Nick: Mr_LiVi0 Oggetto: 10 100 1000 P.le Loreto Data: 12/3/2006 14.18.16 Visite: 159
LA LORO CAMPAGNA ELETTORALE di VITTORIO FELTRI LA SINISTRA SI DÀ DA FARE Milano devastata dagli amici di Prodi, cioè dall'alleanza tra il ricco Corriere e i comunisti. Ma finalmente la gente insorge Auto incendiate e teppisti in azione ieri in centro a Milano Venerdì notte a Matrix (Canale 5, Mediaset) il professor Diliberto disse a Berlusconi: la smetta con l'anticomunismo, non serve dal 1948. Berlusconi forse non afferrò il concetto e parlò d'altro. Altrimenti avrebbe risposto: caro compagno, finché c'è comunismo c'è bisogno di anticomunismo. E il comunismo purtroppo è vivo e vegeto, come dimostra il fatto che Diliberto partecipi alla campagna elettorale in nome e per conto dei Comunisti italiani, parenti stretti di Rifondazione comunista. D'altronde la presenza nell'Unione prodiana di ben due partiti comunisti e di un ex partito comunista (democratici di sinistra) è la prova inconfutabile che la metà del cielo è ancora tinta di rosso. Un rosso marcio, contaminato da certi ricchi putrefatti traslocati a sinistra senza vergogna, ma con qualche interesse: mi riferisco agli azionisti (imbottiti di miliardi) del Corriere della Sera. Un rosso marcio ma indelebile. L'accostamento provoca nausea, ma occorre farlo. Nello stesso baraccone purpureo siedono in promiscua assemblea i banchieri, i finanzieri e gli imprenditori proprietari del Corriere, della Repubblica e della Stampa, i no global, i disubbidienti, gli anarcoinsurrezionalisti e vari fetenti un po' pacifisti e un po' guerriglieri. Si danno la manina e fanno il girotondo. Gli afrori ascellari dei tardoni della rivoluzione si mescolano col profumo d'acqua di colonia dei sciuri in doppiopetto. Ne sortisce un odore che dà allo stomaco, reso ancora più ripugnante dal puzzo del fumo e delle bombe. Già. Bombe, auto incendiate, un palazzo dato alle fiamme. Il centro di Milano simile a un campo di battaglia dove la violenza domina sovrana. Che schifo questa sinistra imbolsita e incattivita dall'alleanza fra chi ha le pezze al sedere e chi, tra un consiglio d'amministrazione e un altro, si precipita a Portofino per godersi la barca e trascorrere la serata nei salotti frequentati da quelli dall'erre moscia. Chic e cip. Ma andate a scopare il mare, scemotti da superattico. Mentre dedicavate il sabato ai capricci e alle mollezze borghesi, magari a Cortina o in altro luogo esclusivo, i vostri compagni della base sapete cosa combinavano? Assaltavano la sede di An, o meglio di La Russa, definita covo di fascisti milanesi; vi gettavano molotov e altro materiale incendiario; il caseggiato andava a fuoco; la gente terrorizzata fuggiva. Non domi, i soci dei soci progressisti inalzavano una bella barricata in corso Buenos Aires, nei pressi di Porta Venezia; e avanti con la guerriglia come ai bei tempi delle Brigate Rosse, di Autonomia, di Prima linea. Macchine di privati e ignari cittadini utilizzate quali barriere per respingere gli attacchi repressivi della Polizia; auto trasformate in roghi. Chi paga? Pagano gli sfigati che casualmente avevano parcheggiato lì. Danneggiata un'edicola, vetrine sfondate, scontri furibondi fra bastardi e Forze dell'ordine. Eccola, la campagna elettorale della sinistra colta e raffinata. Eccola, l'Unione di lotta e di governo. Qualcuno dirà: cosa c'entrano questi estremisti con noialtri progressisti intellettuali, ricchi, abili nell'uso delle posate da pesce? Cretini. I no global, gli anarcoinsurrezionalisti, i disubbidienti mica votano Casini o Berlusconi. Votano Daniele Farina. Votano Caruso (non votano Casarini solo perché non è stato candidato, e perciò si è incazzato). Votano Rifondazione comunista, vostra alleata, che ha sottoscritto il programma di Prodi e della maggioranza di Prodi è una stampella. Peccato per voi cretini, i milanesi non ci stanno più. Infatti ieri, i passanti di corso Buenos Aires, assistendo alle violenze e ai soprusi, hanno avuto un moto di ribellione e circondato un certo numero di farabutti piromani. Gli prudevano le mani e hanno tentato di grattarsele sulla faccia dei