14.30 - 14.34

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Nick: buendia
Oggetto: 14.30 - 14.34
Data: 18/2/2006 14.11.0
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saranno state le 14.30, non sono mai stata una persona precisa.
ma ricordo la netta fermezza della lancetta rossa lunga, come una freccia verso il basso, e la lancetta rossa corta, incrociata come un braccino a dire guarda ad est.
intorno una cornice gialla, buccia di limone, il digestivo della giornata piena di fatti accaduti e altri ancora da venire.

accade una cosa strana, appena fuori dell'ascensore. torna un chiarore misto di luce che scende le scale e il neon che illumina la stazione.
la cosa strana è che prima ti muovevi passivamente in una gabbietta di metallo appesa ad un filo, e non lo sapevi.
e mentre risalivi appeso così, ci pensavi che eri sottoterra e stai tornando tra i vivi? e che dal buio di un utero freddo, stai rinascendo e non sei più prigioniero?
accadono cose certe ma banali.
la cosa strana è che non ci presti attenzione, punto e basta.

saranno passati pochi secondi, dilatati dal pensare che stavo rinascendo.
maledico quel pensare, troppo lungo, troppo breve, troppo intenso per dividerlo con altri pensieri. infatti non ho pensato più, ho visto, e quel che non ho visto l'ho provato a immaginare. la lunga lancetta rossa che si spostava di un passo invisibile, verso l'ovest, ma sempre puntata in basso, freccia del qui ed ora.

ho visto. ho visto cose che non mi entravano negli occhi e i miei stessi occhi fuggire via, staccarsi dal filo della consapevolezza. quindi da adesso non saprò più se quello che vidi e che ora dico sia giusto, pulito, libero, sconnesso.
non so se è vero, ma posso solo dire e allora dico.

dico che ho visto vetro andare in pezzi, proiettili sottili, aghi sul viso. uomini un passo avanti a me curvarsi all'indietro, curvati dalla stessa forza che mi piegava fino a spezzarmi nelle ossa delle gambe, del bacino e della schiena.
quelli più leggeri, i bambini, i vecchi, la stessa forza li ha spazzati a terra come il vento strappa le ultime foglie ai rami.

ho visto bocche aperte ad urlare sillabe mostruose, una sola vocale aperta oltre ogni umano sentire, impastata a mille suoni più sottili e acuti, su uno sfondo di rumori esplosi dal profondo persi in qualsiasi direzione verso l'aria fuori. anche il rumore aveva furia di scappare.
ho visto lo spazio aprirsi sotto i piedi e sulle teste, luce celeste che s'infilava nelle piaghe aperte e andava a benedire la terra scavata, senza più progetti, senza forme e linee.

ho visto polvere salire in una nuvola densa, polvere che nessuno in tanti anni aveva mai potuto scovare dagli angoli venire fuori in un niente, polvere sfumare quello che vedevo in trasparenza prima e prima che tutto questo altro mondo possibile potesse venire.
ho visto le voci che crescevano come il sole si leva a oriente in un filmato accelerato.

ho visto che tutto finiva, che mai nulla era realmente esistito, che mia madre era bambina, che le preghiere sono pietre di sale, che avevo vinto e perso in un momento solo tutte le ricchezze ricevute e quelle guadagnate, che amavo quello che ricordavo perchè lo amavo di più ora che lo perdevo, così, dimenticata con me stessa.

saranno state le 14 e 34, ma non importa a me.
tutto, gli occhi e il resto, si chiudeva.

U A U