Nick: Mr_LiVi0 Oggetto: Lettura.... Data: 13/2/2006 9.55.1 Visite: 195
Lo sò è pesante... è una palla, però per chi avesse tempo lo legesse, è molto ineressante ... Buona giornata Questo capitolo dell'"Apocalisse", il terzo libro della Trilogia pubblicato all'inizio del 2005, non contiene l'episodio più significativo e più scandaloso e più straziante e più imperdonabile della guerra che l'Islam ha dichiarato all'Occidente. Cioè il martirio di don Andrea Santoro, assassinato domenica scorsa, subito dopo la Messa, nella sua piccola Chiesa di Trebisonda mentre inginocchiato dinanzi all'altare pregava. Pregava, (suppongo anzi ne sono certa), anche per il nemico che trattiamo da amico. In questo caso, per la Turchia: il paese che i califfi e i visir di un Occidente ormai asservito all'Islam vogliono portare dentro l'Unione Europea sebbene l'Unione Europea sia da duemila anni composta da cristiani che bene o male vivono sui civili concetti e sui civili valori cristiani. La Turchia, da mussulmani che da oltre milletrecento anni scrupolosamente vivono sui non civili concetti e non civili valori mussulmani. Ad assassinarlo col consueto bercio "Allah Akbar-Allah Akbar", il turco sedicenne che i nostri giornali e le nostre televisioni presentano come un ragazzo ferito dalle divertenti e innocue vignette apparse in Danimarca sul Profeta spadaccino e tagliatore di teste. Manca pure il racconto della consueta viltà con cui i nostrani califfi e i nostrani visir, i presunti pacifisti del Politically Correct, gli arcobalenisti della Sinistra e della Destra e del Centro, i complici del nemico che trattiamo da amico, commentano il delitto. La viltà con cui, nella speranza o nell'illusione di salvare la propria pelle, condannano la satira: principio della libertà di pensiero e di opinione e di parola che la nostre Costituzioni sostengono di garantire. Quei califfi e quei visir che mai, dico mai, osano condannare la satira quando deride Gesù Cristo in Croce. Con Gesù Cristo, le Madonne e i santi e i preti e le monache e gli inermi cittadini che non possono difendersi perché nella nostra inerte e ambigua democrazia essi non hanno voce. Quei califfi e quei visir che mai, dico mai, protestano contro le vignette e le canzonacce e i film e le pièces teatrali che irridono i cristiani e in particolare i cattolici. Contro le fotografie pubblicitarie, inoltre, dove giovinetti vogliosi esibiscono la corona di spine che Cristo portava sulla via del Golgota. Non manca invece l'ennesima prova che avevo ed ho ragione quando, tacciata di miserabile ed empia e peccatrice e malata mentale, vengo accusata di xenofobia e blasfemia e vilipendio all'Islam perché denuncio i nuovi nazisti della Terra. Perché metto in guardia contro gli invasori che attraverso il loro non misericordioso Corano fanno dell'odio la propria filosofia. La propria teologia. Occhi negli occhi: sono quattr'anni che, insultata e perseguitata e minacciata di morte, grido «Troia brucia! Troia brucia!». Sono quattr'anni che, definita guerrafondaia e decapitata nei quadri dove pessimi pittori mi ritraggono con la testa mozza, imploro di ragionare e mi sgolo a ripetere: «Sveglia, Occidente, sveglia! Siamo in guerra, e in guerra bisogna combattere. Chi si arrende è perduto». Ma invano. Pluriculturalismo, integrazione, dialogo?!? Io continuerò a dire ciò che dico, ad esempio in queste pagine sulla Turchia, finché avrò un filo di fiato. Col permesso dell'autore, nonché riveduto e corretto, pubblichiamo il capitolo sulla Turchia contenuto nel terzo volume della Trilogia di Oriana Fallaci, cioè in Oriana Fallaci intervista sé stessa-L'Apocalisse, edito da Rizzoli International e a marzo anche nelle librerie statunitensi ORIANA FALLACI. Sulla faccenda dei