medesimi farabutti. Volevano menarli. Sicché poliziotti e carabinieri, fino a quel momento impegnati a contenere i dimostranti, sono stati costretti a fare gli straordinari: sottrarre alla folla imbufalita i deficienti comunisti che avevano devastato la zona di Porta Venezia. Incredibile. Gli agenti e i militari hanno salvato la pelle a quelli cui avrebbero dovuto massaggiarla a scopo pedagogico. Sissignori. I milanesi erano sul punto di linciare gli sbandati comunisti, quando gli uomini in divisa sono pietosamente intervenuti. Agli sbandati è dunque andata bene. Stavolta. Ringrazino il questore e i suoi responsabili collaboratori. Leggete la cronaca nelle pagine interne. È istruttiva. Imparate a conoscere la sinistra prima che vada al potere. Milano devastata dagli amici di Prodi MILANO « Era dal 1994, il 10 settembre che non si vedeva una cosa così » , il dirigente della polizia ha in mano la radio, è in collegamento con la questura e fa i conti, mentre i vigili del fuoco finiscono di spegnere il grosso incendio che ha cancellato da corso Buenos Aires l'An point appena inaugurato in vista delle imminenti elezioni. Intanto giacciono come controfigure di un film di guerra, solo che stavolta è tutto vero, cinque carcasse di auto, spaccate, frantumate, date a fuoco, con tutta la rabbia che l'edicolante, misteriosamente risparmiato, non si capacita possa essere stata rivolta « alla gente, a noi, persone comuni, alle nostre cose » . La calata è stata ritmica, lenta inesorabile, trecento incappucciati, protetti dai caschi, da scudi di plastica, impugnavano sbarre e bastoni, in tasca tirapugni e coltelli, sotto i maglioni lacrimogeni e bombe carte. Davanti a loro lo schieramento di poliziotti e carabinieri, all'orizzonte di piazza Oberdan. Per chi non è di Milano, ci troviamo nel cuore commerciale della città, a poca distanza dalla centralissima piazza San Babila. Proprio qui, in questa strada meta di coppie e famiglie per lo shopping, in un sabato mattina graziato dal sole, proprio qui si è scatenato l'inferno. La dinamica distruttiva adottata si è mossa in due fasi. Che si possono sintetizzare con un'andata a spaccare tutto e con un ritorno a incendiare quello spaccato prima. La prima fase è iniziata che non eranemmenomezzogiorno. Da piazzale Loreto, questo gruppo sparso di persone comincia lentamente a compattarsi, fino a diventare un blocco unico una volta arrivati in piazza Lima, molti vomitati dalle uscite della metropolitana. Un blocco che insieme cala il passamontagna o alza le bandane dal collo, che in un gesto unico dichiara guerra alla città: i black bloc, eccoli. La sorpresa si unisce con la paura, per gli abitanti della strada. Qualche negozio comincia a chiudere le saracinesche, sembra tutto lì lì per accadere, quando si scatena la furia, la rabbia, la violenza pura. Che si accanisce contro i soliti target della lotta no global: il McDonald's in testa, la Banca Intesa, fino ad arrivare proprio dove c'è una base del " nemico", l'An Point, un negozio di due vetrine, per fortuna in quel momento chiuso. Altro target, le automobili parcheggiate lungo il corso, dieci distrutte prima a forza di sbarre e bastoni, cinque di queste spostate di peso in mezzo alla strada, a costruire lo scenario della seconda fase dell'attacco. Quello del fuoco. Annunciata dalla prima carica della polizia, che entra in azione con un primo contatto, cercando di far arretrare i black bloc. Questi indietreggiano e bloccano la strada in un senso e in un altro, capovolgendo fioriere e i grandi cestini portarifiuti, unendo a questa trincea tavolini e sedie prelevate dal McDonald's. In questo modo creano due barriere. A cui danno fuoco. Un'azione da " professionisti della guerriglia". Sono, quindi, passati venti minuti, che comincia la AL FAST FOOD Un momento degli scontri davanti al McDonald's di corso Buenos Aires dove i no- global hanno fatto irruzione e rotto le vetrine. Nel fast food all'ora di pranzo c'erano venti bambini ( Ansa) seconda fase. Gli autonomi entrano con della benzina e danno fuoco all'An point. Fiamme che divampano alte, a bruciare anche l'appartamento al primo