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Un dato significativo...
"In netta controtendenza, perché le nostre esportazioni nel mondo in valore sono cresciute del 3,5% sempre nello stesso periodo e nell'insieme dei paesi arabi sono cresciute del 5,7%, malgrado la diminuzione della Libia".
Qual è l'impatto del volume di affari della Libia?
"Le loro esportazioni sono invece aumentate in valore del 50,7%, evidentemente per il caro petrolio, mentre il nostro saldo commerciale è diventato di meno 5 miliardi e 787 milioni".
Un risultato negativo rispetto all'anno precedente?
"L'anno prima la bilancia era di 3,2 miliardi".
Si verificheranno ripercussioni commerciali dopo l'assalto al consolato italiano di Bengasi?
"La situazione è difficile perché si registra una sorta di altalena tra aumenti in cui tutto sembra che vada abbastanza bene e altri momenti in cui le rivendicazioni sono più accese. Ma al momento la situazione non è affatto favorevole".
Chi dietro gli incidenti al consolato italiano?
"Non so bene da chi siano stati determinati questi movimenti di Bengasi e forse la situazione è anche sfuggita di mano".
Quali sono le aziende che hanno registrato le maggiori ripercussioni?
"Sono le nostre esportazioni tipiche in Libia, prevalentemente del settore della meccanica. Le piccole e medie imprese hanno subito le maggiori conseguenze".
Auspica l'intervento del governo per recuperare il trend positivo?
"E' sempre auspicabile, anche se credo che al momento sia piuttosto difficile".
Perché?
"Siamo in una fase pre-elettorale, ritengo che nell'immediato non ci siano da attendere grandi variazioni per i prossimi tre-quattro mesi".
La situazione si aggraverà?
"Non penso. Prima di un arco di tempo di tre-quattro mesi è comunque molto difficile che il governo possa intervenire con qualche efficacia".
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