Nick: Mr_LiVi0 Oggetto: Il giornale del giorno Data: 7/3/2006 10.44.3 Visite: 150
A sinistra avanza il partito del caro estinto di MATTIAS MAINIERO Una volta lo chiamavano familismo, e in lista finiva di tutto: mogli, figli e figliastri, nipoti, pronipoti, fratelli, sorelle, cognati, cognate e pure qualche marito. Si tirava dietro, spesso per raggiunti limiti di età, l'augusto genitore e si faceva avanti la progenie. Una specie di donazione di voti e collegio. Elenchi sterminati di candidati passati alla storia delle elezioni per il cognome illustre e le giuste conoscenze. Ora siamo arrivati al familismo post mortem, e in lista finiscono vedove e orfani, mamme in lacrime e cugine distrutte dal dolore. Dall'Italia del tengo famiglia siamo passati all'Italia del tenevo famiglia. Elenco ugualmente sterminato, soprattutto a sinistra, dove l'ultimo innamoramento elettorale è quello del caro estinto. Vicino o lontano che sia nel tempo il tragico evento, l'importante è che la dipartita sia stata sufficientemente violenta, che sia rimasta impressa nelle menti della gente. Chi muore nel proprio letto non fa notizia, non richiama voti. Ei fu, e nessuno se ne frega più di tanto. Per far breccia nel cuore degli elettori ci vuole la lupara della mafia o la P38 delle Brigate Rosse. È un martire, questa è la sorella o la vedova o la figlia, ha pianto e si è disperata: cari cittadini, giudicate voi. Fermi tutti: nessuno qui vuole essere offensivo o giocare col macabro. Tanto di cappello dinanzi a Nicola Calipari, funzionario dei Servizi ucciso in Iraq durante la liberazione di Giuliana Sgrena. Figuriamoci, avete letto i nostri articoli. E tanto di cappello anche dinanzi a Rosa Maria Villecco, vedova Calipari, candidata al Senato in Calabra per i Ds, e a Ida, cugina Calipari, candidata sempre in Calabria e sempre al Senato per l'Italia dei Valori. Permetteteci però di non levarci neppure un po' di cappello dinanzi ad un'operazione che, non per colpa delle Calipari, puzza un po' di sfruttamento. Qui c'è qualcuno che si sta appropriando del dolore e delle lacrime, delle emozioni degli italiani, qualcuno che non va tanto per il sottile e che in lista annovera le Calipari e anche Rita Borsellino, sorella di Paolo, giudice ucciso dalla mafia, e pure la veltroniana Olga D'Antona, deputata uscente, vedova di Massimo, giuslavorista assassinato dalle Brigate Rosse nel 1999 (nel Lazio corre per la Camera). Elenco nutrito, dicevamo. C'è Sabina Rossa, figlia di Guido, vittima delle Br nel 1979. Per lei, candidatura in Liguria per il Senato. C'è Maria Grazia Laganà, vedova del consigliere regionale Fortugno, ucciso in Calabria durante le primarie del centrosinistra. La Margherita punta a farla entrare a Montecitorio. E c'è anche Adelaide Gaggio. Chi è? Ce ne rendiamo conto: ai più il nome non dice nulla. Entriamo nel dettaglio: Adelaide sta per Heidi, il cognome da sposata è Giuliani. Dunque, Heidi Giuliani, madre di Carlo, il giovane morto a Genova durante il G8. La lista è quella di Rifondazione comunista. Ultimo nome, ma qui non c'entrano nè la mafia nè le Brigate Rosse: Maria Antonietta Farina in Coscioni, vedova di Luca, candidata a Milano per la Rosa nel Pugno subito dopo il capolista Enrico Boselli. Valzer di vedove e orfani tra Ds, Margherita e Rosa nel Pugno: a sinistra avanza il partito del caro estinto. Tutti in fila per fare compagnia in Parlamento ai Mattarella e ai Dalla Chiesa E non meravigliatevi: questo è il Paese che si evolve, che prima valorizzava i figli in nome dei padri viventi e potenti e ora valorizza i superstiti in nome dei defunti illustri. E ieri come oggi dimostra di avere poca dimestichezza con la democrazia rappresentativa e anche con le regole del buongusto. A noi non resta che prenderne atto, ribadire che le candidate o i candidati c'entrano ben poco con questo ragionamento e, chiedendo scusa per la banale