Nick: T-34 Oggetto: DIMENTICARE BERLUSCONI ? Data: 6/3/2006 20.9.51 Visite: 156
Il padrone di quasi tutto. Una volta diventato politico e capo del governo, ha generato una condizione di dominio che blocca gli altri e beneficia se stesso, nelle comunicazioni come nelle decisioni imprenditoriali, nella volontà e libertà di parola (ha ghigliottinato la libera informazione e condizionato i titoli e le aperture dei quotidiani che non controlla) come nella disponibilità a investire e a crescere. Si sa, infatti, che gli interessi che contano sono solo quelli del presidente-padrone, e che persino le escursioni internazionali sono più rapporti d’affari che politica estera del Paese. Controprova. In cinque anni la ricchezza aziendale e personale del presidente del Consiglio è cresciuta come nessun’altra azienda e nessun’altra ricchezza personale. Il resto dell’Italia, zero. È del rapporto fra questi due dati che dobbiamo parlare. Al centro c’è l’uomo la cui presenza egemone rende la politica italiana diversa da ogni altra politica. 04.03.2006 Dimenticare Berlusconi? di Furio Colombo Due fatti stanno deragliando la vita italiana sul binario morto della irrilevanza: la crescita zero e il conflitto di interessi. I due fatti sono legati. I due fatti non riguardano una destra che si oppone a una sinistra o uno schieramento impegnato a fronteggiarne un altro. Giovanardi e Baccini, ma persino Bondi e Schifani c’entrano poco col dramma a due facce che ha colpito l’Italia. Tutto emana da una sola persona che ha trascinato al centro della vita pubblica italiana il suo immenso conflitto di interessi. È così gigantesco che si dirama in ogni interstizio della vita pubblica e non può che portare al blocco della vita economica. È ciò che è accaduto. Tutto ciò va detto per spiegare che in una normale situazione politica - una situazione che a noi è negata - nella quale Berlusconi non fosse che un Giovanardi di migliore aspetto o un Casini con la battuta più pronta, avrebbero ragione coloro che ammoniscono: smettete di parlare di Berlusconi. È un vanesio, un teatrante, e voi fate il suo gioco. Giusto. Ma è anche un padrone. Il padrone di quasi tutto. Una volta diventato politico e capo del governo, ha generato una condizione di dominio che blocca gli altri e beneficia se stesso, nelle comunicazioni come nelle decisioni imprenditoriali, nella volontà e libertà di parola (ha ghigliottinato la libera informazione e condizionato i titoli e le aperture dei quotidiani che non controlla) come nella disponibilità a investire e a crescere. Si sa, infatti, che gli interessi che contano sono solo quelli del presidente-padrone, e che persino le escursioni internazionali sono più rapporti d’affari che politica estera del Paese. Controprova. In cinque anni la ricchezza aziendale e personale del presidente del Consiglio è cresciuta come nessun’altra azienda e nessun’altra ricchezza personale. Il resto dell’Italia, zero. È del rapporto fra questi due dati che dobbiamo parlare. Al centro c’è l’uomo la cui presenza egemone rende la politica italiana diversa da ogni altra politica. L’anello di congiunzione tra crescita zero e conflitto di interessi è dato dalle scalate che hanno messo a rumore il Paese durante l’estate. Questo nesso ci è stato rivelato sia dal tentativo - accanito e fallito - di seppellire una serie di eventi incrociati sotto l’accusa alla sinistra di essere corrotta e corruttrice (ovvero allo stesso livello dei portatori del conflitto di interessi). E ci è stato rivelato dalle dichiarazioni dello stesso Berlusconi in difesa delle "sue" scalate. Ormai sono in molti a pensare e a dire che è stata "sua" anche la tentata scalata al Corriere della Sera. Tutto ciò serve a ricordare anche ai più miti frequentatori della brutta e pericolosa vicenda italiana che non tutti i conflitti di interesse, per gravi che siano, sono uguali. Ci sono portatori sani del conflitto di interessi. Sono coloro il cui insolito livello di potere economico contrasta oggettivamente con il potere politico che chiedono di acquisire. Nessuno intende espropriarli ma essi sanno che, come i portatori sani di HIV (il virus dell’Aids), lo devono dire, e devono rinunciare ad esercitare il controllo del loro potere economico se vogliono esercitare il loro potere politico. E’ un gesto che richiede coraggio. Ma non farlo, in molti Paesi, è considerato un reato. il resto è qua: http://italy.indymedia.org/news/2006/03/1009815.php "..a nuje10 e consorte romantici e bolscevichi [cit.].."
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