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Il caso Calderoll Illustra bene la massima tragedia che può toccare a un certo tipo d'italiano: essere preso sul serio. A Calderoli è capitato una sola volta in tutta la vita e ha dovuto dimettersi il giorno dopo, restituire l'auto blu, tornare da principe a ranocchio verde Padania. L'incantesimo che aveva trasformato un gradasso da bar orobico in ministro della Repubblica di un grande paese è svanito in un attimo. Nella sua faccia si leggeva uno stuporoso dolore: ma come? Cosa ho fatto? Non avevate capito che era tutto uno scherzo, compreso il mio incarico? Che ci faceva allora un rubicondo odontoiatra al ministero delle Riforme? Per dirla con le sue stesse parole: «Prima d'incontrare Bossi, io non avrei mai scommesso una lira su di me». All' ex ministro va riconosciuta una cialtronesca buona fede. Quando ha mostrato al complice Mimun la maglia con le vignette su Maometto, Calderoli non pensava di offendere la civiltà islarnica, della quale non sa un accidente. Pensava solo a raccattare qualche voto in più fra le valli pedemontane, che invece conosce bene. Non poteva immaginare che il suo gesto sarebbe stato notato nella Libia di Gheddafi, dove certo debbono avere pochi divertimenti per dedicarsi alla visione del Tgl e addirittura della rubrica del direttore. Berlusconi ha dovuto precipitarsi a calmare il suo dittatore preferito, rassicurarlo sul fatto che Calderoli è soltanto uno dei tanti rniracolati dalla sua politica, chiedere scusa in ginocchio e prendere disposizioni. Le coste Italiane sono un colabrodo e l'amicizia un po' servile con Gheddafi è l'unica misura di sicurezza presa in questi anni. Dopo tante chiacchiere, gli sbarchi dei clandestini sono raddoppiati. Gli oculati tagli di Tremonti fanno in modo che i carabinieri di Brindisi non abbiano neppure la benzina per mandare in giro le pattuglie. Manca soltanto che l'Islarn fondamentalista prenda sul serio le sparate dei nostri politici da curva Nord. Per fortuna, finora nessuno ci aveva preso sul serio. Oltre frontiera non hanno mai fatto notizia i nostri teocons all' amatriciana, i teorici dello «scontro di civiltà»maturati alla scuola filosofica del Processo di Biscardi, i difensori dell'Occidente che parlano però in dialetto. Il governo di centrodestra si dichiara «miglior amico d'Israele» e candida al futuro Parlamento neonazisti che ospitano nei loro siti le peggiori teorie antisemite e negano l'Olocausto. Lo facessero i conservatori inglesi o i francesi, per non dire dei tedeschi, ci sarebbe uno scandalo mondiale, la sollevazione di tutte le comunità ebraiche del pianeta. Ma l'Italia è vista nel resto del pianeta come un paese di simpatici, innocui buffoni. Con l'eccezione di pochi popoli, si capisce, come i libici o gli ex jugoslavi, ai quali la storia ha rivelato il lato meno bonario della vicina «brava gente». |
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