brutalità, metterci pure una croce sopra sperando che almeno un po' di loro finiscano per non essere eletti. Vittime del familismo post mortem, che non sarebbe una brutta cosa. Intolleranza laica e imbarazzo dei cattolici ulivisti di LUCA VOLONTÈ P annella docet. L'incontro con la rappresentanza del Ppe in Vaticano si svolgerà nelle prossime settimane e già nelle cronache di ieri si è dato fuoco alle polveri. Tempo fa, nella torrida primavera ed estate del 2005, proprio sulle pagine di Libero, grazie alla cortese intelligenza di Feltri, avevo avuto modo di commentare la spinta laicista di alcuni quotidiani e i pericoli di un nuovo " partito radicale di massa". Ieri il " Corrierone" nazionale, tra i suoi editori siedono cattolici come Bazoli e Geronzi, ha fiondato in seconda e terza pagina la visita dei dirigenti del Ppe al Santo Padre. Premesso che il Ppe è il partito che raccoglie tutte le formazioni moderate che si richiamanoalla Dottrina Sociale della Chiesa e ai valori fondamentali della persona, famiglia e centralità sociale; premesso che la delegazione del Ppe sarà capeggiata dal Capogruppo europeo Hans Pottering; premesso infine che la Margherita ha scelto di non aderirvi fin dalle scorse elezioni europee. Non si capisce cosa ci sarebbe di strano, né di offensivo nella visita. Eppure, i commenti di molti esponenti del centrosinistra sono significativi sul malinteso senso di laicità che vorranno imporre se, malauguratamente, vincessero. « Credo che parlare di ingerenza sia ormai troppo poco. Siamo arrivati al punto in cui bisogna abrogare il Concordato. Ormai le scelte del Vaticano corrispondono ad una tradizione neo- temporalistica. Il nuovo Papa era stato eletto per una grossa operazione militare, preparata accuratamente negli anni... » , Pannella docet dalle pagine del Corriere. Ti aspetteresti che si alzasse qualcuno, un cattolico adulto come Prodi. E, per fortuna, alla fine di una lunga giornata, il Professore almeno questa volta dà segni di vita. Ma sperare che i cosiddetti cattolici dell'Unione fermino Pannella e la sua Rosanelpugno è del tutto inutile. E, infatti, leggiamo che la Binetti si sente « molto sorpresa e che purtroppo... non era mai successo di avere un Papa come Benedetto XVI » . Cos'è una minaccia? Un insulto che sfiora l'intimidazione? Come si permette la signora? Ma le quote " Rosa" non si fermano qui. Livia Turco: « Questo Papa ci sorprende. All'inizio del Pontificato sembrava avere un certo distacco per la politica. E invece... » . Invece cosa? Se avesse ricevuto la delegazione del Pse per parlare dei crimini di Stalin, lo avrebbero forse santificato? La Bonino, ieri candidata all'Onu, poi alla Commissione Ue, oggi al posto di Ciampi, ci dice invece di essere impressionata dalla " genuflessione" di Mastella. Che fa, spera che Clemente sputi in faccia al Papa. Insomma il " teatrino" dell'Unione continua laddove era finito il Referendum, speriamo che si concluda allo stesso modo. L'intolleranza laicista che vorrebbe decidere anche l'agenda e non solo i discorsi del Papa lasciamola marcire tra le loro liti da comari. Prodi si dissocia dall'Unione « Il Pontefice veda chi vuole » ROMA Adesso ci si mette pure l'agenda del Papa. Le udienze di Benedetto XVI spaccano l'Unione: da una parte Romano Prodi, che " lascia libero" il Papa di vedere chi vuole, dall'altra la sinistra radicale, che accusa il Vaticano di « ingerenza » e chiede a Clemente Mastella, l'unico del centrosinistra che aveva in agenda la visita da Ratzinger, di rinunciare. Mastella non molla. Per ora. « Non capisco questo accanimento laicista, c'è un fanatismo incomprensibile. Se continua così vedo il suicidio del centrosinistra » , attacca la mattina il leader dell'Udeur. Che però in serata, dopo la rinuncia di Silvio Berlusconi, tentenna: « Mi sentirò con Casini per non creare problemi. Se non va il premier, o non ci va nessuno o non ha senso. Ci penso stanotte » . Più di un alleato gli chiede di fare un passo indietro. I Verdi, ad esempio. « Berlusconi per la prima volta ha compiuto un gesto di sensibilità istituzionale. Ora gli altri lo seguano » , è l'invito di Alfonso Pecoraro Scanio, presidente del partito. Paolo Cento, coordinatore della segreteria, avverte: « Se Mastella ci va, si apre un problema politico serio che richiede l'intervento di Prodi » . Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione comunista, sposta il tiro anche sul Vaticano: « È difficile non parlare di ingerenza. Oltretevere dovrebbero ripensarci e se così non fosse dovrebbero farlo gli invitati » . Parole cui in mattinata si aggiungono quelle di Fassino. « Utilizzare una visita dal Pontefice in termini elettorali è irrispettoso verso il Papa » , fa sapere il numerounodella Quercia, che agli invitati suggerisce « di essere più attenti e rispettare il Pontefice » . Quasi un invito a ripensarci. Prodi, però, sceglie il profilo basso. « Non intendo prestarmi a polemiche circa le udienze che il Papa ritiene, legittimamente, di concedere. Non voglio strumentalizzare né coinvolgere la Chiesa nella campagna elettorale » , scandisce il Professore nel primo pomeriggio. " Via libera" che scatena l'ironia di Riccardo Pedrizzi, senatore di An: « Meno male che almeno il cattolico adulto Prodi dà il permesso al Papa di ricevere in udienza chi vuole... » . Le parole di Prodi spingono Fassino ad ammettere che « è del tutto legittimo che il Papa riceva chi vuole » . Certo, aggiunge, bisogna evitare le strumentalizzazioni, « ma non credo che questa vicenda abbia influenze sul voto » . Concorda Francesco Rutelli, presidente della Margherita: « Non cambierà certamente l'esito delle elezioni se ci sarà una foto con il Santo Padre e una stretta di mano » . Ma Enrico Boselli ( Rosa nel pugno), denuncia il « coinvolgimento del Papa nella campagna elettorale. Un'aperta violazione dello spirito del Concordato » . tom. mon. Fassino tradisce le donne ROMA Doveva essere il partito modello, quello che avrebbe realizzato le " quote rosa" per decisione autonoma, nonostante la bocciatura del Parlamento. Invece è proprio dentro i Ds che, nel giorno in cui sono state depositate le candidature, si è levata la furia delle donne. Snobbate dalle liste, accusano. Quelle dell'Ulivo e quelle dei Ds. Il famoso 30% di candidature riservato al gentil sesso, addirittura stabilito dalla Quercia nel regolamento approvato dalla direzione nazionale, è stato sì rispettato. Ma il grosso è stato confinato in coda alle liste, cioè tra i non eletti. Un 30% solo formale, insomma. La protesta più forte si è levata dalla Sicilia. Nella lista dell'Ulivo, circoscrizione Sicilia occidentale, capeggiata da Luciano Violante ( Ds) e Salvatore Cardinale ( Margherita), la prima donna compare all'undicesimo posto: Manuela Linares . Ce la farà solo se Violante dovesse optare per la Sicilia orientale, dove si presenta terzo dopo Roma - no Prodi e Francesco Rutelli . Non va meglio in Sicilia 2, parte orientale dell'isola, dove la " quota rosa" fa capolino al decimo e undicesimo posto: Cinzia Dato ( Margherita) e Marilena Samperi ( Ds). « Prendiamo atto che nessuna delle proposte fatte dal coordinamento regionale sulla composizione delle liste è stata accolta » , è il verdetto di Marika Cirone Di Marco. La coordinatrice regionale delle donne Ds punta il dito contro la Quercia: « Si è contravvenuto allo statuto nazionale e al regolamento elettorale del nostro partito » . Dal repulisti " rosa" si salvano le mogli ( Anna Serafini , in Fassino, corre comeseconda per il Senato in Veneto, Anna Maria Carloni , in Bassolino, è piazzata in Campania e Franca Rame è capolista in Veneto per Palazzo Madama, ma con l'Italia dei Valori), le vedove ( Rosa Calipari coi Ds in Calabria e Maria Grazia Fortugno in quota Margherita nella lista ulivista in Calabria) e