mussulmani moderati devo porle un'ultima domanda, anzi rivolgerle un'ultima provocazione, ed ecco: l'Islam Moderato non esiste. Ne convengo. Ce lo siamo inventato noi occidentali col nostro ottimismo o il nostro cinismo, la nostra ipocrisia e la nostra paura. La nostra dabbenaggine. Ma i mussulmani moderati esistono? ORIANA FALLACI. Anche secondo il calcolo matematico delle probabilità dovrebbero esistere, devono esistere. Pensi ad Abdel Rahman al-Rashed, l'editorialista saudita che ha coniato la sacrosanta frase: «Non tutti i mussulmani sono terroristi ma tutti i terroristi sono mussulmani». Però si tratta di una minoranza esigua. Così esigua che fare assegnamento su di loro, sperare che possano cambiare il mondo al quale appartengono, è pura utopia. Apra gli occhi: nove casi su dieci gli Abdel Rahman al-Rashed stanno al cimitero o in prigione. Ad augurarsi di morire presto. Nei loro paesi non hanno alcun peso, non contano nulla, sono ignorati. Inclusi i paesi che sembrano di manica larga come l'Egitto e la Tunisia e l'Algeria, le presunte democrazie del Maghreb. Cara amica, al di là dell'Occidente esiste un'unica democrazia ed è la democrazia che governa Israele. A volte quei "moderati" stanno anche da noi, è vero: in America o in Europa dove sono scappati per sfuggire alle prigioni e ai cimiteri. Intellettuali, nove casi su dieci. Letterati, scienziati. Qualche artista. Ma da noi vivono nel limbo degli esuli che non sono più né carne né pesce. Ed anche se ogni tanto scrivono un libro o un articolino contro chi li ha costretti a scappare, hanno troppa paura di esporsi. Di mettere in pericolo i parenti rimasti in patria o d'essere uccisi all'estero da qualche sicario. Quasi ciò non bastasse, le masse ignoranti e bigotte che da noi sono venute in cerca di fortuna, non di libertà, li disprezzano. Non li ascoltano, non li leggono, non li frequentano. Addirittura li chiamano traditori, spergiuri, apostati. E in certo senso lo sono. Perché da noi mangiano il prosciutto, bevono il vino, ascoltano la musica, rispettano le donne, vanno poco o non vanno affatto alla moschea, magari non osservano il Ramadan. Cambiano, insomma. Diventano mussulmani non più mussulmani, scoprono che Ernest Renan aveva ragione a sostenere che l'Islam è il «regno del dogma assoluto: la più pesante catena che sia stata imposta al genere umano». Dimentichi Abdel Rahman al-Rashed. Lui non è un vero mussulmano. È un tipo come noi due. Un fuorilegge, un eretico, una mosca bianca che vorrebbero schiacciare con lo schiacciamosche. Sa chi è un vero mussulmano? Il presidente dell'Associazione Scrittori Siriani che al Convegno di Damasco declamò: «Quando sono crollate le Due Torri ho sentito ciò che credo si senta a resuscitare, a uscire dalla tomba dentro cui siamo stati sepolti. M'è parso di salire in cielo, di volare sopra il cadavere della potenza imperialista americana. I miei polmoni si sono riempiti d'aria, ho respirato dolcemente, e ho goduto come non avevo mai goduto». Vero mussulmano è l'ex-imam di Cremona, quel Najib Rouass che l'8 dicembre 2003 venne arrestato perché nella moschea di Cremona predicava così: «Che la nostra religione diventi una spada per spazzar via i cristiani. Che la terra crolli sotto i loro piedi come un terremoto. Che bombe esplodano su di loro e i loro figli. Che Allah cancelli quei cani infedeli dalla faccia dellaTerra».Vero mussulmano è lo sceicco Yusuf al-Qaradawi: super-ossequiato teologo che dopo l'Undici Settembre la Comunità di Sant'Egidio invitò al Summit di Roma insieme al presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. (Ahimé). Che dagli schermi di Al Jazeera sprona i macellai di al Qaeda ad ammazzarci. Che della nostra dabbenaggine si serve per tenere a Londra le proprie figlie, come ha svelato Abdel Rahman al-Rashed. E che nel maggio del 2003 ha cancellato il tabù delle donne kamikaze. Un tabù fino a quel momento in vigore perché stando al Corano una donna non può uscir di casa sola e perché, a finire smembrato, il suo corpo rischia di mostrare le parti intime. (...)