Nick: azad Oggetto: Giustizia è (quasi) fatta Data: 3/3/2006 0.0.8 Visite: 299
Br: confermato ergastolo per Lioce Condanna definitiva in Cassazione La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha decretato l'ergastolo definitivo per la brigatista Nadia Desdemona Lioce. La decisione è giunta a conclusione del processo per la sparatoria, avvenuta il 2 marzo 2003 sul treno Roma-Firenze, nella quale morirono il sovrintendente di polizia Emanuele Petri e il brigatista Mario Galesi, e un altro poliziotto, Bruno Fortunato, rimase ferito. Esattamente tre anni dopo i fatti, la prima sezione penale della Cassazione ha respinto il ricorso di Nadia Desdemona Lioce accusata di concorso in omicidio, rapina, resistenza, detenzione di armi, con l'aggravante del terrorismo, per la morte dell'agente della polizia ferroviaria Emanuele Petri. La Corte ha stabilito anche di condannare l'imputata a rifondere le spese alle parti civili: 3.200 euro alla famiglia Petri e 2mila euro ciascuno alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al ministero dell'Interno. Si tratta della prima condanna definitiva che viene pronunciata nei confronti della Lioce, che, rinchiusa nel carcere di Sollicciano, è sotto processo anche per l'omicidio Marco Biagi e per quello di Massimo D'Antona, per i quali dovrebbe iniziare a breve il processo d'appello. Nadia Desdemona Lioce era stata condannata all'ergastolo dalla Corte d'Appello di Firenze il 29 giugno scorso. Il giudice di secondo grado aveva confermato il giudizio di primo grado della Corte d'Assise d'Arezzo. La Corte ha accolto così la richiesta del sostituto procuratore generale della Cassazione, Antonio Mura, di confermare il carcere a vita per la brigatista e di dichiarare "inammissibile" il ricorso presentato dal suo avvocato difensore Caterina Calia. Secondo Mura non c'erano dubbi che "la Lioce già prima che Galesi sparasse aveva dimostrato di condividere, in pieno, gli intenti del suo compagno: c'è stato, da parte della donna, il concorso pieno nell'azione omicidiaria, con la volontà dell'uso cruento delle armi". L'avvocato Calia aveva chiesto nell'arringa l'annullamento con rinvio della condanna della Lioce, sostenendo che la donna non era stata complice di Galesi e che il conflitto a fuoco era stato casuale e non rientrava "nei programmi delle nuove Br". I supremi giudici sono stati di parere opposto e hanno convalidato il verdetto d'appello in base al quale è stata sancita "la piena responsabilita' " della Lioce nel "concorso" nell' omicidio del soprintendente Petri, aggravato dalle finalità di terrorismo. La vedova Petri: "E' stata fatta giustizia" Alma Petri, la vedova del sovrintendente della Polfer ucciso dalle Br, ha commentato la sentenza con queste parole: "Bene, è una bellissima notizia. E' stata fatta giustizia anche se a noi familiari niente e nessuno ci ridarà mai Emanuele": "Questa sentenza - ha detto Alma Petri - in un certo senso rappresenta il coronamento dell'impegno di mio marito, è un riconoscimento al suo sacrificio". Esaminando il materiale recuperato in occasione dell'arresto della Lioce, gli investigatori ricavarono elementi decisivi per le indagini che hanno portato a smantellare le cosidette nuove Brigate Rosse. Anche l'avvocato Walter Biscotti che rappresenta la famiglia Petri ha avuto parole positive: "Oggi, a tre anni dall'omicidio di Emanuele Petri, viene scritta, dalla Cassazione, una pagina significativa della lotta al terrorismo: credo che tutti dobbiamo essere grati a questa famiglia di onesti servitori dello stato". "Oggi - ha aggiunto Biscotti - il nostro pensiero va a tutti i poliziotti, i carabinieri, i magistrati, i giornalisti e tutti coloro che in questi ultimi trent'anni hanno pagato con la morte contribuendo alla tenuta della democrazia nel nostro paese". www.tgcom.it 02/03/06
....se la ride la Lioce....intanto beccati questo ergastolo assassina! Non piangere se non puoi vedere il sole perchè le lacrime ti impediranno di vedere le stelle. |