una manciata di dirigenti nazionali ( per il Senato Anna Finocchiaro e Li - via Turco capilista rispettivamente in Sicilia e in Piemonte, e per l'Ulivo Barba - ra Pollastrini , responsabile donne Ds, capolista in Lombardia 3, Marina Sereni in Umbria, Giovanna Melandri in Lazio 1, subito dopo Rutelli, Fulvia Bandoli in Lazio 2). Per il resto vincono i big e corti al seguito. Prodi, capolista in 14 circoscrizioni. Ma guidano le truppe anche Ciriaco De Mita in Campania, Rosi Bindi in Friuli, Vannino Chiti in Toscana, Arturo Parisi in Sardegna. Massimo D'Alema e Piero Fassino si spartiscono tre regioni a testa sotto l'insegna dell'Ulivo. L'ex premier sarà capolista in Puglia, numero due in Campania 1 e 2. Il segretario Ds, invece, è primo in Piemonte 1, dopo Prodi in Lombardia 1 e Abruzzo. Dietro i leader, i collaboratori. Tutta la segreteria fassiniana ha trovato posto nelle teste di lista ( Maurizio Migliavacca , per dire, è paracadutato in Lombardia). Ma anche Prodi è riuscito a salvare la sua truppa. Eletti sicuri sono Ricky Levi ( Lombardia 1), Silvio Sircana e Paolo De Castro ( Puglia). E alla fine è stato trovato un posto anche per Giulio Santagata , braccio destro del Professore: spostato dall'Emilia Romagna per far posto al riminese Ermanno Vichi , verrà paracadutato in Lazio, in quota Prodi per l'Ulivo. Il lieto fine non è stato dappertutto. Lo scontro tra Agazio Loiero , presidente della Calabria, e la Margherita è finito senza soluzione. Il 9 aprile ci sarà una lista calabrese dei Consumatori del Codacons, formata dai dissidenti della Margherita legati a Loiero. Tornando ai Ds, di esclusioni eccellenti non ce ne sono. A farne le spese, infatti, sono state le seconde o terze file radicate nel territorio. E le donne. Rara eccezione è Fran - co Bassanini : sarà candidato in Sicilia, ma non tra gli eletti sicuri. Però gli è stato promesso un posto al governo. Giuseppe Giulietti , che rischiava di restare fuori, è stato recuperato in Piemonte 2 ( Ulivo). E così pure l'ex direttore de l'Unità Peppino Caldarola ( Pu - glia). Tra i giornalisti arruolati dalla Quercia è riconfermato Sergio Zavoli ( ca - polista per i Ds al Senato in Emilia Romagna) e debutta Paolo Gambescia , ex direttore del Messaggero: correrà in quota Ds sotto il simbolo dell'Ulivo in Lazio 1. La Margherita risponde candidando Antonio Polito , direttore de Il Riformista, e Rifondazione Comunista butta nella mischia Rina Gagliardi , condirettore di Liberazione. Ci sono dei ritorni, come quello di Vale - rio Zanone , leader del Partito liberale ( in Piemonte con la Margherita). Dei nuovi acquisti, come Adriano Musi , segretario generale aggiunto della Uil, che corre nelle liste dei Repubblicani europei inCampania 2. O dei senza patria che trovano approdo: Vit - torio Sgarbi , ex sottosegretario ai Beni Culturali della Cdl, sarà capolista con il Codacons alla Camera ( Sicilia orientale e Lazio 1). Nella stessa lista ( Calabria e Lazio) ci sarà anche Eva Catizione , ex sindaco di Cosenza, in rotta coi Ds. Sarà poi interessante vedere le sfide. Contro Vladimir Luxuria , candidata del Prc nel Lazio, il Pdci schiera la scienziata Margherita Hack e l'astronauta Umber - to Guidoni . Mentre in Liguria al marocchino di Casablanca Rehhal Oudghough , candidato di Rifondazione, i Comunisti rispondono con la scrittrice israeliana Lucy Ladikoff . Elisa Calessi IL DITTATORE DI TRIPOLI ATTACCA ANCHE BOBO CRAXI E LA MUSSOLINI. MA GLI ITALIANI ESPROPRIATI DAI LIBICI ASPETTANO ANCORA I RISARCIMENTI ROMA Gheddafi ribadisce: esigo il " grande gesto" da parte dell'Italia, voglio quei tre miliardetti di euro per costruirmi la litoranea. Solo così, dice, si potrà parlare di vera pace tra popolo libico e italiani, dopo la crisi provocata dagli scontri di Bengasi di febbraio. Il vicepremier Gianfranco Fini si dichiara " possibilista". Lo stesso Berlusconi è intervenuto