(...) «In nome della Jihad autorizzo le donne a partire in missione suicida anche senza il permesso del marito o del padre o del figlio. In tale circostanza una donna può tener la testa scoperta e non essere accompagnata da uno stretto congiunto», dice il suo emendamento. Vorrei che sbagliasse, amica mia. Lo so. E nessuno può capirlo meglio di me, visto che Lei è me. Vorrei sbagliarmi anch'io. Se mi sbagliassi, morirei in pace. Ma purtroppo non sbaglio. Ogni giorno i fatti mi danno ragione. Ogni giorno! La conferma che non esagero, che non ho mai esagerato, ora mi viene anche da Bernard Lewis: il vecchio saggio che chiamano lo Storico dell'Islam. Ha letto l'intervista che lo scorso luglio Bernard Lewis dette a un giornale tedesco? Sa che vi dice? Molti occidentali, vi dice, si illudono che l'Islam radicale non sia una minaccia estesa al futuro. Che anzi sia il Sole-sull'Occidente, di cui parlava la nazista Sigrid Hunke. Sa perché? Perché l'Islam radicale esercita su certi occidentali una forte attrazione. La stessa che su di loro esercitava il comunismo. E proprio a causa di questo egli sostiene che il futuro islamico dell'Europa è inevitabile. Proprio a causa di questo entro la fine del 2100 l'Europa sarà tutta o quasi tutta mussulmana, quindi parte dell'Occidente arabo ossia del Maghreb. E sa come ha commentato questa profezia il mussulmano Bassam Tibi cioè il rappresentante ufficiale dell'Islam Moderato in Germania? L'ha commentata dicendo: «Il problema non è stabilire se a diventar mussulmani sarà la maggioranza o la totalità degli europei. Il problema è chiedersi se l'Islam destinato a dominare l'Europa sarà l'Islam della Sharia o l'Euroislamismo». Agghiacciante. Specialmente ora che la Turchia vuole far parte dell'Unione Europea, anzi ora che i nostri califfi e i nostri visir sono pronti ad accettarla. Però molti italiani, molti europei, non l'hanno capito. I più credono che la Turchia sia una squadra di calcio o un posto per andare in vacanza a visitare il museo Topkapi, e sottovalutano la situazione in maniera suicida. Mi dica: se fosse una maestra di scuola e dovesse spiegare questa follia agli alunni d'una quinta elementare, come lo farebbe? Bè, pressappoco così. Cari bambini, gli direi, la Turchia è un posto che non fa parte dell'Europa. Con l'Europa non c'entra proprio nulla. Perché è un paese geograficamente e culturalmente mediorientale, al novantotto per cento mussulmano. Novantotto, sì. Noi invece siamo occidentali e, comunque la pensino i califfi e i visir dell'Eurabia ossia i tipi che hanno steso la Costituzione Europea, siamo di conseguenza cristiani. Due cose che vanno poco d'accordo. Il Papa dice che possono andare d'accordo perché sia i cristiani che i mussulmani credono in un Dio e basta. Ma come si fa a identificare nel medesimo Dio un Dio buono e un Dio cattivo? Come si fa a mettere insieme gli Evangeli e il Corano? Bambini, tutte le brutte cose che i mussulmani fanno a noi e a sé stessi sono ordinate dal Corano. Inclusa la brutta cosa di soggiogare o eliminare i cani-infedeli cioè coloro che non sono mussulmani... E poi gli direi: bambini, la Turchia nacque verso l'Undicesimo Secolo, quando i turchi selgiuchidi e ottomani e turkmeni si installarono in Anatolia e insieme alla loro lingua vi imposero il Corano. Disgrazia alla quale sopravvissero solo alcune minoranze come i curdi e gli armeni. E oggi gli armeni non ci sono più. Siccome in gran maggioranza