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Nick: TOLKIEN82
Oggetto: COSENZA...esempio SINISTROIDE
Data: 27/2/2006 12.22.20
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Le ultime scioccanti notizie riguardanti l’arresto per violenza sessuale di gruppo a carico del "sacerdote" no-global Bisceglie sono solo l’ultima goccia del vaso d’infamia e sporcizia in cui è immersa la povera città di Cosenza.
Già negli anni ’70 Cosenza era il feudo indiscusso di Giacomo Mancini, esponente della corrente di estrema sinistra del PSI e, nella sua qualità di ministro dei lavori pubblici, primo inventore del sistema della tangente sistematica e del voto di scambio con i clan mafiosi dominanti sul territorio.
Intorno all’onorevole Mancini, e da lui protetti ruotavano a Roma le frange più violente di Potere Operaio (responsabili, tra l’altro dell’omicidio dei fratelli Mattei).
Quando Mancini divenne sindaco della città mise a dirigere la locale università Franco Piperno, ex leader di Potere Operaio e poi dell’ Autonomia, colui che aveva esaltato la "geometrica potenza " della strage di Via Fani compiuta dalle Brigate Rosse.
Sempre mentre Mancini era vicerè di Cosenza (la città più massonica d’Italia) veniva curata in una clinica privata cittadina, gestita dalla ‘ndrangheta e dalla massoneria, Natalia Ligas figura di spicco delle BR rimasta ferita durante un tentativo di omicidio a Roma. Quando la brigatista fu guarita rimase nascosta a Cosenza, ospite della massoneria e della mafia.
Negli ultimi anni l’opera del "sacerdote" Bisceglia esponente della teologia della dissoluzione e dell’amore libero aveva contribuito a creare un’effervescente stato di spirito cittadino. Egli, infatti, vicepresidente del Cosenza calcio, da sempre terreno di pascolo della peggiore ‘ndrangheta, guidava gli ultras teppisti della squadra che aveva precedentemente raccolto dalle carceri e inserito nella sua "oasi" dove da semplici delinquenti comuni, stupratori e drogati venivano trasformati in ferventi no-global e ultras violenti del Cosenza Calcio.
Non dimentichiamo poi il sindaco Eva Catizone, che al tempo degli arresti di una ventina di no global, capitanati dal famigerato Francesco Caruso, si definì anche lei "sovversiva" e che Toni Negri ha definito recentemente questa città "il modello che sognavamo al tempo di Autonomia Operaia". In questo quadro, dove i confini tra delinquenza e politica si fanno men che sottili, dove la prepotenza massonica e mafiosa toccano livelli vergognosi e la degenerazione morale si fà inaudita, si levano le strazianti ed inascoltate denunzie di giovani donne nei confronti del "sacerdote" no-global ed il silenzioso dramma di una povera suora che veramente aveva dedicato la sua vita a Dio e che oggi si ritrova sola a difendere la Sua giustizia.