affermando che serve il " gran gesto": « Con i partiti della coalizione stiamo vedendo se è possibile prendere in considerazione questa eventualità, visto che la Libia non ritiene di poter uscire da una atmosfera negativa nei nostri confronti se non attraverso questo gesto di riparazione e di riconciliazione » . Per quanto riguarda la sinistra il verde Paolo Cento ha detto chiaro e tondo: se vince Prodi dobbiamo pagare, risarcire Tripoli per i " danni coloniali". Via libera quindi alla litoranea che collega l'Egitto alla Tunisia. Pagata da noi. Moammar Gheddafi quando parla di « grande gesto, significativo e non solo simbolico che ponga una pietra sul passato per un futuro che rinnoverà amicizia e comune sviluppo dei due Paesi » , intende proprio questo. La litoranea. A poco gli importa se vincerà " l'amico" Berlusconi o Prodi. Lui non si schiera. L'importante è che arrivino i soldi. E tanti. È questo il succo del comunicato dell'ambasciata di Libia ( anzi dell'Ufficio Popolare della Grande Jamahirya Araba Libica Popolare Socialista a Roma) diramato ieri nel pomeriggio. Nella nota da un lato si parla con soddisfazione degli sforzi congiunti Italia- Libia nella lotta all'immigrazione clandestina e al terrorismo. Ma dall'altro si esprime « stupore » per le prese di posizione di persone che, « anche in precedenti governi italiani, hanno avuto posizioni di rilievo » come la guida della Farnesina ( Gianni De Michelis che aveva chiesto all'Italia di « smettere di corteggiare » Gheddafi), e di « presunti esperti del giornalismo italiano » , come Magdi Allam ( « ostentando un'origine araba ha preconcetti e dà giudizi chehannotutta l'apparenza di essere prodotto di elaborazioni non proprie » ) . Nel mirino di Tripoli è finita anche una dichiarazione di Bobo Craxi che viene accusato di aver « utilizzato espressioni riprovevoli a sfondo animalesco » . Bobo aveva detto di Gheddafi che è « un cane che abbaia manon morde » . Logicamente i libici attaccano ancora il « razzista » Calderoli ( difeso ieri a sorpresa dal segretario Ds Piero Fassino, che ha espresso solidarietà all'ex ministro leghista per le minacce arrivate dal vice di Bin Laden, Al Zawahiri, diffuse da una tv satellitare). Per Tripoli sono poi « del tutto inaccettabili e da censurare » le affermazioni di chi « ha elogiato la politica coloniale di Mussolini e l'occupazione militare della Libia » . Nei giorni scorsi la nipote del Duce aveva attribuito al nonno il merito di aver permesso ai libici di non dover più viaggiare in cammello. « Il governo isoli la Mussolini e chiarisca che non condivide le sue provocazioni » , ha detto il presidente dei deputati della Rosa nel Pugno Ugo Intini, avvallando la linea libica. Adesso, il problema è « armarsi di pazienza » dice il sottosegreario Alfredo Mantica ( An), e definire « il gesto simbolico, definito da Gheddafi il " grande gesto", con cui chiudere tutte le questioni » . « Noi avevamo proposto lo studio e la progettazione esecutiva di una strada dalla Tunisia all'Egitto, per un valore di 60 milioni di euro, ma Gheddafi intendeva invece la costruzione completa della strada, per una spesa superiore ai tre miliardi di euro » sottolinea Mantica. Certo se vincerà la sinistra, sarà gioco facile per Gheddafi ottenere il maxi- finanziamento. Basta sentire quello che ha da dire in merito il verde Cento per rendersene conto: « Prodi si impegni a risarcire la Libia per i danni del colonialismo fascista di Mussolini » . Da tutte le trattative per uscire dalla crisi provocata dagli scontri di Bengasi chi rimane, come sempre, tagliato fuori, sono quegli italiani residenti in Libia che, nel 1970, hanno dovuto abbandonare dall'oggi al domani tutte le loro proprietà. Giovanna Ortu, presidente dell'Associazione Italiani rimpatriati dalla Libia ( Airl), commenta: « Il governo faccia pure il " grande gesto" ma compia anche un piccolo gesto nei nostri