erano cristiani, un po' per volta i turchi li hanno fatti fuori come agnelli per la festa del Ramadan. Quanto ai curdi, bè: se sei un curdo in Turchia, è meglio che tu vada a vivere da un'altra parte. La Turchia è l'erede dell'Impero Ottomano: il gran regno che spinto dal sogno d'espandersi in Europa nel 1300 si insediò a Gallipoli cioè sui Dardanelli. Di lì mosse alla conquista della Tracia e della Macedonia poi della Grande Serbia, della Bulgaria, della Romania, dell'Ungheria, e passo dopo passo giunse a Vienna. Per ben due volte la mise sotto assedio. La seconda volta nel 1683 con seicentomila uomini scortati da migliaia e migliaia di cavalli, bovi, capre, cammelli, harem pieni di mogli nonché di concubine. E menomale che in nome di Gesù Cristo riuscimmo a respingerli. Del resto due secoli prima, cioè nel 1453, quell'impero aveva tolto di mezzo Costantinopoli per chiamarla Istambul e trasformare le chiese in moschee. Tutte cose di cui i turchi non si sono mai dimenticati e alle quali guardano con gran nostalgia. Il guaio è che non ce ne siamo dimenticati neppure noi. Infatti per esprimer sgomento o terrore in Italia qualcuno dice ancora "Mamma li turchi". Però state attenti, bambini. Se lo dite, i padroni del Politically Correct, e in particolare dell'Ulivo che è un vegetale simbolo di Pace e Fratellanza, vi danno subito di razzisti. Tempo fa a Strasburgo il mamma-li-turchi scappò a Mortadella che è amicissimo dei turchi, e mancò poco che finisse in galera. Cioè dove vorrebbero mandare me che passo la vita a dire mamma-li-turchi. E se i bambini non capiscono? Capiscono, capiscono. I bambini capiscono sempre. Sono gli adulti che non capiscono, o fingono di non capire. Specialmente se sono italiani o francesi o inglesi o spagnoli o tedeschi eccetera. Mi lasci proseguire. Cari bambini, aggiungerei, l'Impero Ottomano finì se Dio vuole con la Prima Guerra Mondiale. E nel 1924 un generale turco che si chiamava Mustafa Kemal Atatürk fece una rivoluzione coi fiocchi. Davvero imprevedibile in quel posto lì. Chiuse gli harem, tolse il velo alle donne e il fez agli uomini, abolì la poligamia. Scelse il calendario gregoriano, adottò l'alfabeto latino, e liquidò tutti gli ordini religiosi incominciando da quello dei dervisci: strani preti che per pregare Allah urlano e girano su sé stessi a mo' di trottola. Spazzò via il giogo dell'Islam in ogni sua forma e colore, insomma, e al suo posto installò uno Stato rigorosamente laico: basato su una Costituzione di tipo occidentale, quindi su un Parlamento eletto. E per oltre mezzo secolo la cosa funzionò. Ricordo fino a qual punto rimasi impressionata quando, da giovane, per un reportage sulle donne, feci tappa ad Ankara. Qui vidi coi miei occhi che davvero le turche avevano il capo scoperto ed erano vestite come me. Cari bambini, ve lo assicuro: fino a una ventina di anni fa era così istericamente laica, la Turchia, che quando papa Wojtyla si recò in visita ufficiale a Istambul ad Ankara e Smirne i turchi lo trattarono malissimo. Niente ricevimenti, niente inchini, niente Messe celebrate dinanzi a folle oceaniche. E al loro posto un gelo così gelido che a Sua Santità venne quasi la polmonite. Del resto vent'anni fa la Turchia non si lasciò sedurre nemmeno da Khomeini: il papa mussulmano che cacciato lo scià Reza Pahlavi faceva fucilare o lapidare o sgozzare chiunque non lo seguisse, e che subito impose di nuovo il chador alle donne. Pensate che, durante il regno di Khomeini, in Turchia le turche si davano addirittura alla politica. Diventavano ministre come Meral Aksener e la tremenda Tansu Ciller che coi suoi intrighi e i suoi abusi avrebbe scandalizzato perfino Lucrezia Borgia. E pazienza se soprattutto fuori delle città le altre turche venivano