Nick: Mr_LiVi0 Oggetto: + lavoro con l'unione? Data: 15/2/2006 13.7.5 Visite: 26
ROMA Quattrocentontocin - quantamila persone tra operai ed ingegneri. Rischiano di essere loro, se l'Ulivo non cambierà opinione sulle grandi opere, le prime vittime della politica del centrosinistra sulle infrastrutture. Trenta miliardi di euro i danni stimati. Nella coalizione di Romano Prodi, infatti, non c'è accordo sulla realizzazione delle grandi opere: no al Ponte di Messina, c'è scritto nel programma, no alla Tav, chiedono Verdi e Rifondazione. Soltanto che, spiegava Silvio Berlusconi soltanto qualche giorno fa, « già oggi, con le grandi opere, 450mila operai sono occupati e stanno lavorando alle nuove infrastrutture » . Altre 15mila persone, diceva nel corso di un intervento radio, saranno occupate per la « realizzazione del ponte sullo Stretto, in Sicilia » . Il Professore ha già detto che la Tav la vuole, ma del Mose, della Torino- Lione, delle altre opere messe in cantiere non se n'è parlato. Oltre ai lavoratori, ora tremano anche le imprese. Impregilo, per esempio, ha vinto la gara per il Ponte investendo quasi 4 miliardi di euro. In caso di rinuncia all'opera, la società avrà diritto ad una penale di 300 milioni, ma non basterà. Secondo uno studio sulle ricadute socioeconomiche del'opera realizzato da Price Waterhouse e rivelato ieri da Finanza & Mercati, andrebbero in fumo con la rinuncia al ponte anche 40 mila posti di lavoro dell'indotto. Stessa storia per la Torino- Lione. L'appalto vale 84 milioni di euro ma per i tecnici delle infrastrutture la mancata attuazione della tratta avrebbe un costo sociale di circa 2,6 miliardi all'anno. Un dato questo che risulta anche alle Infrastrutture. Il Mose di Venezia è già stato finanziato con 1,2 miliardi di euro. La mancata attuazione del progetto comporterebbe spese aggiuntive di circa un miliardo di euro. Soldi buttati, dunque, e nuove difficoltà per le imprese. I tecnici del ministero delle Infrastrutture lanciano l'allarme ed enunciano i numeri: sono 51 i miliardi di euro investiti nelle grandi opere negli ultimi cinque anni. Buona parte dei cantieri sono già stati aperti mentre i restanti progetti sono stati affidati alle imprese. I finanziamenti a rischio ammontano a trenta miliardi. Le grandi opere, spiegano gli uomini di Pietro Lunardi, hanno impegnato cinquecentomila persone, consentito di far salire del 2,5% il Pil del Paese. Mica poco. E qualora l'Ulivo dovesse bloccare tutto? Una stima dei danni certa non esiste. Ma, giusto per fare un esempio, la chiusura del tunnel del Monte Bianco costò per un anno la bellezza di 3,6 miliardi di euro alla collettività. Andrea Valle = 400mila lavoratori in meno. Vivere... è sorridere dei Guai !!! |