confronti » . « Si tratterebbe » , spiega, « di rispettare gli impegni già presi a suo tempo da Prodi e mai rispettati. Quei 250 milioni di euro da stanziare in più annualità. È una cifre veramente simbolica. Briciole rispetto a quello che abbiamo perso nel 1970. Dal centrosinistra non abbiamo avuto una lira. E anche Berlusconi, ad ogni finanziaria, ha trovato il modo per non rispettare l'impegno. Ci sentiamo dimenticati » . Sono circa 20mila gli italiani nati in Libia. Nel 1970, con Gheddafi al potere, persero tutto: 400 miliardi di vecchie lire dell'epoca. Furono costretti a tornare in Italia, spesso in condizioni di indigenza, a volte ospitati in campi per " rifugiati". In molti sono riusciti a ricostruirsi una vita. Anche se i vari governi che via via si sono succeduti li hanno sacrificati sull'altare della realpolitik, nella speranza di riallacciare rapporti " normali" con lo scomodo vicino. Giovanna Ortu, che li rappresenta, conosce bene la mentalità dei libici. Dice: « Gheddafi va preso sul serio. Quando il 9 luglio del 1970 disse che ci avrebbe espropriato di tutto e rispedito in Italia, il nostro governo nicchiò. Puntualmente il 21 luglio il colonnello mandò i gendarmi a requisire tutto. Ora che minaccia nuovi attacchi non va sottovalutato » . Andrea Colombo Finora gli italiani rimpatriati dalla Libia hanno ottenuto 100 miliardi di vecchie lire, spalmati dal 1980 in poi, a titolo di indennizzo. GLI ITALIANI ESPROPRIATI Dimenticati dai governi I RIMPATRIATI Sono circa 20mila gli italiani nati in Libia e costretti a lasciare il Paese nel luglio del 1970 dopo il golpe militare che ha portato al potere il colonnello Gheddafi. Il nuovo regime libico, non riconoscendo l'accordo del 1956 fra il re Idris e il governo italiano che metteva fine ad ogni contenzioso fra i due Paesi, requisì tutte le proprietà degli italiani. Si calcola che Tripoli in quell'occasione s'intascò beni ( immobili, aziende, liquidità) per un valore pari a 400 miliardi di lire dell'epoca. CIFRA SIMBOLICA L'Associazione Italiani rimpatriati dalla Libia ( Airl) chiede che il governo italiano rispetti l'impegno di versare 250 milioni di euro per indennizzare tali perdite. LE BRICIOLE Finora gli italiani rimpatriati dalla Libia hanno ottenuto 100 miliardi di vecchie lire, spalmati dal 1980 in poi, a titolo di indennizzo. « C inquanta - mila dollari a chi dimostra che Maometto non fu terrorista, assassino di massa, ladro, pedofilo, pazzo, come provano gli hadith, ad esempio quello di Bukhari ( V4B52N220- V9B87N127) in cui il profeta confessa: " Mi è stata data la vittoria attraverso il terrore nel cuore dei nemici" » . L'annuncio shock campeggia sul link di www. italian. faithfreedom. org ( FF), il sito italiano di un gruppo internazionale di ex musulmani. I quali han dato il via a una contro- jihad per smentire l'immagine di Maometto uomo di pace e autodifesa, rilanciata dall'Islam moderato in risposta alle vignette danesi che lo equiparano a un terrorista. I nomi di questi kamikaze al rovescio dicono poco, Ali Sina, Ahmed Simon, Meher Khan. Forse fittizi per paura di una condanna a morte. Ma i loro siti fotocopia con filiazioni in Ue e Asia - da FF a Jihadwatch, Islamundressed, Secularislam- raggiungono un certo pubblico. I DETTI DEL PROFETA L'idea di fondo è raccogliere gli hadith sui 10 anni di vita guerriera e raid carovanieri del fondatore dell'Islam, citando parole sue e dei compagni. A contenerli è la Sunnah, per i sunniti fonte normativa al pari del Corano: la raccolta dei precetti che ogni musulmano segue, tramandata dai teologi come Detti e atti del profeta, o hadith, oltre che fonte delle biografie del Maometto storico. Su parte del materiale però non vi è accordo. Perciò non riportiamo le mutilazioni o torture coi cammelli di autori discussi quale Tabari. Il titolo di sahih, attendibile, viene invece riconosciuto a livello accademico ai