trattate peggio che in Iran. Pazienza se chi comandava in Turchia era in realtà l'Esercito. E con mano molto, molto pesante. Certi ceffi, tra i suoi generali, che paragonati a loro i tagliateste d'oggi sarebbero sembrati pacifisti veri. Pazienza se in tale "democrazia" vigeva la tortura e le prigioni erano identiche a quelle di Midnight Express: il film americano da cui risulta che in Turchia puoi sopportar tutto, proprio tutto, fuorché finire in prigione. Pazienza se verso noi europei i turchi avevano una specie di rancore e l'ex-premier Erbakan, leader del Partito della Virtù, diceva: «L'Europa è una cricca di cristiani che vogliono la nostra morte». Pazienza se nell'isola di Cipro divisa in due, mezza greca e mezza turca, le truppe del summenzionato esercito si comportavano parecchio male. Forse non dovrei dirvelo, bambini: ma nel 1974, cioè quando invasero la zona greca, a Cipro accaddero cose davvero turche. Dentro una casa, ad esempio, un soldato turco stuprò e poi uccise una nonna di settantaquattr'anni e il suo nipotino di dodici. Dico "pazienza" non perché fosse il caso d'avere pazienza ma perché lo dicevano i politici. E il motivo per cui lo dicevano era che la Turchia teneva testa all'Unione Sovietica, manteneva buoni rapporti con Israele, e dal 1952 era nella Nato. Secondo i politici, queste tre cose bastavano a considerarla un'appendice dell'Occidente. Una squadra di calcio, un posto per andare in vacanza e visitare il museo Topkapi. Ma poi le cose cambiarono. Indovinate perché. Perché se una rosa è una rosa è una rosa, come diceva Gertrude Stein, il Corano è il Corano è il Corano. E, nonostante la rivoluzione laica di Atatürk, in Turchia successe quel che con Khomeini era successo in Iran: l'Islam si risvegliò. Si risvegliarono i mullah, si riaprirono le moschee che del resto non avevano mai chiuso i battenti, e a poco a poco le nipotine delle donne che nel 1924 s'erano tolte il velo rimisero il velo. I loro fratelli rimisero il fez. Poi venne Bin Laden. Venne l'Undici Settembre. Superato l'istante di smarrimento il nostro Siamo-Tutti- Americani diventò Siamo-Tutti-Mussulmani, e alle elezioni del 2002 si presentò un mussulmano "moderato": Recep Tayyip Erdogan. Esatto. Così "moderato" che per eccessi di fanatismo integralista era stato quattro mesi in prigione. Così "moderato" che durante gli attacchi kamikaze scatenati nel 2003 ad Ankara non avrebbe mai pronunciato il termine "terrorismo islamico". Anche lui avrebbe detto "terrorismo" e basta. Al massimo, "terrorismo religioso". Così "moderato" che sarebbe stato il primo a voler rimettere nel Codice Penale il reato di adulterio. Così "moderato" che da anni manda le figlie a studiare negli Stati Uniti «dove- ci-sono-College-nei-quali-si-accetta-l'uso-del-velo, simbolo-della-tradizione-mussulmana». Così "moderato" che la moglie (e ispiratrice) Emine il velo lo porta da sempre e sollecita fatwe contro chi amoreggia prima del matrimonio. Così "moderato" che adotta l'islamico Principio delle Due Verità. La verità che un mussulmano racconta a sé stesso e la verità che racconta ai cani-infedeli. Del resto lui non si offende nemmeno se lo definiscono Giano Bifronte. Il signor Erdogan si presentò col Partito Islamico, alias Partito della Giustizia e dello Sviluppo, fondato dal Partito del Benessere (sic) che all'Estrema-Destra rappresenta- il-proletariato-turco (sic). Condusse la campagna elettorale rivolgendosi soprattutto alle donne, e ogni suo comizio conteneva la seguente frase: «In molti paesi chi vuol portare il velo lo porta. In molte parti della Turchia, paese al novantotto per cento mussulmano, invece non può. Questa faccenda deve cambiare». Vinse col 34 per cento dei voti. Cosa che grazie a una legge balorda gli