Nick: Mr_LiVi0 Oggetto: X TUTTI I TRENTENNI Data: 10/2/2006 17.26.4 Visite: 158
E' un articolo del foglio. sulla condizione dei trentenni, un pò provocatorio... sono curioso di sapere voi cosa ne pensate. vi identificate??? date ragione alla giornalista oppure in fondo in fondo credete che anche voi fate parte della generazione descritta dalla collega. Io non sono trentenne, ma mi piace guardare al futuro. cosa ne pensate? Ma che vogliono? Che vogliono questi trentenni che ogni paio d’anni si svegliano e si accorgono di non avere il potere e ci scrivono un libro, un’inchiesta, un appello, e sono sempre gli stessi, gli anni passano ma loro sono sempre trentenni e se ne accorgono quando uno di loro casualmente ha successo e allora gli scatta la sindrome perché-io-no… che vogliono? Ce ne fosse uno in grado di spiegarlo. Vogliono contare, dicono. Prego, accomodatevi, gli si risponde. Eh, fosse così semplice, ti contestano. Non si può. Perché? Ma come, "perché", ma come fai a non accorgertene: perché i posti di potere sono tutti occupati da inamovibili cinquantenni che non hanno alcuna intenzione di abdicare, è colpa degli ex sessantottini e del loro culo a forma di poltrona se noi siamo la generazione invisibile. Gli si dice: ma il potere è come la libertà o l’autorevolezza, mica sono cose che qualcuno ti può concedere. Te li prendi. Se non sei in grado di prenderteli mica puoi sfrantumare i coglioni all’umanità con le tue lamentazioni. Ti dicono che certo, lo sanno benissimo, di dover essere loro a prendere il potere. Quindi? Eh, quindi non si può. Perché? Ma perché c’è l’inamovibile lobby dei cinquantenni… Una conversazione con un trentenne è un dibattito della marmotta, ti senti Bill Murray in quel film in cui gli toccava vivere daccapo la stessa giornata ogni giorno, la giornata della marmotta, e a tutti la ripetizione sembrava perfettamente normale, solo lui ne coglieva l’idiozia. Ti esasperano: ma insomma, che volete? Vogliamo il potere. Vogliamo governare. Dirigere i giornali. Quelle cose lì. Te lo dicono con lo stesso identico tono con cui vent’anni prima avrebbero detto di voler fare l’astronauta o il calciatore, con la stessa assenza di senso della realtà. Te lo dicono avendo l’età alla quale, nel resto del mondo, si è già fatto tutto ciò che si doveva fare (Kurt Cobain era già morto da un pezzo, alla loro età; Bill Gates aveva già fatto i miliardi, all’età in cui loro in genere ancora non se ne sono andati di casa e non sono in grado di farsi una lavatrice né di pagarsi una bolletta, e quanto a dirigere e governare in genere non riescono neanche a farsi ubbidire dal cane; e a voler continuare coi paragoni impietosi si potrebbe anche far loro il favore di dire che Orson Welles compì ventisei anni una settimana dopo l’uscita nelle sale di "Quarto potere", lo si potrebbe dire giusto per dare alle povere vittime del cronico ritardo anagrafico il destro di rispondere: "Che c’entra, quelli erano altri tempi"). Fa ancora più ridere il loro non essere in grado di rispondere all’obiezione fondamentale: ma se siamo d’accordo che il potere è una cosa che ci si conquista, e se voi dimostrate ogni giorno di non essere in grado di conquistarvelo, allora a che serve, la vostra protesta? A chiedere che accada cosa, esattamente? Che Paolo Mieli vi convochi a via Solferino, vi allunghi il suo contratto di direttore del Corriere, e vi dica "Caro ragazzo, sbianchetti pure il mio nome e inserisca il suo, prego, si accomodi, le ho già liberato la scrivania"? Carlo, i "carli" e il regno di Paolo Sono contenti, ora che su di loro il magazine del Corriere sta preparando un po’ di pagine. Come fossero il dibattito tra boxer e mutande o vacanze in montagna e al mare. Il fatto che a dar loro corda sia proprio quel settimanale che è la fanzine più riuscita dei cinquantenni già extraparlamentari, beh, è indice di tale paternalismo, è così umiliante. Ma i protagonisti dell’ennesimo cliché generazionale lo prendono come un segnale di vittoria delle loro istanze, mica come il contentino che è. Forse sono semplicemente cretini. Qualunque cosa vogliano, è chiaro che non la otterranno. Perché se Mieli e gli altri sono la regina Elisabetta, è evidente che la generazione disposta ad aggregarsi a un Piperno pur di avere una copertina è Carlo: l’eterno erede al trono che mai erediterà. Generosamente, Elisabetta concede alla futura moglie di Carlo la possibilità di divenire regina se lui diverrà re, e Paolo concede agli scalpitanti carli di qui alcune pagine di supplemento. Tanto, il regno di Carlo come quello dei carli appartiene alle ipotesi dell’irrealtà. Si sa che il trono andrà a William, che nell’attesa non si è impaludato a far rivendicazioni generazionali e non ha assunto quell’aria un po’ sfigata di chi è in eterna attesa di un trono che non passa, di chi studia tutta la vita per un mestiere invece di praticarlo (ovviamente fuori corso, e a spese dei genitori). Il trono d’Inghilterra andrà a William, le poltrone d’Italia andranno a gente che trent’anni non ce li ha da quindici anni né da due. Che il futuro sia dei coetanei di Melissa P. e non di quelli di Alessandro Piperno è cosa evidente a chiunque, tranne che ai nostri trentenni, i Carlo e Camilla che ci meritiamo. Vivere... è sorridere dei Guai !!! |