testi di Bukhari ( 9 ° secolo). Lo confermano i principali esperti italiani. Prima di proporveli abbiamo poi controllato una a una le citazioni di FF sul database della California University ( www. usc. edu/ dept/ MSA/ re - ference/ searchhadith), grazie alla sigla: Volume- V, Libro- B, Numero- N. Chiunque può verificare e interpretarli da sè. Lungi da noi suggerire giudizi. Veniamo dunque agli hadith di Bukhari, divisi da FF in base all'accusa. Sotto il titolo " Maometto terrorista" si trova quello con cui abbiamo aperto, condito da 2 sure del Corano ( 8: 12, 8: 60), dove Allah dice agli angeli « Infonderò terrore nei cuori dei miscredenti » , e ai musulmani « State pronti a spargere terrore nei cuori dei nemici » . Altri indizi di una condotta terrorista vengono individuati nel V1/ B11/ N626: « Il profeta aggiunse: decisi di ordinare a un uomo di portare una torcia per bruciare tutti coloro che non avevano lasciato le loro case per la preghiera » . E V3/ B46/ N717: « Il profeta aveva attaccato ( la tribù dei) Bani Mustaliq senza preavviso, mentre abbeveravano il bestiame » . Alle voci " Assassino di massa", " Predone", " Subdolo guerrafondaio", vengono citati i seguenti passi. V4/ B52/ N270: « Il profeta disse: Chi è pronto ad assassinare Al Ashraf, che ha ferito Allah e il suo apostolo? Maslama gli disse: Vuoi che lo uccida io? Rispose sì » . V4/ B52/ N256: « Fu chiesto al profeta se era permesso attaccare i guerrieri pagani di notte, con la probabilità di esporre donne e bimbi al pericolo. Rispose: Essi ( donne e bimbi) appartengono a loro ( i pagani) » . V5/ B59/ N512: « Gli abitanti di Khaibar ( sede di battaglia) corsero in strada, il profeta fece uccidere i guerrieri e prender schiave le donne. Ci si divisero gli schiavi e si cominciò a requisire case e proprietà » . V4/ B73/ 370: « Il profeta disse: chiunque abbia ucciso un nemico possederà i suoi averi » . V4/ B52/ N280: « ( Sconfitta la tribù Banu Qurayza) Sad disse: i guerrieri siano uccisi, donne e bimbi fatti schiavi. Il profeta: O Sad, il tuo giudizio è quello di Allah » . E infine V5/ B59/ N443: « L'arcangelo Gabriele disse al Profeta: Perché deponeste le armi? Risfoderatele! Contro chi? Gabriele indicò i Banu Qurayza » . E ancora, in tema di tolleranza. V4/ B52/ N176: « L'apostolo di Allah disse: Voi ( musulmani) combatterete con gli ebrei finchè alcuni si nasconderanno dietro le pietre » . V4/ B52/ N288: « Il profeta sul letto di morte diede 3 ordini: espellete i pagani dalla Penisola Arabica... » . Ma la rassegna sulle presunte caratteristiche di Maometto non si ferma nemmeno davanti al suo stato psicosessuale, definito « allucinato, maniacale, pedofilo » sulla base dei racconti di Aisha ( moglie di anni 9 dell'anziano profeta): « la magia operava sull'apostolo di Allah, cosicché egli era solito pensare di aver avuto rapporti sessuali con le mogli mentre non era vero » , V7/ B71/ N660. « Il profeta soleva baciare e abbracciare le mogli mentre V3/ B31/ N149. « Ero solita lavare le tracce di sperma dai vestiti del profeta, che quando si recava alla preghiera aveva ancora l'alone » , V1/ B4/ N229. La missione degli apostati mediatici? « Una rivoluzione silenziosa » tesa ad « evitare un'altra guerra mondiale » . Ai lettori si chiede di « donare online, fondare siti, tradurre articoli, diffondere una lettera all'umanità, fare lobby su stampa e politica » . E non si tratterebbe di quattro gatti: solo su Faithfreedom il contatore segnala 2.076.796 contatti dal 14 luglio. Francesco Ruggeri www. laltrogiornale. com Francia, niente turbante su foto patente per sikh PARIGI - Il Consiglio di Stato ha dato torto a un sikh di Sarcelles, periferia di Parigi. L'uomo aveva chiesto la sospensione di una circolare del ministero dei trasporti che impone foto a testa nuda sulle patenti di guida. La circolare era stata considerata una " minaccia alla libertà religiosa". Il