attribuì il 66 per cento dei seggi. Ma qui stiamo dimenticando i bambini! Non importa... No, no, importa. Mi lasci riprovare. Tanto, gliel'ho detto: i bambini capiscono più dei grandi. Cari bambini, concluderei, la Turchia non più laica regalò una tale vittoria al Giano Bifronte che nemmeno l'esercito dei generali dinanzi ai quali perfino i tagliateste d'oggi sembrano pacifisti veri poté farci nulla. E appena eletto si tuffò nell'impresa che i suoi laici predecessori non erano riusciti neanche ad avviare: condurre la Turchia nell'Unione Europea. Si rivolse a Chirac cioè al francese che dice «le-radici-dell'Europa- sono-tanto-cristiane-quanto-mussulmane», porse i suoi omaggi a Schröder cioè al tedesco che di turchi ne ha più della Turchia, invitò Berlusconi alle nozze del suo primogenito, e appoggiato da quest'ultimo (che l'allargamento- di-mercato lo vede perfino sulle lune di Saturno e di Storia se ne intende quanto io m'intendo di calcio) presentò regolare richiesta al Consiglio d'Europa. Questo la passò alla Commissione Europea cioè a Mortadella e, dimentico del mamma-li-turchi, Mortadella gli suggerì di rifarsi una verginità cioè di effettuare qualche riforma nel campo-dei-diritti-umani-e-civili. Cosa a cui egli ubbidì costringendo il Parlamento a fare le cosiddette Leggi di Armonizzazione e... Ma qui devo smetterla davvero di parlare ai bambini. Ho già commesso l'errore di raccontargli la storia del soldato turco che a Cipro stupra poi ammazza sia la nonna che il nipotino, e quest'altre brutte cose i bambini non devono udirle. A chi parla, dunque? A Lei, a me stessa. E a coloro che non sanno o fingono di non sapere. Nonché ai cinici e agli scriteriati che favorendo l'ingresso della Turchia non si rendono conto d'assecondare il sogno dell'Impero Ottomano. Il sogno che Solimano il Magnifico inseguì tutta la vita e a causa del quale invase l'Ungheria, entrò in Austria, e nel 1529 realizzò il primo assedio di Vienna. Il sogno che suo figlio Selim l'Ubriacone portò avanti conquistando la cristianissima Cipro e che nel 1571 le repubbliche e i ducati e i granducati d'Italia fermarono con la Spagna e Malta e il Papato a Lepanto. Il sogno che nel 1683 Kara Mustafa infranse a Vienna ma che neppure allora si spense. Intendo dire il sogno di realizzare lo "Stato Islamico d'Europa". D'accordo, i tempi sono cambiati. Le armate dell'Impero Ottomano non esistono più. La Turchia è nella Nato e, visto che l'Europa non ha un esercito, se Erdogan ci facesse un bellicoso sgambetto, potremmo sempre chiedere aiuto ai vituperatissimi americani. (Non è sempre a loro che ci si rivolge quando fa comodo? Non sono sempre loro che vanno a morire per gli altri? Per noi sono già morti due volte, incominciando dalla Prima Guerra Mondiale). Ma per dar corpo al sogno di Solimano il Magnifico, per realizzare il suo "Stato Islamico d'Europa" le armate di Solimano non servono. Oggi la conquista è di tutt'altra natura. È una conquista religiosa, culturale. Più che a occupare il territorio mira a impadronirsi delle anime con principii che non sono i nostri principii, concetti che non sono i nostri concetti, costumi che non sono i nostri costumi, brutture che non sono o non sono più le nostre brutture. E Cristo! Come si fa a prenderci in casa un paese che al novantotto per cento è mussulmano?!? Come si fa a portare in Occidente settanta milioni di turchi non in regola coi più ovvii diritti umani che il mondo moderno riconosca e protegga?!? Il rapporto che Amnesty International ha emesso dopo le "Armonizzazioni" imposte da Erdogan fa rabbrividire. Gente arrestata, torturata, uccisa con sevizie ancora in vigore. Interrogatorii condotti con le scariche elettriche. Sospensione per le braccia legate a una corda che