piano. Fiamme anche alle auto già spaccate in mezzo alla strada. La paura e la rabbia si sfogano insieme. È tutto un fuggi fuggi generale, fino a quando intervengono in forza il reparto anti sommossa. È allora che i no global iniziano a scappare, si nascondono negli androni dei palazzi, cercando di liberarsi dal rischio di essere presi gettando bombe carte dietro di loro. Esplodono chiodi per aria, rimangono feriti nove tra agenti e carabinieri ( con una prognosi dai sei ai venti giorni). I lacrimogeni, insieme al fumo degli incendi, creano una nuvola irrespirabile, due persone vanno al pronto soccorso con i sintomi di un'intossicazione. Con l'acqua che spegne il fuoco, affiorano dai muri vicino al circolo An e il McDonald's anche scritte a spray, con frasi « nessun rispetto per i fasci » , « nessun processo all'antifascismo » , « rogo » . Giusi Di Lauro Tavoli e sedie lanciati contro venti bambini MILANO Durante la manifestazione dei centri sociali di ieri mattina a Milano non sono stati risparmiati neanche i bambini. È il pensiero del vice sindaco di Milano, Riccardo De Corato, che ha seguito in parte il corteo. « La cosa che mi ha fatto più male è stato vedere l'effetto devastante, di quanto accaduto, per i cittadini - ha detto De Corato - Sono andato negozio per negozio, neanche negli anni Settanta succedeva questo. Non hanno risparmiato neanche i bambini che mangiavano al McDonald's. Uno di essi ora è ricoverato all'ospedale S. Rita » . È stato questo l'episodio che nella mattinata in Buenos Aires che ha impressionato i presenti. Mentre i piccoli pranzavano, alcuni facinorosi hanno sfondato le vetrate del fast- food con delle mazze e successivamente fatto irruzione nel locale sottraendo tavoli e sedie che, prontamente, sono stai rigettati all'interno attraverso le vetrine infrante con ferocia inaudita. « Non rispettare nemmeno la dignità di anziani e bambini è vergognoso. Assistere a tale scempio mi riempie di rabbia » , tuona Roberto Balsamo, presidente dell'Ascobaires, l'associazione dei commercianti della zona: « Qui la politica non c'entra; si tratta di rispetto della dignità umana » . Secondo il vice sindaco la colpa è anche del clima di tensione che si è creato attorno al corteo della Fiamma Tricolore. « È venuta gente da altri centri: da Crema, Torino per disseminare il panico » , ha detto il vice sindaco. « Scene così non si vedevano più dal ' 70 » . Francesco Cremonesi Cittadini furibondi: « Ammazzateli » MILANO La rabbia dei milanesi contro la violenza dei no global esplode senza preavviso. Quando il primo dei teppisti spunta su piazza Oberdan fra due poliziotti che lo tengono per le braccia. Ha il viso scoperto. Non ha più il passamontagna che copriva la sua identità. Non ha più il casco che gli proteggeva una testa piena di strani pensieri. Sono attimi. Un ciclomotore brucia sull'angolo, proprio dietro l'edicola danneggiata dai teppisti. Il titolare del negozio guarda senza parole. È qui solo per lavorare. Lo fa durante il giorno e anche la notte perchè la sua rivendita è una di quelle che a Milano resta aperta ventiquattr'ore su ventiquattro. È qui solo guadagnarsi il pane con l'unico conforto di una macchinetta del caffè che spunta sotto la pila dei giornali. Nient'altro. Che c'entra con tutto quello che sta accadendo? È solo sfortunato che la sua edicola è qui da sempre. Ora chi pagherà i danni? In corso Buenos Aires ardono le carcasse delle auto cui i teppisti neri e mascherati hanno dato fuoco. Sono servite a costruire una barricata ardente, per una protesta dalle motivazioni oscure come il fumo che invade la strada. Dal palazzo che ospita un comitato elettorale di An escono fiamme copiose che stanno annerendo la facciata mettendo in pericolo anche la sicurezza dello stabile. La folla che ha assistito sgomenta all'esplosione immotivata di tanta violenza preme sul ragazzo. Comincia a urlare: « Ammazzateli » . « Sparategli in testa » . « Ammazzateli » . Volano i primi calci. Il giovane ha la camicia bianca e i pantaloni scuri. Cerca di divincolarsi. Vuole scappare. Anche i poliziotti sono colti di sorpresa. Neanche loro si aspettavano