosi la salute. Il concetto quindi è quello di frenare, di competere di meno, in un ambito più limitato (ecco qui il riferimento alla piccole patrie e all'Europa che svilupperemo in seguito) e di ricordarci che per molte centinaia di anni il concetto che ha prevalso nell'Europa preindustriale, grazie anche alla grande influenza del pensiero di San Tommaso d'A. e della sua scuola, non è stato quello della competizione ma quello della cooperazione. Nel Medioevo europeo ad ogni uomo o meglio ad ogni famiglia, artigiana o contadina che fosse, doveva essere garantito il proprio spazio vitale, anche a scapito dell'efficienza produttiva collettiva.
3 - La globalizzazione esaspera tutti gli apetti negativi degenerativi e drammatici di quello che ho chiamato il "modello paranoico": Subordinazione dell'uomo al meccanismo produttivo, ritmi sempre più incalzanti e insostenibili, omologazione degli stili di vita e degli stessi individui in ragione delle esigenze razionalizzatrici dell'economia e della tecnologia di mercato, perdita di identità, impossibilità di trovare un punto di equilibrio e di armonia, con i loro corollari sul piano esistenziale di angoscia, nevrosi, depressione, anomia, frustrazione, sentimento di scacco esistenziale e smarrimento del senso.
4 - La globalizzazione distrugge letteralmente le realtà e le popolazioni del Terzo Mondo, costringendole ad uscire dalle economie di sussistenza (autoproduzione e autoconsumo, sostanzialmente) su cui avevano vissuto e a volte prosperato per secoli e millenni, per inserirsi nel mercato mondiale dove, mentre perdono a loro volta, omologandosi, la propria identità collettiva così come l'uomo occidentale perde quella individuale, sono inevitabilmente soccombenti e da povere che erano (secondo i nostri metri quantitativi naturalmente) diventano miserabili e vengono spesso portati alla fame innescando quelle emigrazioni bibliche che tanto ci spaventano e che non sono che un pallido fantasma di ciò che ci aspetta se la mondializzazione economica continuerà imperterrita la sua marcia trionfale.
Come si combatte realisticamente e politicamente la globalizzazione?
La risposta la daremo quando parleremo dei concetti di autarchia, piccole Patrie ed Europa.
MASSIMO FINI
"Quando c'è l'amore c'è tutto". "No ti sbagli, chella è 'a salute".
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