Consiglio di Stato ricorda che « le libertà che garantiscono possono essere oggetto di restrizioni, in particolare nell'interesse della sicurezza pubblica e della protezione dell'ordine » . Nei locali notturni a ruba gadget erotici LONDRA Mini vibratori, lubrificanti, stimo lanti e oggetti di gomma per aumentare il piacere: in bar e locali notturni inglesi, è boom per le macchinette che vendono i gad get sessuali, che nell'anticamera dei bagni e negli angoli dei locali fanno concorrenza a quelle che vendono profilattici e alle pudiche macchine di sigarette. A Londra, Manchester e Newcastle, dice il " Guardian", le macchi nette fucsia della casa Tabooboo stanno spuntando come funghi, persino da qualche parrucchiere. Un gadget costa in media 5 sterline, circa 7,5 euro. Il primo a lanciarsi nel nuovo mercato è l'Alphabet Bar di Londra. Fassino fa il banchiere: « L'obiettivo di Mps è crescere » MILANO Il segretario Ds, evidentemente ha preso gusto a giocare al crocevia tra finanza e politica. L'aveva fatto già fatto con Unipol. Ora si ripete con Mps, la banca- rossa per eccellenza. « Non è un mistero che ci siano contatti in corso tra Monte Paschi e Intesa da una parte e tra Monte Paschi e Sanpaolo dall'altra » dice il segretario dei Ds sottolineando che « si tratta di cose risapute e di cui i giornali hanno parlato più volte » . C'è da aggiungere che i giornali ne avranno anche parlato molto. I diretti interessati, però, hanno sempre smentito. Un intervento tanto autorevole come quello del segretario di un grande partito lascia pensare che che, contrariamente a quanto si crede, c'è qualcosa in più di semplice contatto. Solo che il mercato tanti dettagli non li conosce. Fassino forse si. Intervistato dalla Reuters, il leader della Quercia si è detto d'accordo con il governatore Mario Draghi, sul processo di integrazione che porti alla creazione di banche più grandi. « È questo - ha osservato - l'obiettivo dell'eventuale intesa tra Mps e un altro grande istituto italiano » . Ma anche dei contatti tra « Capitalia e un altro gruppo bancario del Nord » . Anche qui Sanpaolo o Intesa. « Sono tutte ipotesi » , ha aggiunto « che confermano l'urgenza di un processo di riorganizzazione del sistema bancario che vada verso gruppi di dimensione analoga a quelli europei » . Difficile dire le reazioni che le parole di Fassino hanno suscitato a Siena dov'è in corso una dura partita per il rinnovo del consiglio d'amministrazione. Il presidente Pierluigi Fabrizi non è certo della riconferma. Gira con insistenza la candidatura di Giuseppe Mussari. L'attuale presidente della Fondazione passerebbe direttamente alla guida della banca lasciando, però, aperto un vuoto al piano superiore. In questa situazione le parole di Fassino appaiono come un modo laterale per entrare nel dibattito. E' noto che la banca senese è molto gelosa della sua indipendenza e in diverse occasioni è stata sorda alle sollecitazioni provenienti da Roma ( per esempio sul caso Unipol- Bnl). Il rinnovo delle cariche potrebbe essere l'occasione per richiamare all'ordine l'avamposto senese. Fassino ci sta provando con determinazione. N. Sun. L'eruzione di Pompei ed Ercolano? Un " colpo di tosse" del Vesuvio Non è stata l'eruzione che distrusse Pompei ed Ercolano nel 79 d. C. quella più devastante del Vesuvio. Una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica americana Proceedings of National Academy of Sciences of USA ( PNAS) ha rivelato che l'eruzione più drammatica avvenne 4000 anni fa, nell'Antica Età del Bronzo e produsse nella prima fase un'enorme colonna stratosferica di gas e cenere, alta circa 36 km, dalla quale si produsse una violenta pioggia di lapilli che ricoprì un'estensione di migliaia di chilometri. Un evento di tale portata sarebbe in grado di devastare totalmente l'intera area metropolitana di Napoli. Buona Lettura Vivere... è sorridere dei Guai !!! |