pende dal soffitto. Molestie sessuali. Carcere senza sonno e senza cibo. Falaka cioè bastonate sulla pianta dei piedi. (La falaka può sembrare non feroce. Ma otto anni dopo averla subìta ad opera della polizia greca, cioè d'una polizia inquinata da quattro secoli di dominazione turca, Alekos Panagulis zoppicava ancora. Leggermente, ma zoppicava. E un giorno mi disse: «È una cosa terribile, sai, la falaka. Perché ad ogni bastonata il dolore ti arriva al cervello come un ferro rovente, e alla fine impazzisci. Vorresti confessare tutto»). Il rapporto parla anche di persone rapite da agenti in borghese, tenute in prigione senza capi d'accusa e senza avvocato, e qui torturate nei modi suddetti. Parla anche di gravi limiti posti alla libertà di parola o di stampa, e quanto alle violenze sulle donne... Quelle incominciano nell'ambito familiare dove sono inflitte dai padri e dai mariti e dai fratelli. Di solito, per punire "crimini d'onore" e per imporre matrimoni rifiutati o precoci. Vanno dalle percosse all'omicidio, le violenze sulle donne, e spesso l'omicidio viene contrabbandato come suicidio. Ascolti il seguente passaggio: «In Turchia la pratica d'uccidere le figlie ribelli o costringerle a suicidarsi è ampiamente tollerata e persino approvata dai leader delle comunità locali. Questo, anche ai più alti livelli del potere esecutivo e giudiziario. Di rado le autorità conducono indagini serie su quei casi di omicidio o apparente suicidio». Del resto per capire come vengono trattate le donne nella Turchia che s'è riconsegnata al Corano basta pensare al caso che racconto ne La Forza della Ragione. Quello della trentacinquenne Cemse Allak stuprata e messa incinta da un bruto, e a causa di ciò lapidata a morte dalla famiglia. (Risposta data dalla cognata al giornalista inglese che la intervistava: «Che dovevamo fare? Era zittella e aveva perso l'onore. Stupro o no, aveva disonorato anche noi»). Basta anche il caso che lo scorso luglio avvenne lungo la spiaggia di Smirne. Sì, quello delle cinque sedicenni che s'erano recate con le maestre e l'insegnante di religione a fare una gita scolastica al mare. Che eludendo la loro sorveglianza entrarono in acqua col chador. Che a causa del chador furono travolte dalle onde. E che i bagnini pronti a tuffarsi non poteron salvare perché l'insegnante di religione glielo impedì. «Fermi tutti. Non toccatele. Il Corano lo proibisce». Le poverine annaspavano, gridavano, imploravano aiuto, e lui ripeteva il-Corano-lo-proibisce. Così i bagnini non osarono disubbidirgli, le lasciarono affogare. (Più o meno, ciò che tempo fa accadde in Arabia Saudita dove per non offendere il Corano i pompieri lasciarono bruciare trentasei donne in un incendio). Dopo la morte delle cinque sedicenni, a Smirne non ci fu neppure una denuncia per mancato soccorso. E quando il quotidiano Hurriyet pubblicò la notizia, Erdogan si guardò bene dall'aprir bocca. Sua moglie, idem. Sì, lo so: qualche discepolo di Atatürk c'è ancora. C'è anche il suo partito che non conta più nulla. C'è anche il suo esercito che ormai conta pochissimo. Nondimeno la realtà della Turchia riconsegnatasi al Verbo del Profeta è questa, e dimostra in maniera inequivocabile le bugie dell'Islam Moderato. Ma al momento di emettere il giudizio favorevole alla candidatura della Turchia, la Commissione Parlamentare Europea lo conosceva o no quel rapporto di Amnesty International? Certo che lo conosceva. L'olandese Fritz Bolkestein e l'austriaco Franz Fischler, due dei pochi parlamentari che definivano la candidatura della Turchia come "euro-incompatibile", lo avevano subito consegnato a Mortadella. Suppongo che Mortadella conoscesse anche la storia delle cinque sedicenni affogate. Tutti i giornali ne avevano