Nick: Casual Oggetto: Una coppietta indiana Data: 28/2/2006 19.12.1 Visite: 330
Hanno sui 18 anni, molto gradevoli esteticamente, mangiano al ristorante arabo dei miei amici algerini. I gestori non sono di quelli che mi taglierebbero la gola solo perchè sono occidentale, per quanto io sia ateo e assolutamente contrario all'aggressione imperiale verso il mondo musulmano. Quelli che mi taglierebbero la gola corrispondono più o meno ai mediocri individui che esultano quando un maghrebino nudo e ammanettato viene pestato e umiliato. Sono i guerrieri della guerra di civiltà, gli incivili che ignorano quanto le nostre culture in realtà siano il frutto delle commistioni e degli incroci, nella loro dinamica storica. Per usare un vocabolo improprio sono i fascisti dei due schieramenti: quello islamico e quello occidentale. I miei amici no, sono tolleranti come lo sono io, ascoltano musica dance europea, cosi' come a me capita di ascoltare Cheb Kaled, e quando prendo un piatto di kebab me lo riempiono fino all'orlo, mi prendono per la gola piuttosto che tagliarmela. E la cosa è decisamente vantaggiosa. Mentre sono a tavola la discussione scivola sulla cucina indiana, che poi in effetti è la cucina nazionale inglese e io là ho imparato a conoscerla e apprezzarla, anche perchè la cucina tradizionale inglese più che il fritto degli avanzi della sera prima a colazione e il pane tostato coi fagioli, non è che offra molto. Sento su di me lo sguardo della coppietta indiana e con la coda dell'occhio avverto il sospiro di sollievo quando si rendono conto che ne sto parlando bene. Non sono un seguace di Calderoli e nemmeno di Rauti, Fini, Mussolini, Storace e Silvio Berlusconi e per dirla tutta fino in fondo nemmeno di quel moderato in doppiopetto di Pier Ferdinando Casini, che il lavoro sporco lo lascia a chi si può sporcare le mani. Che poi i ragazzini indiani sono italiani, nati probabilmente qua, e dell'India conservano forse un ricordo vago, ammesso che siano mai stati. Parlano italiano, sono italiani come me, la loro nazionalità è italiana, se pur di origina indiana, cosi' come gli Italiani prima erano greci, sanniti, osci, equi, celti, galli, messapici e poi arabi, castigliani, catalani, francesi, austriaci e chi più ne ha più ne metta. A un altro tavolo c'è una famiglia dell'est, bulgari se la mia conoscenza molto approssimativa della filologia slava non mi inganna, mangiano, sorridono e sono contenti, per loro è già una gioia avere di che sfamarsi, chi sa forse rimpiangono addirittura il comunismo. Anche i loro bambini sono italiani, esattamente come lo sono io. E infine una famiglia di sottoproletari napoletani, loro in teoria sono italiani da sempre, però l'Italia non lo sa e ha dimenticato di offrirgli tutte le opportunità di cui l'Italia normale gode. Anche i nazionalisti, i patrioti a tutti i costi non si battono per i loro diritti, ma loro non lo sanno, urlano, ridono e prendono in giro bonariamente la cameriera polacca di Cracovia, che anche lei avrà dei figli italiani. Per ora lavora in un ristorante dove i prezzi economici creano melting pot. Che il nuovo internazionalismo nasca a tavola, piuttosto che nelle fabbriche? Non sarebbe male, anche perchè gli italianissimi imprenditori italiani le fabbriche le hanno chiuse quasi tutte da tempo, per aprire altrove dove l'esercito dei disperati è solo un po' meno disperato del nostro e lavora per stipendi più bassi. Sono nazionalisti e patrioti i nostri imprenditori, almeno fin quando un lavoratore rumeno o thailandese non gli chiede uno stipendio più basso di un suo connazionale. Intanto i bambini e i ragazzini mangiano, la coppietta alterna baci tenerissimi a sguardi che sanno d'oriente e io penso che sarà dura impedirgli di parlare e lo sarà ancora di più quando dietro di loro cresceranno altri ragazzini nati qui e italiani a tutti gli effetti. Quel giorno non ci saranno permessi di soggiorno, barriere create dalla burocrazia e da una lingua difficile come la nostra conosciuta poco e male, loro parleranno benissimo e si batteranno per i diritti della propria gente, cosi' come gli italiani di seconda generazione si sono battuti negli Stati Uniti, in Belgio, in Germania, in Francia. Dove pure gli autoctoni dicevano che puzzavano, che rubavano, che erano ubriaconi e violenti, e c'era pure qualcosa di vero in quelle parole, perchè la disperazione, la rabbia e la violenza sono i figli della povertà, delle possibilità negate, della rabbia e della frustrazione e come tali non hanno razza, patria, colore. Loro si batteranno per un'umanità sola e insieme a me e ai ragazzini occidentali che verranno, lasceranno ai fascisti delle due parti le guerre di civiltà che paradossalmente vengono combattute sempre da incivili imbecilli. PS Solita postilla che nel post precedente non avete accolto, visto il numero di visite e risposte. Quando vedete che alle vostre offese o ai vostri analitici "quote" e relative frasette di mezzo rigo che qualcun altro si affretta a lodare, saprete con certezza che vi ho incluso nella categoria degli imbecilli. E la mia intelligenza mi impedisce di discutere con un imbecille. Buona serata a chi se lo merita. http://rosariodelloiacovo.blog.kataweb.it |