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Sondaggi e marketing. «Buonasera signora, possiamo farle qualche domanda
per un sondaggio elettorale?» La telefonata arriva verso le 20 in una casa
romana. La signora che risponde si chiama Silvia Gambardella. Ha la cena
sui fornelli ma decide di accettare la richiesta. Ecco, lei è una dei 1920
italiani scelti a caso dalla Penn, Schoen & Berland Associates, la mitica
società americana che ha fatto il sondaggio per conto di Forza Italia,
quello che Berlusconi ha sventolato davanti all’opinione pubblica perché
lo dava vincente, seppure con un «invisibile» 0,2 per cento di vantaggio
sul centrosinistra.
E qui parte il sondaggio, una raffica di domande tutte o quasi maliziose.
tutte o quasi che spingono in una direzione. Quale? Ma ovviamente quella
del Cavaliere che è il committente del sondaggio. Ma andiamo con ordine.
L’approccio è di prammatica: Lei signora ha intenzione di andare a votare?
Sì, è la risposta, e poi qualche quesito di supporto del tipo: in passato
ha votato, ha già compiuto la sua scelta... E qui arriva il bello, la
prima domanda di merito riguarda lo schieramento e davanti alla risposta
che dice centrosinistra comincia il ballo. Dopo aver scoperto che non ha
ancora deciso il partito sebbene si definisca (su richiesta) di sinistra
comincia la demolizione.
«Ma Prodi è davvero il leader che preferisce?». E appena avevano
l’impressione di una mia minima incertezza riprendevano le domande. «Ma
allora conferma davvero che voterà per lo schieramento di Prodi?». Fin qui
potrebbero sembrare delle semplici domande di conferma, quelle che si
usano nei sondaggi per avere conferma all’indicazione dell’intervistato.
«Ma poi - racconta Silvia Gambardella - leggendo da un gruppo di domande
scritte arrivano quelle più strane». Quali? «Il capo del governo è
riuscito - legge il sondaggista telefonico - ad aumentare i posti di
lavoro. Malgrado questo lei sceglie di votare Prodi?». E poi: «C’è stato
un visibile miglioramento della sanità nazionale e questo non la convince
a votare Berlusconi?».
Insomma il sondaggio diventa un vero corpo a corpo con l’intervistatore
che magnifica i risultati berlusconiani e l’intervistata che insiste a
dire che no, lei la destra proprio non la vota. «È stata una lunga
intervista - dice Silvia Gambardella - che slittava di minuto in minuto
dal sondaggio alla propaganda. Forse avevano percepito qualche incertezza
ma sembravano non finire mai di fare domande. E i quesiti che all’inizio
mi sembravano delle ric hieste di conferma diventavano dei veri
trabocchetti e poi una specie di contraddittorio». Con un bel po’ di
propaganda.
«Alla fine ho chiesto per quale società stessero conducendo il sondaggio
mi hanno risposto che era per una società americana, ma non mi hanno detto
chi era il committente. Potete immaginare cosa ho provato quando ho
sentito Berlusconi annunciare il suo sondaggio americano...».
Insomma un fiume di domande tendenziose che però non risultano affatto nel
sondaggio ufficialmente pubblicato (come tutti i sondaggi politici) nel
sito dell’authority sulle comunicazioni e in quello della presidenza del
consiglio. Qui le domande dichiarate sono solamente due. Eccole: «Se si
svolgessero oggi le elezioni politiche per quale partito voterebbe?» e la
seconda è presentata con la laconica dizione «Approvazione dell’operato di
Berlusconi». Insomma nessuna domanda sugli schieramenti e sul premier
preferito e tantomeno nessun quesito che contenga giudizi (positivi) sui
risultati raggiunti dal governo.
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