parlato. Tutti. Eppure quel giudizio favorevole lo emise. Dichiarò che nonostante alcune "zone d'ombra" la Turchia soddisfaceva in "modo sufficiente" i criteri politici richiesti dai parametri di Copenaghen, e concluse: «Quasi all'unanimità la Commissione raccomanda ai Capi di Stato e di Governo d'aprire i negoziati necessari ad accettare la candidatura. Nel frattempo, e visto che certe riforme non sono state effettuate, continueremo a monitorare i progressi ». Parole per cui Erdogan lo ringraziò calorosamente. Tornando in patria si vantò addirittura d'aver ottenuto il "semaforo verde" e... Come andrà a finire? Non lo so. Qualcuno deve ancora dirmi il vero motivo per cui dalla soi-disant Costituzione Europea sono state tolte le radici cristiane... In omaggio al laicismo, anzi al falso laicismo, dei nostri califfi e dei nostri visir, oppure per viltà, paura, e per favorire la mussulmana Turchia? Però so che di amici impazienti d'allargare-il-mercato, cioè estenderlo alla Turchia, il Giano Bifronte ne ha parecchi. Soprattutto in Francia e in Germania. Anche se la candidatura venisse respinta, dunque, i nostri califfi e i nostri visir s'inventerebbero subito un modo per accettarla prima o poi sottobanco. Gli eredi dell'Impero Ottomano ci tengono troppo a riprendere l'egemonia del Mediterraneo, e l'Eurabia è troppo asservita al Mostro. È troppo asservita anche alla paura e alle illusioni. La paura che la Turchia ricorra al ricatto già pronto. «Non ci volete? E noi passiamo dall'altra parte. Assumiamo anzi riassumiamo la leadership del mondo arabo». Ah, sulla faccenda della Turchia che vuole entrare nell'Unione Europea ci vorrebbe davvero un referendum. Condotto come Cristo vuole e in ciascun paese. Il guaio è che il popolo è così disinformato. Così beffato. Così ingannato. Così confuso e pronto a farsi imbrogliare sempre di più... Nonostante ciò, che cosa direbbe al popolo per aiutarlo a vincere con un No quel referendum? Quel che ho detto finora. E quel che dice uno dei maggiori storici viventi ossia il vecchio Jacques Le Goff. «Il mio rifiuto non è soltanto di natura culturale», dice Le Goff. «È anche di natura geografica. Integrando la Turchia, le frontiere dell'Europa si spingerebbero fino all'Iraq. Se Baghdad ce lo chiedesse, accetteremmo anchel'Iraq?». Interrogativo al quale aggiungo: l'Iraq confina con la Siria e l'Arabia Saudita e l'Iran. Se Damasco e Ryad e Teheran ce lo chiedessero, accetteremmo anche la Siria e l'Arabia Saudita e l'Iran? E poi chiedo: ma che cosa intendono, con la parola Europa, questi imbecilli? L'hanno mai visto un mappamondo, l'hanno mai vista una carta geografica? E se gli va bene la Turchia, perché fanno le smorfie quando la Russia e l'Ucraina gli fanno capire che vorrebbero essere viste come candidate? In fin dei conti, loro sono Oriente per modo di dire. Peccano come noi, a causa del terrorismo islamico soffrono quanto noi, e invece di venerare il Profeta venerano Cristo e la Madonna. (Ah, dimenticavo... Eliminando le radici cristiane, la soi-disant Costituzione Europea ha eliminato anche Cristo e la Madonna...) Sì, direi questo al Popolo. E poi gli ricorderei che cosa accadde alla Grecia, all'arcavola della nostra cultura, quando i turchi entrarono in casa sua e ci rimasero quattrocento anni. Perfino la memoria di Socrate e Platone le portarono via. In compenso le lasciarono la falaka. Le insegnarono a usarla così bene che un secolo e mezzo dopo la loro partenza la polizia greca la usava ancora sui Panagulis. Infine concluderei: caro Popolo, il professor Lewis è un ottimista a profetizzare che l'Europa sarà tutta mussulmana entro il 2100. Se non ti opponi alla nuova follia, lo sarà al massimo entro il 2017. ORIANA FALLACI Vivere... è sorridere dei Guai !!! |