la reazione dei passanti che da più di un'ora stanno lì a veder montare la loro rabbia. Sono almeno trent'anni che a Milano non si vedevano scene del genere. Molti dei passanti che guardano attoniti non le hanno mai viste. Decine di videofonini alzati sono il segno della curiosità. Per un attimo sembra che i due poliziotti stiano per perdere la presa sul teppista che hanno bloccato. Lo tirano per le braccia mentre prova a GLI SCONTRI Tafferugli fra gli autonomi e la polizia davanti ai negozi di corso Buenos Aires. Un ciclomotore è stato incendiato sull'angolo di piazza Oberdan, proprio dietro l'edicola danneggiata dai teppisti. A dare fuoco alla rivendita di giornali sono state proprio le fiamme sprigionatesi dal ciclomotore ( Fotogramma) sottrarsi. Lo stanno salvando perchè se sfuggisse finirebbe in mano alla folla che si sta stringendo. Sempre più numerosa. Sempre più minacciosa. Alle spalle del ragazzo un signore con la giacca chiara agita i pugni e tira calci. Un anziano con i capelli bianchi e un cappotto nero, grida: « Avete visto che cosa hanno fatto? Stanno distruggendo tutto. Se avessi un coltello lo userei. Qui dritto nella pancia » dice allungando il braccio che brandisce un'arma, fortunatamente virtuale. A salvare il teppista un carabiniere gigantesco con la giacca a vento bianca e azzurra e il casco in testa. Corre in soccorso disperdendo la folla. Sono quasi le 13.30. La guerriglia urbana è cominciata molto prima con il lancio di sanpietrini, razzi, oggetti metallici. Un ambulante maghrebino sgombera a tutta velocità la sua baracca di cianfrusaglie. Si guarda intorno. « A quest'ora al mio Paese la polizia avrebbe già sparato. Di questi qua non ne sarebbe rimasto uno » . Le saracinesche dei negozi sono abbassate. I teppisti no global provano a spaccarle. Con i bastoni, con le pietre, con le mazze. Due vetrate del Mc Donald's resistono. L'ultima cede. Dentro i bambini sono stati appena messi in salvo. La furia sfugge agli stessi organizzatori della manifestazione. Una vecchia Alfa posteggiata viene trascinata al centro della strada. Il megafono ordina di lasciarla stare, di non incendiarla. Nessuno ascolta. Qualche istante e anche questa vettura prende fuoco. Una ragazza guarda con trepidazione la sua Peugeot verde nuova di pacca. Si agita. Teme il peggio. Non ha il coraggio di urlare temendo di attirare la furia di qualche esaltato. Saltella intorno all'auto. Spera di salvarla. Un no global attraversa la strada. Si avvicina all'agenzia del Banco di Sicilia. Cerca di rompere i vetri urlando: « Bisogna distruggere tutto. Questo è il simbolo del capitalismo » . Dall'altra parte della strada una ragazza he aspetta un tram che non passerà mai urla: « Cretino, anche il tuo zainetto da 50 euro è un frutto del capitalismo » . Nino Sunseri Senza incidenti il corteo della Fiamma MILANO « Dov'è il vice sindaco De Corato? Dove sono tutti coloro che avevano espresso perplessità per la manifestazione? » . Sono state queste le prime parole di Luca Roma gnoli, segretario nazionale della Fiamma tri colore, al termine del corteo indetto per inau gurare la campagna elettorale del partito neofascista. « È stata una autentica dimo strazione di stile per quei democratici come il signor Fiano ( segretario milanese dei Ds), ha sottolineato ancora Romagnoli e per gli irresponsabili protagonisti degli episodi di stamani » . Proprio gli scontri della mattinata avevano creato un clima di grande tensione intorno all'evento, ma tutto è filato liscio, an che quando le forze dell'ordine hanno impo sto la rimozione dei simboli fascisti, come condizione per far partire il corteo, peraltro autorizzato dalla Questura di Milano. I mani festanti, circa duemila e confluiti da tutta Ita lia, si sono mossi ordinatamente da Piazza Oberdan per arrivare poi in Piazza San Babila, circondati da un imponente spiegamento di Carabineri e Polizia in assetto antisommos sa, sistemati in testa, in coda e anche lungo tutte le vie laterali del percorso. ( t. l.) La polizia chiede più armi contro i balordi MILANO Quasi due ore di scontri in un tratto di via ( corso Buenos Aires, pieno centro di Milano) di soli 100 metri. E le dieci mini cariche contro i no global che danno fuoco alle macchine e alle vetrine, ai carabinieri e ai poliziotti dei reparti mobili fanno tornare alla mente i brutti momenti del G8 di Genova. I conati di vomito, provocati dal gas dei lacrimogeni al Cs che si infila nel naso di chi non ha in dotazione le maschere, sono gli stessi di quei giorni caldi del 2001. E simili sono la rabbia e la delusione delle forze dell'ordine lasciate sole non solo di fronte ai manifestanti, ma anche alle responsabilità politiche che dovrebbero spettare ad altri. « Ci hanno limitato l'uso dei lacrimogeni e fatto ritardare le cariche » , spiegano alcuni comandanti di squadra, « perchè, come al solito, non sembri che la nostra reazione sia troppo dura. Ma le titubanze in ordine pubblico si pagano spesso con i feriti » . Che infatti sono stati quattro tra i carabinieri e cinque tra i poliziotti. Di cui uno grave. « Un collega di Genova é stato colpito in pieno da un razzo che ha mandato in frantumi lo scudo » , spiega un militare del 1 ° Battaglione Carabinieri Piemonte, arrivato assieme ad altri 50 colleghi da Torino, « Chi ha esploso l'ordigno era preparato e certo si era esercitato al lancio mirato » . Infatti le frange estremiste dei centri sociali hanno da tempo abbandonato le fionde sostituite dai bengala di segnalazione, quelli in dotazione ai natanti, utilizzati a mo' di ariete contro gli agenti. « Di fronte alle nuove tecniche di guerriglia » , continua il carabiniere piemontese, « un ordine pubblico di contenimento, ovvero passivo, diventa sempre più pericoloso per la nostra incolumità » . E c'è chi vorrebbe avere in dotazione proiettili di gomma per affrontare i manifestanti a distanza o poter usare i getti d'acqua, tecniche diffuse in molte polizie estere. « Non bisogna mai usare eccessiva forza, è il nostro lavoro, ma nemmeno vedere sempre i colleghi finire all'ospedale » , conclude un altro militare che se l'è cavata con una distorsione al piede. Claudio Antonelli « Violento un elettore rosso su 5 » MILANO Ridotta ai minimi termini, la faccenda è sostanzialmente questa: a Milano, città medaglia d'oro della Resistenza, la destra non ha diritto di cittadinanza. E siccome, sessant'anni fa, nel capoluogo lombardo si sono trucidati più fascisti che altrove, è bene che nel ventunesimo secolo la manifestazione della Fiamma Tricolore sia impedita con qualsiasi mezzo, possibilmente con le cattive. E a poco serve che, a devastazioni avvenute, la quasi totalità della sinistra di governo prenda le distanze dai compagni dei centri sociali e condanni le violenze. Per un Bertinotti ( o un Fassino, o un Prodi) che si dissocia c'è difatti un Marco Rizzo dei Comunisti italiani che, nei fatti, non solo appoggia i dimostranti che hanno messo a ferro e fuoco il capoluogo lombardo, ma ne mutua anche la terminologia ed il lessico. Alla luce di tutto questo, appare difficile dare torto al premier Berlusconi, che ieri ha ironicamente affermato che « i centri sociali che a Milano hanno impedito lo svolgersi di una civile riunione sono campioni di democrazia » , che sono organici allo schieramento guidato da Prodi e che « rappresentano il 20% della sinistra » . VIA WEB L'appello alla mobilitazione girava su Internet già da qualche giorno, rilanciato - come di consueto - dalla comunità on line dei no global Indymedia. « Appello a tutti gli antifascisti » , si raccomandavano i cybercompagni, « per contrastare attivamente la parata neofascista che la Fiamma Tricolore ha in programma per l' 11 marzo. Tutto ciò che accadrà dalle 12 in poi sarà responsabilità delle scelte politiche delle autorità cittadine, che si troveranno di fronte ad un semplice dilemma: regalare per ore un pezzo di centro cittadino alle destre xenofobe al prezzo di elargire robuste dosi di violenza agli attivisti antirazzisti. Oppure rendersi conto che la sfilata di questi beceri intolleranti è inaccettabile a Milano, città medaglia d'oro della resistenza » . Non importa che la Questura non avesse concesso l'autorizzazione alla contromanifestazione, i no global hanno mantenuto quanto promesso. Da questa lettura si evince dunque che non solo i disordini di ieri tutto sono stati fuorché improvvisati. D'altra parte, AL FUOCO Camion dei pompieri e blindati dei carabinieri in Corso Buenos Aires a Milano. Per tenere sotto controllo i manifestanti sono stati necessari numerosi reparti tra agenti, carabinieri e vigili del fuoco ( Fotogramma) il copione è dei più abusati, e vale per tutte le città italiane: ad un certo punto si diffonde la notizia di una manifestazione di qualsivoglia formazione di destra, e subitaneo scatta il ricatto dei compagni: o chi di dovere fa qualcosa per annullarla, o la annulliamo noi a modo nostro. Generalmente le autorità - in nome del superiore interesse del quieto vivere - escogitano qualcosa per limitare i danni, di solito disponendo deviazioni di percorso. Accade anche - come ieri pomeriggio a Milano - che le autorità, confidando nella civiltà di no global e centri sociali - lascino correre ed acconsentano allo svolgimento di entrambe le manifestazioni. E accade che no global e centri sociali diano immancabilmente prova del proprio senso di responsabilità. EQUILIBRISMI Se la condanna del centrodestra alla guerriglia urbana è tanto tempestiva quanto unanime - Silvio Berlusconi denuncia che i facinorosi « rappresentano il 20% della sinistra, cioè il partito del " no": voglio vedere quanta esecrazione verrà da questa sinistra con cui abbiamo a che fare » - lo stesso non può dirsi per lo schieramento di centrosinistra. A far sfigurare la compagine guidata da Romano Prodi sono stati i soliti Comunisti italiani, avvezzi da qualche tempo a sostenere l'insostenibile pur di guadagnarsi un po' di ribalta, possibilmente ai danni di Bertinotti e di Rifondazione comunista. A sparigliare la serie di bilanciatissime dichiarazioni unioniste ( « forme di violenza che non appartengono al nostro concetto di democrazia » , dice Prodi, mentre Fassino parla di « solidarietà alle forze dell'ordine » e Bertinotti di « elemento allarmante » ) è l'alter ego di Diliberto, l'europarlamentare Marco Rizzo: « Condanniamo ogni violenza » , afferma l'esponente comunista, « non è pensabile che a Milano, città Medaglia d'oro della Resistenza possano sfilare per le vie del centro i gruppi neofascisti che si richiamano ad un passato che tanto male ha fatto nel nostro Paese » . Milano medaglia d'oro della resistenza, dice Marco Rizzo, proprio come c'era scritto nella chiamata alle armi via web dei no global. mar. gor. Stanati e fermati 45 no global MILANO Li hanno presi negli androni dei palazzi, mentre cercavano di nascondersi, d'infilarsi in metro, di perdersi nella stradine attorno al teatro degli scontri. Alcuni sono stati fermati subito, anche perché Milano non è la loro città. Come due no global veronesi, fermati mentre scappavano in una strada poco distante. Mentre un gruppo di redskin, teste rasate di estrema sinistra, riusciva a sfuggire alla chetichella in piazza della Repubblica. In tutto sono 45 le persone fermate e portate in questura. Tra questi 18 autonomi che si erano rintanati nel cortile di un palazzo del corso, nascondendo mazze, catene e tirapugni nella spazzatura. « Sono riuscita a chiudere in tempo il portone interno, prima che salissero le scale, ho avuto paura » , spiega una condomina. Altro blitz è stato fatto vicino alle metropolitane, dove gli autonomi pensavano di scappare, ma le uscite erano state chiuse appena cominciati i lanci di lacrimogeni. Nuovi arresti lungo le strade vicino alla Stazione Centrale, quando non erano ancora le 13 e una colonna di defender dei carabinieri si muoveva a sirene spiegate verso la ferrovia. Molti sono riusciti a scappare. Potrebbero essere incastrati dai filmati sia delle telecamere, che dalle molte riprese televisive e fotografiche. 40 fermi sono stati convalidati nella serata di ieri, mentre per gli altri deciderà oggi il pm di turno, Piero Basilone: il giudice stabilirà anche in base agli elementi a loro carico, di quali accuse dovranno rispondere. Per tutti si profila la resistenza a pubblico ufficiale aggravata dalle lesioni. [ g. d. l.] Vivere... è sorridere dei Guai !!! |